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Avrete tutti sentito, per lo meno una volta in questi giorni, parlare di Seid Visin: un giovane ragazzo ventenne che lo scorso 5 giugno si è tolto la vita. Seid era un ragazzo originario dell'Etiopia, residente in Italia sin dall’adozione, avvenuta quando lui aveva solo 7 anni. Era un grande appassionato di calcio, tant’è che per la sua bravura era stato preso dapprima nella squadra giovanile dell’Inter, per poi passare al Milan. Insomma, nel suo piccolo, anche lui aveva collezionato innumerevoli esperienze nel mondo calcistico. Seid aveva conosciuto diversi calciatori nel corso dei suoi brevi anni di formazione calcistica, e molti di questi hanno deciso di ricordarlo con frasi, foto e molto altro, nei rispettivi profili social. Tra i tanti non posso non riprendere le parole di Donnarumma e Marchisio.
Donnarumma ricorda Seid così: «Ho conosciuto Seid appena arrivato a Milano, vivevamo insieme in convitto, sono passati alcuni anni ma non posso e non voglio dimenticare quel suo sorriso incredibile, quella sua gioia di vivere. Era un amico, un ragazzo come me».
Diversamente, quello di Claudio Marchisio è stato un messaggio antidiscriminatorio: «Facciamo un po' schifo. Tutti. Di centro, di destra e di sinistra, siamo il Paese dell'integrazione quando sei un giovane talento o quando segni il gol decisivo in una partita importante, ma che si rifiuta di essere servito al ristorante da un ragazzo di colore. Io non posso neanche immaginare cosa abbia provato Seid Visin, ma sono certo che un Paese che spinge un giovane ragazzo a fare un gesto così estremo è un Paese che ha fallito. Pensateci quando fate le vostre battute da imbecilli, quando fate discorsi stupidi e cinici sui gommoni e sul colore della pelle, soprattutto sui social network».
Queste sono solo poche delle parole agghiaccianti dei colleghi di Seid. Parole che ci lasciano riflettere sempre più su questi atti discriminatori, che tuttavia persistono. Seppur il padre adottivo abbia più e più volte sottolineato la poca inerenza tra la morte del giovane atleta e gli atti discriminatori, quest’ultimo non può essere un fattore del tutto esente alla sua morte. Di fatti ,nonostante il padre adottivo abbia smentito tale voce, sono molte le persone che pensano che la causa principale della sua morte sia il razzismo, in quanto, nel lontano 2017, Visin scrisse una lettera nella quale parlava e, soprattutto, denunciava delle discriminazioni che stava subendo.
Discriminazioni che potrebbero sembrare lontane dai giorni d’oggi.
Discriminazioni che sentiamo e vediamo nel terzo mondo, in America o nei paesi Arabi.
Discriminazioni che pensiamo non siano più ricorrenti in certi Paesi come l’Italia, considerata sin da sempre una dei Paesi più aperti dal punto di vista culturale.
Bene, sappiamo tutti che queste discriminazioni, in realtà , non sono così tanto lontane da noi. Basti vedere tutti gli atti discriminatori che persistono oggi, a partire dagli insulti per strada rivolti ad alcune minoranze.
Ora si potrebbe parlare di “disuguaglianza sociale”, basatasi su un principio di inferiorità di un gruppo o di un ceto sociale. Tuttavia oggi questi fattori non sono così rilevanti a causa della diversa istruzione che l’uomo ha ricevuto, tant’è che la società di oggi comprende tutti i cittadini del Paese senza considerare un inferiorità debita di una classe sociale o della sua provenienza. Ciò non elimina, però, la continua presenza di tali discriminazioni.
Quella di Seid Visen, seppur non essendo una morte del tutto legata alle discriminazioni e ai pregiudizi, ci fa capire quanto in realtà questi fenomeni siano persistenti.
E, soprattutto , quanto l'Italia debba ancora svilupparsi e lavorare per eliminare tali discriminazioni.
A.K
V B ling
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