Immagine tratta da: https://pixabay.com/it/photos/clown-maschera-viso-pauroso-238527/ |
Questa citazione è tratta dall'opera “Uno, nessuno e centomila” di Luigi Pirandello. Il protagonista é un uomo come tanti altri: il signor Moscarda. Lui conduceva una vita semplice e sicura, la cui quotidianità non era mai stata disturbata da dubbi o incertezze.
Un giorno la moglie fece notare a Moscarda che il suo naso pendeva leggermente verso destra. Moscarda non reagì bene; bastò una piccola osservazione della moglie per mettere in crisi il suo intero sistema di convinzioni, che sino a quel momento gli avevano garantito un' esistenza ordinaria e normale.
Ma cosa rappresentò davvero il commento della moglie per Moscarda? Da quel giorno Moscarda sprofondò in una vera e propria crisi d'identità. Nulla era più riparabile. Nulla sapeva più di sé stesso, se non che l'immagine che possedeva di sé, del suo corpo e di tutto ciò che più intimamente gli apparteneva, non era mai corrisposta da tutti quelli che facevano la sua vita.
Ti sei mai chiesto quante versioni di te esistano? E soprattutto, in quale di queste versioni risiede la tua autenticità?
Porci questa domanda potrebbe farci sentire incredibilmente soli, perché probabilmente giungeremmo alla conclusione che non rappresentiamo per gli altri ciò che, fino ad ora, avevamo creduto di essere. A quel punto, oltre alla solitudine, subentrerebbe un senso di smarrimento e sarebbe inevitabile chiedersi quale versione di sé sia coperta da una maschera. Quella che ci siamo faticosamente costruiti lungo il corso della nostra vita o quella rivelata superficialmente da qualcun altro, ma che probabilmente appartiene alla maggioranza delle persone di cui ci siamo circondati?
Ricercare un confine tra i diversi punti di vista e tentare di conciliare le molteplici immagini di sé farebbe scaturire un senso di disorientamento incredibile, ma soprattutto: siamo sicuri che essa non costituisca il presupposto necessario per una forma di pazzia? O potrebbe essere il principio primo per incominciare a vivere davvero?
N. P.
IV C Scu
Commenti
Posta un commento