Scena, una piccola stazione affollata sotto un sole cocente, facchini neri, signore col cappello e uomini dall’aria dura che fumano sigari.
Un treno si ferma, sbuffando vapore. Scende una donna bellissima, vestita di verde, guarda un minuscolo orologio d’argento come se aspettasse qualcuno, mentre una musica delicata sembra sottolineare il suo smarrimento. La donna entra nella piccola stazione e parla brevemente con un ferroviere e, intanto, la musica cambia: diventa un canto senza parole, dalla dolcezza struggente e carica di malinconia. Anche il nostro sguardo si alza, oltre la finestra polverosa della stazione, oltre il tetto sconnesso e, mentre la canzone senza parole raggiunge il suo apice, possiamo vedere una disordinata cittadina dalle case di legno e più lontano una distesa di di terra arida e polverosa e montagne brulle sullo sfondo: il West, come era o come lo abbiamo sempre immaginato. Ma è la musica che lo rende vero, familiare, fondendosi con le immagini e facendo vibrare una corda nell’intimo di chi le guarda, la corda dolcissima del ricordo e della nostalgia.
La scena si allarga, quello che sembrava un paesaggio sconfinato è in realtà un piccolo schermo luminoso in una stanza buia, dove ristagna una nebbia di fumo di tabacco: una sala di montaggio, piena di macchinari e rotoli di pellicola. C’è un uomo grande e grosso, con una folta barba grigia e occhiali dalla montatura spessa che sta guardando lo schermo con tenerezza, per un momento si direbbe quasi commosso. Con lui c’è un altro uomo, dall’aria seria, quasi critica, anch’egli è concentrato sullo schermo.
⁃ A Ennio- dice l’uomo grosso, con un forte accento romanesco - Vabbè che ce conosciamo dall’elementari, ma nun sapevo che me leggessi ner pensiero.-
⁃ Perché Sergio? -
⁃ Perché questa scena nun l’avevi manco vista girata, solo sul copione, ma ‘sta musica, ‘sta canzone che ci hai messo è ‘na cosa che t’entra nel core, te fa sentì tutta la grandezza del West che avemo visto nei film e ce semo sognati quando eravamo ragazzi. Te fa sentí la nostalgia del West che nun c’è più, che poi è la nostalgia per la nostra giovinezza che è passata. Questo è proprio quello che volevo fa sentì a chi guarda ‘sta scena e te lo volevo spiegà oggi, ma tu hai già fatto tutto da te, per questo te dico se me stai a legge ner cervello.
⁃ Sergio, a volte la musica esce così, da sola, basta leggere una parola, una descrizione e senti subito quali sono le note adatte per accompagnarla. Ma qui non è solo la musica, le tue immagini sono fondamentali, la luce, la polvere, la cinepresa che si alza e allarga il campo, tutto grida il tuo amore per il vecchio West!
⁃ Si, ma quella canzone senza parole, è geniale! Ma come te le inventi ‘ste cose?
⁃ Inventi? Non c’è niente da inventare, tutta la musica è già stata scritta, si tratta solo di capire, di sentire quale frammento di questo enorme tutto combacia con il frammento che hai in mano, in modo che non ci siano più due frammenti, ma una cosa nuova, unica e meravigliosa.
⁃ E hai detto niente ...
⁃ È quello che fai anche tu. Si potrebbe dire che questa è l’arte, ma il discorso sarebbe lungo e siamo stati già troppo in questa stanzetta piena di fumo. Andiamo a prenderci un caffè, che si è fatto tardi e mia moglie mi aspetta.
E. B.
II B Class.
Immagine tratta dal sito: https://pixabay.com/it/photos/monument-valley-utah-panorama-1081996/
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