UN VIAGGIO NELLA GRANDE BARRIERA CORALLINA
La Grande Barriera Corallina (in inglese Great Barrier Reef) è la più grande estensione di corallo subacqueo di tutto il globo terrestre. Questa si estende per esattamente 2.300 km, su una superficie di circa 344.400 km². È uno dei più grandi vanti dell'Australia, infatti si trova al largo della costa del Queensland, nella zona nord-orientale dell’isola oceanica. La struttura da cui è composta è formata a sua volta da miliardi di minuscoli organismi (meglio conosciuti come “polipi del corallo”) che le permette di possedere una biodiversità che non ha eguali; per tale ragione dal 1981 è stata inserita nel Patrimonio dell’Umanità della Convenzione sul patrimonio mondiale dell’UNESCO. Essa inoltre è stata inclusa dalla CNN (Cable News Network) come una delle sette meraviglie del mondo, che permette alla nazione australiana di incassare un’ammonta pari a circa 5 miliardi di dollari australiani di reddito ogni anno. A popolare la Grande Barriera Corallina vi è una biodiversità che racchiude numerosissime specie della fauna e della flora marina, fra cui sono presenti ben 6 delle 7 specie di tartarughe esistenti in tutto il mondo che ogni anno depongono migliaia di uova sulle coste dell’Australia. Al contrario di queste che nuotano in gruppo è possibile incontrare squali che preferiscono la solitudine nelle temperate acque della Barriera. I grandi giganti che abitano la zona sono le balene gobbe, che da giugno a settembre è possibile avvistare mentre si divertono a mostrarsi lanciandosi in aria tra Cairns e Lady Elliot Island; mentre le balene nane (con una corporatura più ridotta) nello stesso periodo attraversano il Queensland tropicale settentrionale. A essere la mascotte della Barriera tuttavia è il famosissimo pesce pagliaccio, che trova il suo habitat ideale tra gli anemoni, e che si diverte a circondare i sommozzatori durante le escursioni e le immersioni. Nonostante questa inestimabile meraviglia sia sinonimo di vita e colori, negli ultimi 5 anni ha subito ben 3 sbiancamenti, verificatisi nel 2016, nel 2017 e infine nel 2020. I ricercatori della James Cook University, sorvolando la superficie occupata dalla barriera, hanno potuto verificare che i coralli vicino alla costa (che rappresentano ¼ abbondante della Barriera terrestre) si stiano ulteriormente sbiancando a raggiungere circa il 60%. Tale fenomeno disastroso è dovuto ai cambiamenti climatici, soprattutto l’aumento dei gas serra, poiché si registra un importante utilizzo di petrolio e di carbone, che portano al surriscaldamento globale che innalza a sua volta le temperature e il tasso di acidità del Ph dell’acqua. Lo stress termico infine porta i coralli ad espellere le alghe unicellulari presenti all’interno dei loro tessuti, che donano i caratteristici colori della Barriera stessa. Lo sbiancamento che ha danneggiato maggiormente la Grande Barriera Corallina è stato il primo (datato 2016): esso ha colpito il 93% dei coralli presenti e ha ucciso ben il 22% del totale dei coralli sottoposti al fenomeno.
G.P.,
IIIC SCU
A.A.,
IIB CLA
Immagine tratta dal sito: https://pixabay.com/it/photos/acqua-coralli-subacquea-1283152/
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