Immagine tratta dal sito: https://pixabay.com/it/photos/giornata-internazionale-della-donna-3189348/
Quando si sente parlare di “discriminazione” nei confronti delle donne si guarda sempre all’estero, pensando che in Italia non si verifichino più situazioni del genere e che non ci sia più una disparità di genere.
Ma effettivamente è così?
Fin dall’antichità la donna, nonostante venisse considerata l’anello “debole” della società, ha lottato per avere il diritto che si meritava. Di fatto, a seguito di innumerevoli proteste ottenne riconoscimenti, libertà e, successivamente a quelle stesse proteste avvenute a New York da parte di operaie, venne ideata la festa della donna, ancor oggi celebrata.
Ad oggi e in molti paesi, non viene più considerata l’anello debole bensì una parte fondamentale della stessa società, cosa che non avviene nel terzo mondo dove le donne, anche in questo momento, lottano per sentirsi libere e padrone della propria vita, senza dover dar conto prima al padre e poi al marito. L’Italia, cosi come molti altri paesi dell’Unione Europea, si può definire all’avanguardia in merito a normativa cieca la parità di sesso, tuttavia, non può ancora ritenersi esente a certi avvenimenti. Nonostante le donne in Italia abbiano votato in Italia il 2 giugno 1946, è evidentemente rilevante la disparità di sessi. Di fatti, una delle più chiare differenze emerge in campo economico, in quanto: le donne, nonostante abbiano la libertà di accendere a qualsiasi tipo di professione, in molti lavori non hanno la stessa retribuzione degli uomini. Un altro esempio lampante potrebbe essere la scarsa presenza femminile nelle amministrazioni aziendali e o pubbliche, sino a giungere alla politica e al governo del paese stesso.
Possiamo quindi ritenere l’Italia e gli altri paesi europei lontani da discriminazioni di questo genere? Possiamo ritenerci all’avanguardia sotto questi specifici punti di vista? Quanto tempo sarà ancora necessario prima che vengano tutti giudicati ugualmente, indipendentemente dal sesso? Quanto dovremo ancora aspettare?
Sta a noi decidere di cambiare e lottare per questo cambiamento. E noi siamo in prima fila.
A. K.
V B Ling.
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