Stai zitta e ascolta
“Se una donna esce di casa e gli uomini non le mettono gli occhi addosso deve preoccuparsi perché vuol dire che il suo femminile non è in primo piano. Puoi fare l’avvocato o il magistrato e ottenere tutto il successo che vuoi, ma il femminile in una donna è la base su cui avviene il processo.
Il femminile è il luogo che suscita il desiderio. Le donne lo sanno bene, perché se la donna non si sente a suo agio con un vestito, torna in casa a cambiarselo.
La donna è la regina della forma. La donna suscita il desiderio, guai se non fosse così.”
Queste sono le scioccanti parole di R. M., psichiatra invitato dalla trasmissione radiofonica RTL durante il commento all’aforisma del giorno: “Un vestito non ha senso a meno che ispiri gli uomini a volertelo togliere di dosso.” di François Sagan.
Nulla di ciò che ha detto R. M. può essere accettato.
Non può essere accettato che dopo 80 anni di ricerca psicologica si affermi ancora che il femminile e il maschile siano "primordiali", immutabili, determinanti nell'espressione e nella realizzazione di sé.
Non può più essere accettato che femmine e maschi si considerino persi senza il loro obbedire ciecamente all'influenza stereotipica della società.
Non può essere accettato che ogni deviazione dal socialmente accettato si consideri devianza.
Non può essere accettato che qualcuno imponga il silenzio a qualcun altro.
Non può essere accettato che esista un principio di autorità imposto con la delegittimazione.
Non si può accettare che qualcuno utilizzi la psicologia per diffondere i propri personali pregiudizi e giustificare il proprio completo scollamento dalla realtà scientifica e sociale.
Io non posso più accettare che alla base della psicologia ci sia il pensiero maschilista, deterministico e antiscientifico.
Nessuno deve più accettare quelle parole e quei discorsi che ci riportano indietro in un tempo in cui centinaia di persone innocenti hanno vissuto nel senso di colpa, nella vergogna e nella paura di essere "deviato" o "da curare".
Il 25 giugno il professor M. mi ha ricordato tutte le volte che mi sono sentita dire, anche da altre ragazze, che le vere donne hanno le curve e che gli uomini hanno bisogno di toccare carne e non ossa che, eventualmente, andrebbero ai cani.
Quel giorno il professor M. mi ha ricordato le volte in cui, camminando per le strade della mia città, mi sono sentita chiamare con urla e fischi: come se io non fossi una persona, ma un oggetto esposto su un piedistallo, come se io non avessi un nome, un cognome, un cuore, dei sentimenti, ma come se io fossi una bambola di pezza.
Il professor M. mi ha ricordato che la mia femminilità dipende dai vestiti che dovrei portare per non sentirmi dire che sembro un maschio.
Io spesso sono tornata a casa a cambiarmi, ma solo perché odiavo il mio corpo, le mie gambe, le mie braccia e non perché mi sentissi esclusa dalle attenzioni maschili. Quelle erano il mio ultimo pensiero.
Ho impiegato tanto tempo per smettere di pensare ossessivamente al mio aspetto fisico e per far sì che non vincolasse le mie scelte, nonostante i bombardamenti continui a cui noi donne siamo sottoposte ogni giorno. E rivendico il mio diritto assoluto di non piacere a tutti, di non essere guardata e di non essere fischiata o apprezzata esclusivamente per il mio aspetto.
Il professor M. mi ha ricordato che devo stare attenta a come e a dove e a quando cammino, per evitare di essere guardata come un pezzo di carne.
Il professor M. mi ha ricordato tutte le volte in cui non potevo parlare di certi argomenti perché sono una donna e nelle mie radici c’è la femminilità e il pudore.
Il 25 giugno 2020 il professor M. ha detto di stare zitta a M. M.
Quel giorno il professor M. ha detto di stare zitta a tutte le donne del mondo.
E oggi io parlo: finché avrò fiato, finché avrò vita.
Oggi, domani, la prossima settimana alzerò la voce: e non dico solo la mia, ma quella di tutte noi.
Voglio essere megafono, amplificatore, faccia segnata.
Nessun altra donna deve essere schiava di quest’idea di femminilità tossica e non voglio nemmeno che altri uomini siano schiacciati da quello che M. ha eletto comportamento esemplare: il maschilismo tossico, a braccetto con il patriarcato.
Nessuna donna dovrà più essere toccata per strada e nessun uomo dovrà credere che questo sia il modo giusto per dimostrare di essere virile, padrone, potente.
Se continuiamo a subire senza mai parlarne, presto saremo solo un campo di radici.
Ma tanto l’importante è che tra quelle radici si riesca a mantenere viva quella del femminile, giusto professor M.?
D.V.
IV B ling.
Immagine tratta dal sito: https://pixabay.com/it/illustrations/emancipare-liberazione-liberare-1779119/
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