Tutti siamo rimasti sconcertati dall’uccisione di 1400 delfini presso le Isole Faroe, un gesto da ritenere disgustoso da parte dell’uomo, il quale uccide la natura che lo circonda non rendendosi conto del fatto che in realtà sta lentamente (quanto?) uccidendo anche se stesso.
Questa terribile caccia, di cui abbiamo già parlato in un articolo della rubrica "eppure soffia ancora..." e che potete leggere qui, è chiamata Grindadrap, e consiste nel trascinare i mammiferi a riva e poi massacrarli con dei coltelli.
Questo sterminio, però, non è purtroppo l'unico danno
dell'uomo verso i cetacei o, in generale, la fauna ittica. L'uomo, infatti, è
responsabile di un altro grave fenomeno, meno visibile ma altrettanto
pericoloso, cioè l'accumulo di mercurio nei tessuti di molluschi, pesci e
cetacei.
Perché
nella fauna ittica è presente il mercurio?
La
presenza di mercurio nelle acque marine è causata, principalmente, dalle
attività umane. Il mercurio è un prodotto di scarto di alcuni processi
industriali, della combustione di rifiuti e di combustibili fossili.
Alcune
cause possono essere anche di natura non antropica, come i vulcani, gli incendi
o l'azione di alcuni organismi anaerobici.
Perché il mercurio è pericoloso?
Pesci e molluschi sono considerati “serbatoi di mercurio”: la maggior parte di questi animali non subisce avvelenamenti ad alti livelli di mercurio, ma la quantità presente nei loro tessuti potrebbe costituire un problema per l’uomo che, nonostante abbia un sistema di smaltimento fisiologico, non è abbastanza efficace nell’eliminazione del mercurio come quello della fauna ittica. Inoltre, quest’ultimo si presenta all’interno del pesce sotto forma di metilmercurio, un composto organico fortemente neurotossico particolarmente presente nelle creature che si collocano al vertice della catena alimentare.
Come si accumula il mercurio negli organismi?Nell’acqua
di mare, il mercurio è presente solo in piccole concentrazioni, ma viene
assorbito sotto forma di metilmercurio dalle alghe, che sono alla base della
catena alimentare. Le alghe vengono poi mangiate dal plancton e dagli altri
organismi e, infine, dai pesci.
I
pesci assorbono il mercurio metilico e lo espellono molto lentamente, poiché
questo composto organico è insolubile in acqua e non può essere eliminato con
le secrezioni acquose. Di conseguenza, il mercurio tende ad accumularsi
soprattutto nei visceri, nei muscoli e nel tessuto adiposo.
In
questo modo, a mano a mano che si sale nella catena alimentare, il
metilmercurio si accumula nei tessuti dei vari animali, un processo noto come biomagnificazione, nel quale tutte le
sostanze tossiche presenti nelle acque contaminano la vegetazione acquatica e
di conseguenza anche i pesci, i quali nutrendosi a vicenda (i più grandi che
nutrono quelli piccoli) portano all’aumento della concentrazione della
sostanza tossica.
Quanto mercurio c'è nei prodotti che mangiamo?
Le
carni di balena e delfino in vendita sono altamente contaminate di mercurio. Lo
dimostra una indagine dell’Environmental Investigation Agency,
che ha testato 13 prodotti da Yahoo! Japan e altri 7 dai
supermercati giapponesi.
Queste analisi hanno rivelato una contaminazione da mercurio pericoloso nel 100% dei campioni esaminati.
Cosa possiamo fare?In
generale, i pesci in scatola come il tonno e lo sgombro, sono considerati i più
sicuri, ma il discorso si può allargare anche a tutto il pesce fresco,
purché di piccola taglia e non predatore, come sogliole o salmoni.
I
grandi pesci predatori come il pesce spada, invece, sono quelli più rischiosi
per contenuto di metilmercurio, poiché come già spiegato, si nutrono di altri
pesci e a causa della biomagnificazione assorbono anche il mercurio contenuto
in essi.
Per
tale ragione si consiglia di non eccedere e di limitare a tre o quattro volte
al mese il consumo di pesci predatori, siano essi freschi o congelati.
Data
la comprovata tossicità del mercurio, quindi, è opportuno tenere sotto
controllo ciò che ingeriamo, per evitare di incombere in brutte sorprese.
S. F.
V A Linguistico
Commenti
Posta un commento