La violenza sulle donne, attualmente, non è una delle priorità di questo governo, né, tantomeno, della società stessa. Non è una supposizione, ma un’affermazione basata su fatti che fanno vergognare – e pure accapponare la pelle –. Questo è ciò che almeno hanno dimostrato i deputati italiani recentemente. In data 23 novembre, ore 15:30, la ministra per le Pari opportunità Elena Bonetti – vestita completamente di rosso, mascherina compresa, per rendere omaggio e rappresentare tutte le donne vittime di violenza – parla davanti alla Camera dei Deputati, durante una seduta in cui si doveva discutere della mozione contro, appunto, la violenza sulle donne. Elena Bonetti alza la testa finito il discorso e davanti a lei c’è il deserto: di 630 potenziali deputati italiani, solamente 8 hanno preso parte alla seduta. Una scelta che no, non fa discutere, ma soltanto vergognare di essere rappresentati da persone come queste. Nella Camera dei Deputati, quasi vuota, non riecheggiano soltanto i 622 deputati che non si sono presentati, ma anche le 109 donne che, da gennaio fino a novembre di quest’anno, sono state uccise, di cui 93 in ambito familiare o affettivo e 63 dal marito o dal partner. Sono numeri che tutti insieme pesano gravosamente sulle spalle di una società che dà per scontate azioni sbagliate, ritenendo come priorità altre istanze, senza pensare che ogni donna uccisa o comunque vittima di violenza è e deve essere una priorità. In Italia ogni tre giorni una donna viene uccisa, ogni 15 minuti una è vittima di violenza; con la pandemia, le richieste di aiuto ai centri anti-violenza sono aumentate a dismisura. Il 25 novembre è la giornata mondiale contro la violenza sulle donne, ma evidentemente – e tristemente – essa non rappresenta una priorità, quando in realtà lo è. E drammaticamente anche. Nessuna donna uccisa può essere definita e trattata come se non fosse una priorità: in caso contrario, non ci si può definire un paese civile – e l’Italia, insieme ai suoi 622 deputati assenti, non è da meno.
S. F.
III A Class.
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