Confine tra realtà e illusione:
Calipso e il mondo dell’Illusione nell’Odissea
……..ripreso poi da Tommaso Moro nell’Utopia
Mentre Itaca, la casa del nostro
protagonista è un luogo reale, tutti gli altri luoghi risultano essere
ingannevoli come se il mare fosse il confine tra ciò che è reale e ciò che è
illusorio. Partendo dall’ inizio dell’Odissea, troviamo Ulisse ospite da sette
anni sull’isola di Ogigia della ninfa Calipso, figlia di Atlante e di
Pleione. Nulla si sa della sua vita, a parte che era stata relegata su
quest’isola sperduta chissà dove, solitaria e abbandonata da uomini e dei; regina di un
regno senza trono né sudditi, posto ai confini del mondo. Calipso
molto spesso offre a Ulisse di diventare immortale e vivere con lei per sempre;
tuttavia egli rifiuta sempre i doni dea, speranzoso di rivedere la sua patria e
di riabbracciare la moglie Penelope e il figlio Telemaco anche spinto da un
desiderio di libertà che, una volta legato alla dea, perderebbe. Egli in
quell’isola ormai si sente in trappola, dunque gli dei, mossi a pietà,
approfittando della momentanea assenza del dio Poseidone, riuniti
in concilio decidono che è giunta l’ora che Odisseo ritorni in
patria; perciò Zeus decide di mandare Ermes, il messaggero degli dei,
sull’isola di Ogigia per spronare Calipso a lasciar andare Odisseo. Calipso,
conscia che sia più nobile da parte sua onorare la volontà degli dei e aiutare
Ulisse, accetta. È l’orgoglio che prende il sopravvento: allontanandosi da
Ogigia egli è ridiventato un uomo libero, capace di agire con le sue
forze. Ma un’altra volta dovrà fare i conti con una terra ignota, con
degli abitanti sconosciuti, con un destino ancora precario: è naufragato
sull’isola dei Feaci.
Un’isola
simile ad Ogigia viene descritta da Tommaso Moro, intellettuale e uomo d’azione
che parla di un marinaio che torna dal viaggio e dice di aver visto un’isola
che non c’è, con un re senza popolo (Ademos) e una città senza acqua (Anidros).
Una società priva di conflitto dove non esiste la proprietà privata, la gente
lavora soltanto per soddisfazione personale, dove non esiste alcuna forma di
egoismo. In realtà si tratta di una denuncia sociale in quanto nel 1520 abbiamo
una rivolta dei contadini tedeschi in quanto i feudatari riconoscevano i
territori comuni come propri e questo aveva portato i contadini alla fame;
altri storici ritengono invece che si tratti soprattutto di un progetto
politico che Moro idealizzava. Qualunque significato sia il più accreditato non
è importante quanto il fatto che il sogno, l’illusione è sempre stato un mondo
che l’essere umano cerca per poter trovare un’altra strada e per sfuggire ai
problemi della vita.
Commenti
Posta un commento