La scuola rappresenta indiscutibilmente un elemento di enorme rilevanza all’interno della collettività, sul quale basiamo una vasta parte del nostro stesso "vivere" sociale. L’importanza che le viene data è inconfutabilmente legittima: si tratta di un motore di ingenti dimensioni per la comunità.
Tuttavia, non è sempre detto che la percezione di tale sistema sia del tutto veritiera, o comunque corrispondente a come il sistema stesso vorrebbe apparire.
La scuola, in molti casi, viene guardata con occhio superficiale, e vissuta allo stesso modo.
Ci si trova spesso a dialogare sull’effettiva “utilità” di quest’organo, di quanto i programmi scolastici siano funzionali alla vita “reale”, di come possano essere declinati a fini meramente pratici (nel senso comune del termine). La tendenza a semplificare i complessi sistemi di cui facciamo parte ci conduce ad avere una visione ristretta delle cose, inclusa la scuola, che è senza dubbio una dimensione complessa, sfaccettata, da cui non possiamo aspettarci di ricevere la Dispensa sul pronto e facile vivere.
Detto ciò, gli “utili” che l’istruzione fornisce sono così tanti e variegati che concentrarli “ad uno” (come si illude di poter fare chi crede che le cose insegnate debbano avere solo e soltanto utilità pratica) sarebbe molto difficile, ma è acclarato che la scuola abbia innanzitutto lo scopo di insegnare a pensare. Ciò rappresenta certamente la base più importante di cui ognuno necessita, e comprende una considerevole serie di capacità: dall’organizzazione ed amministrazione di sé al saper reagire alle pressioni, dall’osservazione critica del mondo circostante alla gestione delle proprie capacità relazionali.
Indubbia è anche la valenza pratica delle nozioni, che non solo concorrono a formare il proprio bagaglio culturale, ma sono necessarie ad orientarsi nell’oceano di conoscenze raggiunte, rendendo possibile individuare la “fetta” di sapere che più ci interessa, e facendo sì che il meccanismo di progresso possa continuare.
Dunque, finché non supereremo le visioni semplicistiche ed eccessivamente schematiche di quello che ci circonda - e di cui siamo parte integrante - non riusciremo a renderci conto appieno di ciò che realmente è. L’esempio della scuola, a questo proposito, si mostra particolarmente efficace, essendo anch’essa una dimensione poliedrica dalla quale possiamo cominciare a capire la struttura della
complessità.
T. P.,
IV B SCIE
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