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Dal momento del concepimento, ogni corpo umano comincia un cammino nel tempo che porta all’invecchiamento e infine alla morte. Le nostre cellule non restano le stesse durante le nostre vite. Per la maggior parte, infatti, si dividono e sostituiscono quelle danneggiate. La frequenza delle divisioni e le sostituzioni variano da organo a organo, ed entrambe non possono verificarsi all’infinito, c’è un limite.
Nel 1961, Leonard Hayflick ha determinato che le nostre cellule hanno un limite specifico di divisioni che possono compiere: questo numero è chiamato il “Limite di Hayflick”, e determina la durata della nostra vita. In ogni divisione le nostre cellule invecchiano e si avvicinano ai loro limiti. Le cellule della pelle di un bambino, per esempio, possono moltiplicarsi anche 80-90 volte, mentre quelle di un adulto di 70 anni possono farlo 20-30 volte. Perché dopo ogni divisione cellulare le nostre cellule non sono identiche a quelle da cui hanno avuto origine, ma sono più vecchie e più soggette ad ammalarsi e morire?
La ragione per cui accade questo è la selezione naturale. Questa diversità è infatti necessaria nel corso della vita per permettere alle specie di adattarsi ai cambiamenti e di migliorare le probabilità di sopravvivenza. Un ruolo decisivo sull’invecchiamento cellulare ce l’hanno i telomeri. Il meccanismo che regola il graduale invecchiamento delle nostre cellule è situato alle estremità dei cromosomi, che sono chiamate telomeri, dalle parole télos (fine) e méros (parte). Ad ogni divisione una parte di questi telomeri non viene copiata, così la lunghezza del telomero a poco a poco diminuisce: i telomeri, quindi, diventano più piccoli, finché la cellula perde la capacità di dividersi e muore. I nostri cromosomi ad ogni moltiplicazione perdono un pezzo. I telomeri sono un meccanismo di protezione e promuovono la stabilità del DNA. La riduzione della lunghezza dei telomeri emerge come fattore che può anticipare lo sviluppo di malattie e il decorso di alcune di queste, incluso il cancro.
Ma è possibile rallentare il processo?
La nostra risposta è il cosiddetto enzima dell’immortalità: la telomerasi. I telomeri sono creati e mantenuti da questo enzima, che è soprannominato “l’enzima dell’immortalità” proprio a causa del suo ruolo nell’invecchiamento cellulare e nel cancro. La telomerasi allunga i telomeri, rallenta ed è probabile che inibisca l’invecchiamento cellulare. Proprio per verificare questo, gli scienziati che lavorano nel campo della biologia molecolare studiano per trovare delle sostanze che attivino la telomerasi.
Sono già in corso i primi studi sugli umani, che vengono trattati con una particolare sostanza che sembra attivare l’enzima. Recenti studi hanno dimostrato che fattori di rischio associati con il nostro stile di vita influenzano negativamente l’attività della telomerasi, come il tabagismo e una alimentazione scorretta.
Cambiamenti nel nostro stile di vita aumentano enormemente l’attività di questo enzima e rafforzano i meccanismi correttivi nelle cellule umane. Tra i fattori che favoriscono l’attivazione della telomerasi è presente l’esercizio fisico e l’assunzione di vitamina C (che si trova principalmente nella frutta e nella verdura).
L’unica forma di prevenzione è il buon senso. Dobbiamo dare importanza alla nostra vita e non viverla con SUPERFICIALITA’, ricordiamoci che ad ogni accorciamento dei telomeri se ne va un giorno della nostra vita. Fumare, specialmente, accelera l’invecchiamento e danneggia in modo irreparabile i nostri apparati, ad esempio possiamo notare nei fumatori la notevole presenza di rughe sulla pelle in età precoce rispetto a un non fumatore. Il buon senso sarà il nostro “elisir di eterna giovinezza”.
R. F.
V A Scu
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