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Premetto che a ‘ispirarmi’ per la stesura di questo articolo è stata una conferenza a cui ho assistito. Di fatti, lo scorso mercoledì 9 Dicembre 2020, io, cosi come i miei compagni, abbiamo avuto la possibilità di assistere ad una conferenza tenuta dalla Dottoressa Cinzia Spriano, che ringrazio infinitamente.
Uno dei temi trattati è stato la violenza di genere. Questo è un argomento molto ricorrente nell’attualità, ma poco sviluppato e trattato nelle istituzioni scolastiche.
Si parla di donne violentate. Donne maltrattate. Donne a cui è stata tolta la parola, il pensiero. Donne che vivono morte. Donne che non hanno più libertà. Donne oppresse. Donne picchiate fino allo sfinimento. Come se non fossero degli esseri umani. Tutto questo da uomini, gli stessi che dicevano di amarle. Ma non si parla solo di violenza fisica o sessuale, pur essendo la più conosciuta, si parla anche di violenza verbale, di violenza economica e di stalking. Le manifestazioni legate a questi tipi di violenze sono molteplici: dall’essere umiliate in pubblico all’essere oppresse, ovvero all’essere trattate come delle schiave o, ancora, dal mortificare all’offendere la propria donna. Altresì è lo spaventare, l’impaurire per evitare che la vittima non ricerchi aiuto. Questi sono ‘solo’ i primi segni di violenza che conosciamo, i primi comportamenti che conosciamo, ma ce ne sono a centinaia. Di certo c’è un aspetto, uno soltanto che collega tutti questi, ovvero: la violenza, la cattiveria dell’uomo, la quasi immaturità a compiere tali atti.
Ma perché? Perché questi atti persistono, nonostante il passare degli anni? Perché non c’è ancora una forma per evitare tutto ciò? Perché, di notte, per strada, una donna deve avere paura di tornare a casa? Perché una donna deve stare attenta a come si veste, e se si veste troppo corto provoca ed è colpa sua, se invece veste troppo lungo provoca ugualmente, dando all'uomo, se tale si può definire, il desiderio di vedere di più. Perché?
Starei qui a pormi domande su domane, quando una risposta effettiva non la conosciamo, non ce la insegnano. Io spero vivamente che questi atti finiscano. Spero che la nostra, la cosiddetta ‘la generazione del futuro’, sia miglio e che porti dei cambiamenti. Ma, ogni volta la mia mente sfiora un desidero simile, sento alla radio, in telegiornale, leggo nei media di ragazzi che violentano, stuprano e nei peggiori dei casi uccidono le proprie ragazze e non solo. Per paura di perderle o perché gelosi, poco importa. Questi atti persistono.
L’augurio che sento di fare, a me stessa in primis, alle mie amiche, compagne, insegnanti, a tutte noi, è quello di trovare un compagno: non quello che ci dica di amarci, bensì quello che lo fa veramente, non quello che ci promette la luna, ma quello che ce la porta. Auguro che ognuno di noi trovi l’Uomo con U maiuscola. Spero inoltre che le vittime, dirette o indirette, di atti violenti prendano in mano la propria vita con coraggio e forza e che cerchino di ribellarsi, di fare il primo passo, di non avere paura delle conseguenza, di cercare aiuto, di parlarne con i propri amici o insegnanti, ripeto, senza vergogna e paura. Chiudo l’articolo del giorno con una citazione di Luciana Litizzetto:
“Un uomo che ci picchia è uno stronzo. Sempre. E dobbiamo capirlo subito. Al primo schiaffo. Perché tanto arriverà anche il secondo, e poi un terzo e un quarto. L’amore rende felici e riempie il cuore, non rompe costole e non lascia lividi sulla faccia”.
A.K
VB ling
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