Forse non tutti sanno cosa sia la “Tampon Tax”: con questa espressione si indica l’Iva applicata a prodotti come assorbenti, tamponi e coppette mestruali. Insomma una tassa a tutti gli effetti – o sarebbe meglio chiamarla un’extra-tassa?
Se infatti per i beni di prima necessità l’aliquota è fissata al 4%, come per molti prodotti alimentari e per un’altra ampia serie di prodotti sono previste aliquote agevolate al 5 e 10%, per gli assorbenti l’Iva prevista era del 22%, non venendo considerati di conseguenza come beni di prima necessità.
Questa era la loro aliquota fino a qualche giorno fa: in data 19 ottobre 2021, il governo Draghi ha varato la riduzione della Tampon Tax nella Manovra 2022 ed è stato lo stesso comunicato finale di Palazzo Chigi a dare la conferma del fatto che l’Iva scenderà al 10%. Una vittoria, certamente, considerando che l’Iva scenderà del 12% per il prossimo anno.
Una vittoria che però non può essere definita “grande”, per quanto la riduzione di tale tassa sia importante.
Era stato chiesto per anni di far abbassare l’Iva fino al 4% e di far rientrare in questo assorbenti, tamponi e coppette mestruali tra i beni di prima necessità: questo perché le mestruazioni non sono un lusso, né tanto meno una scelta. Eppure parlare di tutto ciò – come anche del ciclo di per sé – sembra un vero e proprio tabù, un qualcosa che bisogna tenere nascosto, di cui ci si deve vergognare, quando è un evento del tutto normale e naturale, un processo e un’azione biologica come tante altre.
Perché quindi gli assorbenti non dovrebbero essere considerati come dei beni di prima necessità? Perché riguardo solo una determinata cerchia di persone e non tutta la popolazione? Personalmente parlando, non ho ancora trovato una risposta che mi soddisfi.
In altri paesi europei – quali Francia, Portogallo e Paesi Bassi – l’aliquota si aggira attorno al 5%; addirittura in Regno Unito, dopo la Brexit, è scesa allo 0%, nonostante questo comunque sia un caso particolare. Oltre all’Italia, solo l’Ungheria (27%), Svezia, Norvegia e Danimarca (25%) hanno un’aliquota elevata sugli assorbenti.
Ma il fulcro di tutta la vicenda, il fatto essenziale che fa indignare non è solo il costo e l’Iva del 22% – Iva imposta su vino, sigarette e vestiti, per intenderci –, bensì che non vengano considerati come beni di prima necessità. Nell’aprile di quest’anno, quando in alcune regioni vi erano ancora delle zone rosse, ad una ragazza, Alessia Ria, ventiduenne, era stato negato il diritto di comprare assorbenti in un supermercato dopo le 18 perché non considerati beni di prima necessità.
Fa abbastanza ridere se si pensa che le mestruazioni siano un fatto del tutto naturale.
In realtà si ride per non piangere, se vogliamo dirla tutta.
Tutto ciò che possiamo fare è continuare a far sentire la nostra voce, portare avanti un nostro diritto e far in modo che in un futuro prossimo – speriamo il più prossimo possibile – l’avere le mestruazioni non venga più considerato un lusso e che l’Iva possa finalmente scendere definitivamente al 4%. A riguardo, è stata anche lanciata una petizione, i cui riferimenti sono facilmente ritrovabili sul web
S. F.
III A Class.
Immagine tratta dal sito: https://www.pexels.com/it-it/foto/monete-resto-tassa-concettuale-6863176/
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