L’ultima preghiera dell’anno
Dentro la sagrestia della sua chiesa vuota, Don Luigi legge. Sono appena le otto di sera, eppure la cena è già un lontano ricordo: in questa notte di cenoni smisurati ed opulenti, il suo semplice pasto pare un atto quasi rivoluzionario. Ma Don Luigi non è certo rivoluzionario: è un parroco di una cittadina qualunque, che legge la Bibbia da sopra i suoi occhiali di metallo mentre aspetta l’ora della celebrazione di mezzanotte.
“Venne fra i suoi, e i suoi non lo
accolsero...” Uno scoppio improvviso desta il vecchio dalla lettura. Fuori
dalla porta altri rumori, non deve nemmeno alzarsi per capire cosa sono. Eppure
si alza, infastidito: -Andate a
lanciarli un po’ più in là i vostri petardi!- sbotta, davanti a cinque o sei
ragazzini che lo guardano colpevoli. Sembrano ascoltarlo, se ne vanno veloci
come se a sgridarli non fosse stato un prete, ma avessero suscitato la furia di
Dio in persona. Il parroco è quasi compiaciuto - la sua autorità non è dimenticata
dopotutto. Si siede nuovamente e torna alla sua lettura.
Il silenzio della canonica è quasi fastidioso,
produce una sorta di ronzio che non si riesce ad escludere “...diventare figli
di Dio”. Sí, figli di Dio, ma quanto vale se la sera del 31 Dicembre la passi
solo, mentre tutti gli altri sono riuniti nei festeggiamenti? In quella stanza
illuminata sommariamente la solitudine
si presenta spesso, sorprendentemente acuta per un uomo come Don Luigi,
che vorrebbe solo abbandonarsi alla sicurezza di non esserlo mai. Ci sono le
messe certo, e le visite agli anziani che compie ogni giorno, ci sono anche le
persone che incontra durante la sua piccola spesa settimanale e con cui scambia
qualche parola, ma da tempo si sente come attraversato da tutti quelli sguardi,
che solo per il fatto di essere un prete, lo credono felice. Non sa bene da
quanto non lo è più, ma è sicuro di non esserlo da molto tempo, e la colpa non
è solo degli anni che sono trascorsi. Sospira, è quasi ora della messa. Fra
poco la chiesa si riempirà di persone per la celebrazione di mezzanotte, è
meglio andare ad accendere il riscaldamento o si gelerà, pensa infilandosi la
sua vecchia giacca imbottita. Entra
nella chiesa in penombra, la quiete è incrinata solo da un lieve sussurro. In
fondo alla navata, quasi nascosto dall’ombra delle finestre, sta inginocchiato
un uomo di età indefinibile. Sembra pregare sommessamente, intanto si muove su
se stesso, tremante. Il freddo effettivamente è intenso, e il poveretto è senza
giacca. Don Luigi si avvicina, e l’uomo solleva la testa, come spaventato. Fa
per alzarsi, ma con una mano il prete lo ferma. Lentamente lo osserva, pare
molto povero, con i capelli un po’ troppo lunghi già brizzolati, e una semplice
camicia di flanella a coprirlo. La barba lunga gli copre il volto smagrito:
quel volto, così simile a quello ritratto in fondo al corridoio che Don Luigi
ha visto tante volte. Non dice niente, si sfila solo la vecchia giacca che ha
addosso e gliela pone sulle spalle. L’uomo sorride, dopo un attimo non trema
più.
Le luci sono ormai accese, la
chiesa è gremita nonostante il cattivo tempo all’esterno. Il vecchio parroco
sale sull’altare, e mentre si appresta a prendere la parola vede una minuscola
figura smagrita in fondo alla chiesa, che quasi sparisce tra le colonne. La
guarda e vede un senso più profondo nella sua esistenza, vede tutto quello che
da tempo aveva perduto. Per la prima
volta da molto tempo, Don Luigi guarda quell’uomo avvolto nella sua giacca
spessa e non si sente più solo.
Elena Boggetti
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