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Questa citazione un po' enigmatica, è tratta dal libro molto celebre di Voltaire e riguarda un tema che ancora oggi suscita in noi tante domande: le stesse alle quali Candido, il protagonista, si era trovato a rispondere... nel romanzo vengono contrapposte le idee di due personaggi che simboleggiano l' eterno scontro tra bene e male: Pangloss, il primo personaggio, aveva un'idea completamente ottimistica del mondo e delle persone, la quale è raccontata in chiave satirica dallo scrittore, in quanto al personaggio che professa questa dottrina e a tutti gli altri, capitano atroci disavventure e catastrofi naturali. L'asserto è così astratto e utopico, da non poter combaciare con il mondo reale e il male che vi è insediato. Questo concetto è ripreso dal manicheo (pessimista) Martin che, contrariamente a Pangloss, pensa che il mondo sia dominato interamente dal male, sia fisico che morale, adottando sempre un atteggiamento di sfiducia nei confronti del genere umano e di tolleranza verso le disavventure del suo cammino, quasi non ci fosse concretamente limite al peggio.
Ma la felicità è dunque realmente solo un'utopia?
Oggi siamo circondati da molte situazioni terribili, episodi di violenze, razzismo, guerre e catastrofi naturali. Malgrado lontani dalla Parigi del 1700, l'uomo non smette di desiderare e tentare di ottenere con la violenza ciò che non gli appartiene, imponendo le sue idee con la forza. Voltaire quindi con il concetto di “coltivare il proprio giardino” dà principalmente due chiavi di lettura, una più ottimistica: incentivando ad occuparsi delle proprie cose, senza tentare di prevalere sulle altre persone, per vivere in pace e nel rispetto di tutti, si trova la propria felicità.
L'altra più pratica e e razionale: lavorando concretamente e senza ragionare, si accantonano le domande esistenziali alle quali non possiamo dare risposta e si vive felicemente, perchè semplicemente ci si tiene impegnati.
In ogni caso coltivando il proprio giardino l'uomo è in grado di migliorare il mondo in cui vive, che sia per se stesso o per gli altri, alla fine non potrà che trovare la propria felicità!
G. C.
IV C Scu
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