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Tutti nasciamo, cresciamo e invecchiamo, fino ad arrivare al termine della nostra vita, non sapendo mai in che modo e quando. Con il termine invecchiamento intendiamo una serie di cambiamenti fisiologici e psicologici che si manifestano nel corso della nostra vita; essi sono legati fra loro perché, come diceva il poeta latino Giovenale, una mente sana appartiene ad un corpo sano (mens sana in corpore sano), di conseguenza se le nostre condizioni fisiche sono compromesse è probabile che anche la nostra psyché (psiche) lo sia.
Ma perché invecchiamo? A questa domanda l’ex direttore del Centro di ricerca sull’invecchiamento dell’Università di Pisa, il Professor Ettore Bergamini, ha dato una risposta molto semplice e diretta: invecchiamo perché respiriamo ossigeno. Come ben sappiano se l’ossigeno ci manca, moriamo; ma se abbiamo l’ossigeno, si muore dopo essere invecchiati.
L’ossigeno, necessario per estrarre energia dal cibo, è estremamente reattivo in quanto favorisce la maggior parte delle reazioni chimiche tra gli elementi e inoltre produce sostanze pericolose, i noti radicali liberi (ROS, reactive oxygen species), che sono frammenti di molecole, privi di un elettrone quindi con una carica negativa in meno, capaci di fare qualunque cosa pur di rubarlo ad altre molecole, danneggiandole, compreso il nostro codice genetico, il DNA.
Nonostante gli esseri umani abbiano i meccanismi di riparazioni più efficaci di tutto il mondo animale, qualche radicale gli sfugge e, sommando tutti questi piccoli danni, il nostro DNA viene danneggiato, ed è cosi’ che invecchiamo. Se questi radicali liberi colpissero anche gli oncogeni, geni presenti nel DNA addetti alla duplicazione cellulare, si potrebbe sviluppare un tumore.
Ogni giorno i radicali liberi possono causare fino a 10.000 danni al nostro DNA, 9.999 dei quali riparati, quindi solamente uno andrebbe a danneggiarlo. Questo significa che in media un ragazzo di 18 anni ha già subito 6.570 circa (1 al giorno) danni al suo codice genetico. Questi danni sono irreparabili per cellule che non si duplicano, come le cellule nervose, i neuroni.
Quindi possiamo capire come le funzioni fisiche e mentali siano compromesse all’incirca dai 60 anni in poi, avendo già subito più di 21.900 danni cellulari. Questa è solo una delle teorie più accreditate sull’invecchiamento e dovrebbe farci riflettere sull’importanza del tempo che abbiamo a disposizione, in quanto non sappiamo quando riceveremo l’ultimo “danno irreparabile”.
R. F.
V A Scu
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