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La scuola dovrebbe essere un luogo per tutti, dove qualsiasi persona, per diritto, può andare non solo per apprendere delle nozioni specifiche di ogni materia, ma anche per imparare a vivere. È sempre stata davvero per tutti? La risposta è no, perché se torniamo indietro, a partire dal 1971, viene istituita la legge 118, dove nell’articolo 28 troviamo l’obbligo d’istruzione, il quale deve avvenire nelle classi normali della scuola pubblica e non più in quelle differenziate che si avevano in precedenza. Dal 1971, dopo altre leggi e norme sull’istruzione, si arriva al 2010 e 2011 dove sono riconosciuti i primi casi di DSA e l’approvazione delle linee guida che stabiliscono il diritto allo studio degli studenti con DSA (PDP). Insomma, dietro all’attuale sistema scolastico c’è stato un percorso lungo e impegnativo. A scuola noi, nel nostro “piccolo” da studenti, dobbiamo far in modo che i ragazzi disabili si sentano integrati nel sistema scolastico come la legge prevede, perché, anche loro, hanno gli stessi diritti dei "normodotati", ammesso che esista e che possa essere quantificata la normodotazione intellettiva, ma con un piccolo aiuto in più. Per concludere chiedo: secondo voi, siamo arrivati alla fine di questo percorso d’integrazione oppure c’è ancora della strada da fare? Ai posteri l'ardua (e triste, manchevole, annichilente, anticostituzionale) risposta...
I. R.
V A Scu
Bell'articolo, ci sono alcune imprecisioni : la L.517/77 abolisce le cosiddette classi differenziali.
RispondiEliminaManca inoltre un riferimento essenziale, fiore all'occhiello per l'Italia : la legge 104/92 .
Che dire poi della circolare ministeriale n.8 del 6 marzo 2013 ??? Si parla per la prima volta di bisogni educativi speciali.
Vogliamo poi parlare dell'ultimo decreto applicativo n.66 del 2017??
Sull' integrazione occorre essere precisi: è un dovere .
Prof.ssa Ferraresi .