CLASSICO CALENDAR - Amicus est tamquam alter idem - un amico è, per così dire, un altro se stesso - PILLOLA 4
Dalla lealtà
di Cloridano Medoro all’impossibilità di mantenere i segreti
Vi è mai capitato di confidare ad un amico un segreto
chiedendogli di non dirlo a nessuno, ricevere da lui un solenne impegno con
tanto di mano sul cuore, salvo poi scoprire che nel giro di pochi giorni tutti
ne sono a conoscenza? Capita anche spesso di ascoltare un segreto da un amico,
essere noi a promettere solennemente di custodirlo con cura, riuscire a fatica
a mantenere la parola data resistendo ad infinite tentazioni salvo poi esserne
informati da terza persona… ma se era un segreto, perché si sa in giro senza
che noi lo abbiamo detto a nessuno?
Mantenere i segreti, si sa, è
cosa davvero impossibile a volte. Lo stesso Alessandro Manzoni nel capitolo XI del suo capolavoro letterario I
Promessi Sposi deve affrontare questa debolezza umana:
“Una delle più gran
consolazioni di questa vita è l’amicizia; e una delle consolazioni
dell’amicizia è quell’avere a cui confidare un segreto. Ora, gli amici non sono
a due a due, come gli sposi; ognuno, generalmente parlando, ne ha più d’uno: il
che forma una catena, di cui nessuno potrebbe trovar la fine. Quando dunque un
amico si procura quella consolazione di deporre un segreto nel seno d’un altro,
dà a costui la voglia di procurarsi la stessa consolazione anche lui. Lo prega,
è vero, di non dir nulla a nessuno; e una tal condizione, chi la prendesse nel
senso rigoroso delle parole, troncherebbe immediatamente il corso delle
consolazioni. Ma la pratica generale ha voluto che obblighi soltanto a non
confidare il segreto, se non a chi sia un amico ugualmente fidato, e
imponendogli la stessa condizione. Così, d’amico fidato in amico fidato, il
segreto gira e gira per quell’immensa catena, tanto che arriva all’orecchio di
colui o di coloro a cui il primo che ha parlato intendeva appunto di non
lasciarlo arrivar mai. Avrebbe però ordinariamente a stare un gran pezzo in
cammino, se ognuno non avesse che due amici: quello che gli dice, e quello a
cui ridice la cosa da tacersi. Ma ci son degli uomini privilegiati che li
contano a centinaia; e quando il segreto è venuto a uno di questi uomini, i
giri divengon sì rapidi e sì moltiplici, che non è più possibile di seguirne la
traccia.”
Insomma, l’amico a cui confidiamo
un segreto, quello che valutiamo essere una persona assolutamente fidata, quasi
per certo avrà a sua volta un amico altrettanto fidato, ritenuto capace di
mantenere il segreto appena ricevuto. Ma anche quest’ultimo avrà a sua
volta un altro amico fidato, no? Si arriva così facilmente al punto in cui più
di una persona è stata messa a conoscenza del segreto e quando due di queste,
ritenuta ognuna a suo tempo fidata da un proprio amico, confrontandosi tra di
loro scoprono di sapere già entrambe lo stesso segreto giunto fino a loro da
diversa strada, il responso è sempre e solo uno: “..allora non è un segreto… si
può dire!” E voi stessi ne sarete informati.
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