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Effetto Squid Game





Poco più di un mese fa, una piattaforma molto nota ha pubblicato, all’interno del suo catalogo, una nuova serie televisiva prodotta in Sud Corea e poi diffusa in tutto il mondo. La serie, oggi al primo posto in 90 Paesi, narra la storia di un gruppo di persone che rischiano, di loro spontanea volontà, la vita in un mortale gioco di sopravvivenza basato sui classici giochi per bambini come “un, due, tre stella”, “tiro alla fune” e “il gioco delle biglie”, per un totale di sei sfide. La ricompensa prevista per chi vince è una grossa somma di denaro, ma la morte istantanea per chi perde.

Bisogna specificare che la serie è destinata a un pubblico adulto e fin da subito la piattaforma streaming ha altamente sconsigliato la visione di tale prodotto a un pubblico di età inferiore ai 14 anni. Tuttavia, come spesso accade, la serie è sfuggita al controllo dei genitori e questi contenuti violenti con dinamiche relazionali ambigue sono arrivati anche ai bambini più piccoli.

Purtroppo, sempre più spesso, si vedono bambini della scuola primaria o preadolescenti impegnati in giochi, attività o visione di programmi che hanno contenuti e immagini che sono assolutamente inadeguati alla loro età.

Ci sono anche famiglie che cercano di far rispettare il confine ma, il bombardamento mediatico o spezzoni di serie proposti da qualche youtuber o da qualche altra porta di accesso, rendono il lavoro genitoriale molto complesso.

A causa di questa loro incapacità di interpretare la serie, i bambini che ne sono entrati in contatto, a distanza di pochissimo tempo dalla data d’uscita, hanno iniziato ad imitare alcune scene, copiando le violenze viste in televisione. Questo effetto, “effetto Squid Game” appunto, ha allarmato in primo luogo l’ordine dei medici di alcune regioni del nostro paese e di numerose altre nazioni, costringendo l’organizzazione mondiale della sanità, l’organizzazione delle nazioni unite, la piattaforma streaming e i creatori della serie incriminata a discutere degli effetti che la serie provoca agli occhi dei più piccoli. Il noto psicoterapeuta Alberto Pellai evidenziando la violenza esplicita della serie sostiene che: “vietato ai minori di 14 anni, non è un messaggio che reprime la crescita ma che la protegge, la sostiene e la promuove, per cui noi adulti dovremmo smetterla di affermare a priori che è vietato vietare”.

L’effetto Squid Game non si limita soltanto al mondo dei bambini; infatti, ha colpito sia gli adolescenti che gli adulti. Nei primi, oltre a creare una dipendenza, ha cambiato le regole del mercato, diventando un fenomeno mondiale e influenzando le menti dei giovani, come per esempio il ritorno di moda del modello di scarpe “Vans bianche”. Negli adulti invece, ha suscitato un senso di rabbia e ribellione, mettendo in evidenza le criticità della società moderna e di come, in seguito a una pandemia globale, l’uomo ne sia uscito sfinito e in grande difficoltà.

Condannata da medici. psicologi, pedagogisti, genitori Squid Game offre però diversi spunti di riflessione su quelle che sono le trasformazioni sociali. Leggendo tra le righe, Squid game cela un discorso ben più ampio che dovrebbe essere sviscerato partendo dal tema economico e di debito per passare ad un aspetto psicologico di ansia e di esclusione per arrivare a parlare di povertà e avidità.


A.T.

5C scu


Immagine tratta dal sito: https://pixabay.com/it/vectors/avvertimento-mettere-in-guardia-2168379/


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