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L'ETERNITÀ E LA BELLEZZA


Immagine tratta dal sito: https://pixabay.com/it/photos/t%C3%A8-sencha-gyokuro-t%C3%A8-giapponese-2715039/



L'eleganza del riccio” di Muriel Barbery è uno dei miei libri preferiti: è ambientato in Francia, in un elegante quartiere parigino, più precisamente all'interno di un palazzo di lusso dove si svolgono le vicende. Le protagoniste sono tanto diverse quanto in realtà simili per molti aspetti: la portinaia di nome
Renèe di cinquantaquattro anni e una bambina di dodici anni di nome Paloma.Renèe è una donna colta, appassionata di filosofia, di arte, di cultura giapponese...ma che dissimula la sua sapienza per non essere in contrasto con la società in cui vive, ritenendo di aver perso già in partenza, dovendo battersi contro un mondo di ricchi, non essendo figlia di nessuno, poco attraente, senza passato né ambizione.  Paloma è in continua lotta con la sua famiglia di ricchi borghesi che non le danno possibilità di esternare tutte le sue capacità, così si sente incompresa e troppo acuta e intelligente per rapportarsi con le sue coetanee. Obbligata quindi a fingere per ricoprire il ruolo che la società impone, decide di mettere fine alla sua vita il giorno del suo tredicesimo compleanno.
Uno dei concetti sul quale il libro si sofferma è quello della bellezza: Paloma ne è alla continua ricerca, ossessionata nel trovarla per poterne godere, poterla ammirare e trovare qualcosa per la quale valga la pena di vivere. Mentre la portinaia ne percepisce la presenza in piccole cose, come il rituale del tè con la sua amica Manuela, nel quale si ripetono gli stessi gesti, mentre assaporano quella bevanda che è in grado di creare un'unione tra il mondo ricchi e quello dei poveri, permettendo a chi la beve di diventare “aristocratici del gusto”. In quel susseguirsi di sguardi, di silenzi, che riempiono il tempo di attimi sublimi, Renèe trova un'eterna bellezza.
I rimandi poi alla cultura giapponese sono molteplici in quanto, secondo la portinaia, noi occidentali fatichiamo a trovare quella bellezza del quale l'uomo è ossessionato, per riempire l'insensatezza che lo circonda, per il semplice fatto che non sappiamo cogliere l'enorme bellezza nelle cose effimere che la vita ci offre: quella bellezza che non concerne solo i capolavori artistici, ma che una tazza di tè sa regalare e che Renèe trova anche in un libro rilegato blu, nelle camelie che crescono sul muschio, nel piacere che la grammatica sa donare alla struttura delle frasi nelle quali si immerge, per ampliare la sua conoscenza...sono tutte posizioni molto “wabi” come è scritto, che in giapponese significa “forma nascosta del bello, qualità di raffinatezza mascherata di rusticità”.
Dovremmo tutti ricercare nelle cose, ciò che è “wabi” essendo circondati da un mondo in cui l'estetica e l'apparenza dominano imperturbabili su tutto. Solo così saremmo in grado di godere di ciò che di bello la vita ci offre e contemplarne 'eternità. Paloma lo capisce troppo tardi, quando pochi giorni prima del suo compleanno, l'unica persona con la quale aveva trovato affinità, muore investita. Capisce così quanto la vita sia fatta di disperazione, attraversata però da qualche istante di bellezza, che percepisce nel suono di qualcuno che si era messo al pianoforte e che, inconsapevolmente, faceva da sfondo a quella tragedia. Per questo lei andrà alla  ricerca di quegli attimi che riempiono il tempo di eterna bellezza.

G. C.
IV C Scu

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