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Saluti dal mare
Riordinare non mi è mai piaciuto. Men che meno adesso, ai primi di agosto con questo caldo soffocante, unico compagno in questa casa vuota. Sono ormai due anni da quando la nonna non c’è più e io sono l’unico che ha avuto abbastanza forza di volontà da venire qui, nel vecchio appartamento dove passavamo tutte le estati. Mi fermerò almeno per un paio di settimane per mettere un po’ d’ordine fra gli oggetti che ormai sembrano appartenere ad una vita passata. Di vacanze vere e proprie per quest’anno non se ne parla, mi sono ripromesso di finire questo lavoro e poi magari anche la mia tesi, che ho già trascurato per troppo tempo. Sposto l’ennesimo album polveroso, sono giorni che ne trovo, tanti non ricordo nemmeno di averli mai sfogliati. Preso dalla noia mi metto a sfogliarlo, subito mi colpisce la prima foto: ci sono io in braccio alla nonna, sembro molto piccolo e lei ancora molto giovane, siamo davanti alla fontana blu, quella proprio in fondo al lungomare. Mi ricordo quante volte sono stato sgridato mentre cercavo di arrampicarmi ed entrarci, senza mai alcun successo. Mi ricordo anche dell’autore di questo scatto, un uomo sorridente, sempre nei paraggi con una macchina fotografica al collo, con cui la nonna si fermava sempre a chiacchierare con me in braccio, che guadagnavo sempre una caramella. Improvvisamente mi viene voglia di andarlo a cercare, vedere se si ricorda di lei, o magari anche di me, chissà magari ci guadagnerò una caramella anche stavolta. Lascio tutto così com’è ed esco, incurante dei miei pantaloni lunghi, che stonano con l’atmosfera vacanziera che ci vorrebbe tutti in bermuda ed infradito. Cammino speranzoso fino alla
fontana, ma quando ci arrivo la trovo deserta –effettivamente potrebbe essere a casa riposare, sono le due del pomeriggio-. Attraverso la strada, mi infilo in un ristorante e ordino un piatto di trofie al pesto: oggi non ho ancora mangiato nulla mi merito un pranzo come si deve. È il proprietario in persona a portarmi il piatto e mentre scambiamo due parole mi rendo conto che potrebbe avere la stessa età del mio fotografo, così d’impeto gli mostro la foto e gli chiedo informazioni sul suo autore. Lui la osserva qualche istante, poi si mette a ridere sommessamente: “Lo conosco eccome, lo vedi quel tavolo laggiù? Ecco, è seduto proprio lì”. Mi alzo entusiasticamente, lo ringrazio e mi dirigo verso il tavolo. Man mano che mi avvicino sento una strana soggezione impadronirsi di me. E se non si ricordasse della nonna e tantomeno di me? Mi avvicino con la foto in mano, mentre lui sta finendo il suo caffè, saluto timidamente. Lui alza gli occhi, sorride e dice: “Tu devi essere quello che si buttava sempre nella fontana”. Annuisco, mi siedo e raggiante ordino anche io un caffè. Gli mostro la foto e iniziamo una fitta conversazione: forse non è stata una cattiva idea venire qui.
E. B.
II B Class.
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