Passa ai contenuti principali

Anne Brontë: una femminista ante-litteram

Se qualcuno chiedesse di indicare dei libri a tematica femminista, di sicuro il primo pensiero andrebbe a “Una stanza tutta per sé” di Virginia Woolf oppure al “Secondo sesso” di Simone de Beavoir; se poi si chiedesse di associare a questo argomento il cognome Bronte sicuramente si penserebbe a Charlotte e alla sua celeberrima “Jane Eyre”; tuttavia (purtroppo aggiungerei) pochissimi arriverebbero a citare Anne Brontë e la sua “Signora di Widfell Hall”. 

 


Sorella minore di Charlotte ed Emily Brontë, Anne è sempre stata condannata a vivere all’ombra di esse e non ha mai ricevuto dalla critica l’attenzione che meriterebbe; tuttavia con “La signora di Widfell hall” Anne presenta un romanzo rivoluzionario, che denuncia la violenza sulle donne anche prima che si venissero a formare i movimenti delle suffragette e che sicuramente contribuì a gettare il seme di quello che sarebbe poi diventato il movimento femminista. E Anne stessa era ben conscia della natura rivoluzionaria del suo romanzo; infatti, nell’introduzione alla seconda edizione, ella spiega chiaramente il suo intento, ovvero rappresentare il male non nella sua luce “meno cruda” ma mostrandone il vero volto. Perché meglio “poche e salutari verità” di “tante sciocche blandizie”.

Ma qual è la sinossi del libro? Helen Graham, fuggita dal marito alcolizzato, si trasferisce nella residenza di Widfell Hall con il figlio e una domestica. Per evitare di essere trovata, Helen fa il possibile per ridurre i contatti con la gente; l’unica persona che sembra riuscire a oltrepassare il suo muro di scontrosità è Gilbert Markham, un gentiluomo di campagna con cui inizia un’intensa amicizia. Il comportamento di Helen, però, suscita pettegolezzi e anche Gilbert inizia a non fidarsi di lei e solo quando la donna gli consegnerà il suo diario il suo passato disastroso verrà a galla.

Per concludere, posso solo invitarvi caldamente a leggere questo libro per farvi coinvolgere dalla storia di Helen Grahm, tutt’altro che “una storia di altri tempi”.


B. C. 


III A Liceo Classico

Commenti

Post popolari in questo blog

“Dica pur chi mal dir vuole. Noi faremo e voi direte”. Canzone delle Cicale

Immagine tratta dal sito: https://pixabay.com/it/vectors/cricket-insetto-cavalletta-pest-47470/ Le fanciulle:  Donne, siam, come vedete,  giovanette vaghe e liete.  Noi ci andiam dando diletto,  come s’usa il carnasciale:  l’altrui bene hanno in dispetto  gl’invidiosi e le cicale;  poi si sfogon col dir male  le cicale che vedete.  Noi siam pure sventurate!  le cicale in preda ci hanno,  che non canton sol la state,  anzi duron tutto l’anno;  a color che peggio fanno,  sempre dir peggio udirete.   Le cicale:  Quel ch’è la Natura nostra,  donne belle, facciam noi;  ma spesso è la colpa vostra,  quando lo ridite voi;  vuolsi far le cose, e poi ...  saperle tener secrete.  Chi fa presto, può fuggire  il pericol del parlare.  Che vi giova un far morire,  sol per farlo assai stentare?  Se v’offende il cicalare,  fate, mentre che potete.   Le fanciulle:  Or che val nostra bellezza, se si perde per parole?  Viva amore e gentilezza! Muoia invidia e a chi ben duole!  Dica pur chi mal dir vuo

BISOGNA COLTIVARE IL NOSTRO GIARDINO” Candido, Voltaire

Immagine tratta dal sito: https://pixabay.com/it/photos/zen-giardino-meditazione-monaco-2040340/ Questa citazione un po' enigmatica, è tratta dal libro molto celebre di Voltaire e riguarda un tema che ancora oggi suscita in noi tante domande: le stesse alle quali Candido, il protagonista, si era trovato a rispondere... nel romanzo vengono contrapposte le idee di due personaggi che simboleggiano  l' eterno scontro tra bene e male: Pangloss, il primo personaggio, aveva un'idea completamente ottimistica del mondo e delle persone, la quale è raccontata in chiave satirica dallo scrittore, in quanto al personaggio che professa questa dottrina e a tutti gli altri, capitano atroci disavventure e catastrofi naturali. L'asserto è così astratto e utopico, da non poter combaciare con il mondo reale e il male che vi è insediato. Questo concetto è ripreso dal manicheo (pessimista) Martin che, contrariamente a Pangloss, pensa che il mondo sia dominato interamente dal male, sia fisico

"Per essere felici bisognerebbe vivere" ci consiglia Oscar Wilde

  Immagine tratta dal sito: https://pixabay.com/it/photos/dublino-oscar-wilde-scultura-2757921/ “Per essere felici bisognerebbe vivere. Ma vivere è la cosa più rara al mondo. La maggior parte della gente si limita ad esistere e nulla più.” Così dice Oscar Wilde in un passo del breve saggio “ L’anima dell’uomo sotto il socialismo ”, in cui condanna il capitalismo del suo tempo, accusandolo di non dare spazio all’uomo per coltivare i propri talenti e di uccidere l’individualità delle persone. Egli aspira a una società ideale, quella socialista, in cui è bandito il dominio sull’uomo e ciò può avvenire solo con l’abolizione della proprietà privata e con un’organizzazione senza autorità. L’uomo deve gestirsi da solo, in autonomia, per poter trovare la propria libertà. Il socialismo ha valore  perché porta all’individualismo e la più intensa manifestazione di questo è l’arte. La società del suo tempo pensava che l’avere fosse più importante dell’essere e gli dispiaceva che essa avesse queste