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“Non soltanto una coscienza eccessiva, ma la coscienza stessa è una malattia”. Memorie dal sottosuolo, Fëdor Dostoevskij

 

Memorie dal sottosuolo, Fëdor Dostoevskij

Non soltanto una coscienza eccessiva, 

ma la coscienza stessa è una malattia”

 

https://pixabay.com/it/photos/grotta-canyon-piccola-cascata-2841619/


 In quest' opera apparentemente occulta ma ricca di significato, l'autore delinea la figura di un uomo del sottosuolo che emerge da “un fondo senza fondo”.

Solo stando in questa bassura riesce a comprendere se stesso.

Egli, sin dalle prime righe, si definisce afflitto da una malattia dello spirito: “Ipertrofia della coscienza”, che lo condanna a rimuginare costantemente su ogni questione, ogni esperienza, ogni problema.

La sua anima non ha confini e la sua sofferenza ha luogo nel momento in cui prende consapevolezza di una condizione in realtà comune ad ogni essere umano: la scoperta della profondità abissale della propria coscienza.

La malattia che affligge il suo spirito lo costringe di fronte all'evidenza a non accontentarsi mai di ciò che la sua componente razionale spiega, ponendo limiti che dovrebbero confortare la sua anima dubbiosa. Ogni volta scopre un motivo per andare al di là di ogni spiegazione razionale degli eventi e  questa sarà la ferita che mai gli concederà di trovare la pace dell'anima.

L'autore vuole mostrarci, attraverso questa narrazione, quanto la necessità intrinseca alla natura umana di ricercare costantemente un senso ad ogni aspetto dell'esistenza sia infondo un istinto autodistruttivo, poiché non può che apportare irrequietudine, dolore e instancabile travaglio interiore.

L'autore effettua un vero e proprio elogio dell'incompletezza dell'essere umano, in cui tenta di suggerire che l'uomo è di per sé un progetto a metà e, riconoscendosi come tale, non può che accontentarsi della sua condizione, soffrendo. 

La domanda cruciale che l'autore vuole far sorgere nel lettore è la seguente: è meglio una felicità a buon mercato o una sofferenza sublime? È  meglio la serenità data dal sottostare  a delle convenzioni e delle abitudini che ti porta ad un livello di inconsapevolezza tale per cui non hai motivi per provare dolore e dispersione oppure è preferibile immettersi nella dimensione più autentica del dolore?

                                                                                       

                                                                                                                   N.P., V C SCU

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