Passa ai contenuti principali

La violenza di genere

Immagine tratta dal sito: https://pixabay.com/it/photos/violenza-abuso-aggressione-4207549/


Premetto che a ‘ispirarmi’ per la stesura di questo articolo è stata una conferenza a cui ho assistito. Di fatti, lo scorso mercoledì 9 Dicembre 2020, io, cosi come i miei compagni, abbiamo avuto la possibilità di assistere ad una conferenza tenuta dalla Dottoressa Cinzia Spriano, che ringrazio infinitamente. 

Uno dei temi trattati è stato la violenza di genere. Questo è un argomento molto ricorrente nell’attualità, ma poco sviluppato e trattato nelle istituzioni scolastiche. 

Si parla di donne violentate. Donne maltrattate. Donne a cui è stata tolta la parola, il pensiero. Donne che vivono morte. Donne che non hanno più libertà. Donne oppresse. Donne picchiate fino allo sfinimento. Come se non fossero degli esseri umani. Tutto questo da uomini, gli stessi che dicevano di amarle.  Ma non si parla solo di violenza fisica o sessuale, pur essendo la più conosciuta, si parla anche di violenza verbale, di violenza economica e di stalking. Le manifestazioni legate a questi tipi di violenze sono molteplici: dall’essere umiliate in pubblico all’essere oppresse, ovvero all’essere trattate come delle schiave o, ancora, dal mortificare all’offendere la propria donna. Altresì è lo spaventare, l’impaurire per evitare che la vittima non ricerchi aiuto. Questi sono ‘solo’ i primi segni di violenza che conosciamo, i primi comportamenti che conosciamo, ma ce ne sono a centinaia. Di certo c’è un aspetto, uno soltanto che collega tutti questi, ovvero: la violenza, la cattiveria dell’uomo, la quasi immaturità a compiere tali atti. 

Ma perché? Perché questi atti persistono, nonostante il passare degli anni? Perché non c’è ancora una forma per evitare tutto ciò? Perché, di notte, per strada, una donna deve avere paura di tornare a casa? Perché una donna deve stare attenta a come si veste, e se si veste troppo corto provoca ed è colpa sua, se invece veste troppo lungo provoca ugualmente, dando all'uomo, se tale si può definire, il desiderio di vedere di più. Perché? 

Starei qui a pormi domande su domane, quando una risposta effettiva non la conosciamo, non ce la insegnano. Io spero vivamente che questi atti finiscano. Spero che la nostra, la cosiddetta ‘la generazione del futuro’, sia miglio e che porti dei cambiamenti. Ma, ogni volta la mia mente sfiora un desidero simile, sento alla radio, in telegiornale, leggo nei media di ragazzi che violentano, stuprano e nei peggiori dei casi uccidono le proprie ragazze e non solo. Per paura di perderle o perché gelosi, poco importa. Questi atti persistono. 

L’augurio che sento di fare, a me stessa in primis, alle mie amiche, compagne, insegnanti, a tutte noi, è quello di trovare un compagno: non quello che ci dica di amarci, bensì quello che lo fa veramente, non quello che ci promette la luna, ma quello che ce la porta. Auguro che ognuno di noi trovi l’Uomo con U maiuscola. Spero inoltre che le vittime, dirette o indirette, di atti violenti prendano in mano la propria vita con coraggio e forza e che cerchino di ribellarsi, di fare il primo passo, di non avere paura delle conseguenza, di cercare aiuto, di parlarne con i propri amici o insegnanti, ripeto, senza vergogna e paura. Chiudo l’articolo del giorno con una citazione di Luciana Litizzetto:

“Un uomo che ci picchia è uno stronzo. Sempre. E dobbiamo capirlo subito. Al primo schiaffo. Perché tanto arriverà anche il secondo, e poi un terzo e un quarto. L’amore rende felici e riempie il cuore, non rompe costole e non lascia lividi sulla faccia”.

A.K

VB ling

 


Commenti

Post popolari in questo blog

“Dica pur chi mal dir vuole. Noi faremo e voi direte”. Canzone delle Cicale

Immagine tratta dal sito: https://pixabay.com/it/vectors/cricket-insetto-cavalletta-pest-47470/ Le fanciulle:  Donne, siam, come vedete,  giovanette vaghe e liete.  Noi ci andiam dando diletto,  come s’usa il carnasciale:  l’altrui bene hanno in dispetto  gl’invidiosi e le cicale;  poi si sfogon col dir male  le cicale che vedete.  Noi siam pure sventurate!  le cicale in preda ci hanno,  che non canton sol la state,  anzi duron tutto l’anno;  a color che peggio fanno,  sempre dir peggio udirete.   Le cicale:  Quel ch’è la Natura nostra,  donne belle, facciam noi;  ma spesso è la colpa vostra,  quando lo ridite voi;  vuolsi far le cose, e poi ...  saperle tener secrete.  Chi fa presto, può fuggire  il pericol del parlare.  Che vi giova un far morire,  sol per farlo assai stentare?  Se v’offende il cicalare,  fate, mentre che potete.   Le fanciulle:  Or che val nostra bellezza, se si perde per parole?  Viva amore e gentilezza! Muoia invidia e a chi ben duole!  Dica pur chi mal dir vuo

BISOGNA COLTIVARE IL NOSTRO GIARDINO” Candido, Voltaire

Immagine tratta dal sito: https://pixabay.com/it/photos/zen-giardino-meditazione-monaco-2040340/ Questa citazione un po' enigmatica, è tratta dal libro molto celebre di Voltaire e riguarda un tema che ancora oggi suscita in noi tante domande: le stesse alle quali Candido, il protagonista, si era trovato a rispondere... nel romanzo vengono contrapposte le idee di due personaggi che simboleggiano  l' eterno scontro tra bene e male: Pangloss, il primo personaggio, aveva un'idea completamente ottimistica del mondo e delle persone, la quale è raccontata in chiave satirica dallo scrittore, in quanto al personaggio che professa questa dottrina e a tutti gli altri, capitano atroci disavventure e catastrofi naturali. L'asserto è così astratto e utopico, da non poter combaciare con il mondo reale e il male che vi è insediato. Questo concetto è ripreso dal manicheo (pessimista) Martin che, contrariamente a Pangloss, pensa che il mondo sia dominato interamente dal male, sia fisico

"Per essere felici bisognerebbe vivere" ci consiglia Oscar Wilde

  Immagine tratta dal sito: https://pixabay.com/it/photos/dublino-oscar-wilde-scultura-2757921/ “Per essere felici bisognerebbe vivere. Ma vivere è la cosa più rara al mondo. La maggior parte della gente si limita ad esistere e nulla più.” Così dice Oscar Wilde in un passo del breve saggio “ L’anima dell’uomo sotto il socialismo ”, in cui condanna il capitalismo del suo tempo, accusandolo di non dare spazio all’uomo per coltivare i propri talenti e di uccidere l’individualità delle persone. Egli aspira a una società ideale, quella socialista, in cui è bandito il dominio sull’uomo e ciò può avvenire solo con l’abolizione della proprietà privata e con un’organizzazione senza autorità. L’uomo deve gestirsi da solo, in autonomia, per poter trovare la propria libertà. Il socialismo ha valore  perché porta all’individualismo e la più intensa manifestazione di questo è l’arte. La società del suo tempo pensava che l’avere fosse più importante dell’essere e gli dispiaceva che essa avesse queste