L'amore e la nostalgia dell'Assoluto
Nel Simposio, una delle sue opere più importanti, Platone fa un’accurata analisi dell’amore: non è nè bello nè buono, nè dio né un uomo, nè mortale nè immortale, è un essere intermedio.
Quello che gli uomini chiamano amore è solo una piccola parte perchè secondo Platone esistono vari gradi di amore: al grado più basso troviamo l'amore fisico, che è il desiderio di possedere il corpo bello, successivamente troviamo il grado degli amanti non dei corpi, ma delle anime.
L'ultimo grado corrisponde all'ideale del bello assoluto. Nel Fedro, invece, sempre Platone ci parla della natura sintetica Mediatrice dell'amore. L'anima nella sua originaria vita ha visto l'iperuranio ovvero ciò che situato oltre i cieli e le idee, poi perdendo le ali e incarnandosi dimentica tutto, ma con fatica continua a ricordare ciò che ha visto un tempo. Questo ricordo, a esempio nel caso della bellezza, rinasce in un modo particolare perché fra le altre idee quella della bellezza è privilegiata, essendo la più evidente e amabile. Secondo Platone la bellezza, nella forma sensibile, infiamma l'anima che è presa dalla voglia di elevarsi al cielo per ritornare nell'iperuranio dove un tempo “viveva” e questo desiderio si chiama Eros, ciò che fa rispuntare all'anima le sue ali, dunque per Platone, e anche per noi, l'amore è nostalgia dell'assoluto.
Maria, 3 CSCU
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