“Non soltanto una coscienza eccessiva, ma la coscienza stessa è una malattia”. Memorie dal sottosuolo, Fëdor Dostoevskij
Memorie dal sottosuolo, Fëdor Dostoevskij
“Non soltanto una coscienza eccessiva,
ma la coscienza stessa è una malattia”
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In quest' opera apparentemente occulta ma
ricca di significato, l'autore delinea la figura di un uomo del sottosuolo che
emerge da “un fondo senza fondo”.
Solo stando
in questa bassura riesce a comprendere se stesso.
Egli, sin
dalle prime righe, si definisce afflitto da una malattia dello spirito:
“Ipertrofia della coscienza”, che lo condanna a rimuginare costantemente su
ogni questione, ogni esperienza, ogni problema.
La sua anima non ha confini e la sua sofferenza ha luogo nel momento in cui prende consapevolezza di una condizione in realtà comune ad ogni essere umano: la scoperta della profondità abissale della propria coscienza.
La malattia
che affligge il suo spirito lo costringe di fronte all'evidenza a non
accontentarsi mai di ciò
che la sua componente razionale spiega, ponendo limiti che dovrebbero
confortare la sua anima dubbiosa. Ogni volta scopre un motivo per andare al di
là di ogni spiegazione razionale degli eventi e
questa sarà la ferita che mai gli concederà di trovare la pace
dell'anima.
L'autore
vuole mostrarci, attraverso questa narrazione, quanto la necessità intrinseca
alla natura umana di ricercare costantemente un senso ad ogni aspetto
dell'esistenza sia infondo un istinto autodistruttivo, poiché non può che apportare
irrequietudine, dolore e instancabile travaglio interiore.
L'autore effettua un vero e proprio elogio dell'incompletezza dell'essere umano, in cui tenta di suggerire che l'uomo è di per sé un progetto a metà e, riconoscendosi come tale, non può che accontentarsi della sua condizione, soffrendo.
La domanda cruciale che l'autore vuole far sorgere nel lettore è la seguente: è meglio una felicità a buon mercato o una sofferenza sublime? È meglio la serenità data dal sottostare a delle convenzioni e delle abitudini che ti porta ad un livello di inconsapevolezza tale per cui non hai motivi per provare dolore e dispersione oppure è preferibile immettersi nella dimensione più autentica del dolore?
N.P., V C SCU
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