Immagine tratta dal sito: https://pixabay.com/it/photos/corona-virus-maschera-4971013/
Se l’impegno richiesto a tutti i cittadini del nostro Paese e del mondo, è quello di proteggersi durante le giornate con l’utilizzo corretto della mascherina, è di pari e fondamentale importanza proteggere la nostra casa Terra. Il fulcro del discorso infatti sta proprio nel corretto utilizzo e nel corretto smaltimento di questi dispositivi. Utilizzando in modo adeguato la mascherina, questa avrà “vita più longeva”, cioè potrà essere utilizzata per un periodo di tempo maggiore, è quindi consigliato acquistarla di un materiale biodegradabile e/o che non inquini, come il cotone per esempio, che permette il lavaggio di quest'ultima e il suo riutilizzo (per questo il cotone è indicatissimo) e di conseguenza anche nella speranza di un ridotto smaltimento come rifiuto. È stato tragicamente lanciato l'allarme per guanti e mascherine anti-Covid abbandonati in mare, che finiscono nelle reti dei pescatori italiani, diventando uno dei rifiuti marini altamente inquinanti con la percentuale di presenza più alta in assoluto, insieme alle bottiglie, le buste di plastica, ai cotton fioc e agli pneumatici. Se la preoccupazione del contagio rimane alta, l’egoismo dell’essere umano lo è ancora di più, poiché le mascherine (composte da poliestere e polipropilene e trattate con sostanze chimiche), restanti in acqua per giorni, colpiscono la fauna e la flora marina risalendo la catena alimentare fino ad arrivare all’uomo stesso.
«È impressionante la quantità di mascherine che porto a terra con le mie reti», racconta Pietro, da decenni pescatore del Tirreno «in tanti anni che faccio questo mestiere di oggetti tirati su ne ho trovati tanti; pensi una volta ho "pescato" perfino una lavatrice che mi ha strappato le maglie procurandomi un bel danno visto quanto costano. Va trovata una soluzione perché così non possiamo andare avanti».
Ciò che è ancora più sconcertante, è un'indagine dell'associazione francese Opération Mer Propre: di questo passo, infatti, nel Mar Mediterraneo ci saranno presto più mascherine che meduse, non contando ovviamente i soliti numeri ricavati dalle indagini statistiche, che alla fine sono sempre quelli: ogni anno finiscono 8 milioni di tonnellate di plastica in mare; se a questo dato poi si aggiunge uno scorretto smaltimento di mascherine, guanti e altri dispositivi anti-Covid, si arriva a numeri davvero stratosferici. Il WWF ha infatti stimato che se anche solo l’1 % delle mascherine fossero smaltite in maniera scorretta, starebbe a significare che ben dieci milioni di queste andrebbero ad abitare gli oceani. E se anche queste non venissero ingoiate ai animali che abitano i nostri mari , ci impiegherebbero fino a 400 anni per smaltirsi completamente.
Inoltre diversi studi eseguiti in laboratorio e in ambiente esterno suggeriscono che tra le aree geografiche maggiormente colpite dalla pandemia di COVID-19 ci siano quelle con il più alto tasso di inquinamento atmosferico (e non solo). Sappiamo che l’inquinamento atmosferico ha un ruolo fondamentale nella proliferazione e nella profusione di diverse malattie infettive e croniche dell’apparato respiratorio. Ma è così anche per il COVID-19? E se effettivamente lo è, come? Uno studio del San Raffaele indaga su tale fenomeno in Italia e propone per la prima volta un meccanismo biologico in grado di spiegare il ruolo dell’inquinamento atmosferico. Lo studio è stato coordinato da Antonio Frontera, cardiologo, e George Cremona, primario del servizio di Pneumologia dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano.
“Ho voluto creare qualcosa di dirompente, qualcosa che potesse essere in sintonia con ciò che è cambiato dentro tutti noi. Per me ha significato sognare un nuovo mondo. Un mondo fatto di colori sgargianti e creature fantastiche, in cui tutti possiamo coesistere in pace.” Con queste parole Donatella Versace introduce Versacepolis la nuova collezione Primavera-estate 2021, impregnata di fantasia che permette di arrivare dalla montagna fino alla profondità degli abissi marini, passando per il sottobosco. Il famoso Brand di moda vuole sensibilizzare il mondo alla coesistenza pacifica con tutto ciò che concerne l’uomo e la natura, come per ricordare che tutto ciò che è presente sulla terra ha lo stesso diritto e dovere di esistere e di rispettarsi reciprocamente.
Ma come possiamo contribuire alla risoluzione di tale fenomeno?
Per proteggerci e proteggere la nostra casa è necessario ricordare queste essenziali informazioni e raccomandazioni:
- smaltire correttamente le mascherine e i guanti monouso buttandoli all’interno dei rifiuti indifferenziati, ricordandosi che non vi è alcun pericolo di contaminazione nel momento in cui in un cestino, senza un essere vivente in cui proliferare, il virus nel caso dovesse essere presente morirà dopo pochissimi minuti (essendo un virus e NON un batterio).
- coprire sempre naso e bocca con la mascherina.
- mantenere il distanziamento sociale di minimo di 1 metro.
- indossare sempre la mascherina in luoghi in affollati ed evitare di creare assembramenti.
- lavarsi spesso le mani, più volte al giorno ed accuratamente, per un lasso di tempo minimo dai 30 ai 60 secondi.
- Quando non c’è possibilità di lavarsi le mani utilizzare soluzioni alcoliche disinfettanti non inferiori al 70% .
- non fare entrare in contatto per nessun motivo le mani, o altre parti del corpo possibilmente contaminate, non sanificate con occhi, naso e bocca
Vogliamo veramente che tra milioni di anni, ammesso che l’uomo smetta di danneggiare la propria casa, quando gli archeologi del futuro troveranno i resti dei nostri animali marini , pensino che fossero ghiotti di guanti e mascherine?
A.A. III B Classico
G.P. IV C Scienze Umane
L.M IV A Ginnasio Classico
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