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Considerato l’evento più estremo dei Giochi olimpici invernali di Salt Lake City, lo skeleton, contrariamente a quanto si crede, non è uno sport di origine recente e nuovo a gare olimpiche. La prima comparsa la fece infatti a Saint Moritz, in Svizzera, ai Giochi invernali del 1928, e la seconda vent’anni dopo, sempre nello stesso luogo, e in quell’occasione regalò all’Italia la prima medaglia d’oro nelle Olimpiadi invernali. Proprio in Svizzera era, agli albori degli sport invernali, una disciplina amatissima anche dai numerosi ospiti inglesi. Lo skeleton (letteralmente “scheletro”, per sottolinearne l’essenzialità della struttura: si compie una discesa stando praticamente sdraiati sulla neve), dopo lunga assenza, ritorna, inserito nel programma di Salt Lake City come sport “a cinque cerchi” sia in campo maschile sia, per la prima volta, in campo femminile. Protagonista dell’ultima competizione olimpica disputata, quella del 1948, fu Nino Bibbia ed ai suoi tempi lo skeleton era uno sport un po’ altolocato, per chi sprezzava il pericolo e amava la velocità. Oggi la disciplina si è scrollata di dosso il carattere elitario e la componente di rischio si è abbassata, mentre assume grande importanza il fattore tecnologico .
Lo skeleton è una sorta di “slittino a pancia in giù” . Qui la slitta si riduce a una specie di tavola sottile e per questo gli atleti vengono paragonati a dei proiettili umani. La faccia a valle, braccia distese lungo il corpo , gli skeletisti sfrecciano lunga la pista – la stessa usata dagli atleti di bob e slittino – a una velocità media di 80 chilometri all’ora. La tavola, la cui lunghezza deve essere compresa tra gli 80 e i 120 centimetri e l’altezza tra gli 8 e i 20, viene spinta alla partenza dall’atleta. L’intelaiatura è in acciaio, è dotata di solide maniglie ricoperte da un materiale morbido e lo skeletista porta una tuta in gomma sottilissima – per aumentare l’aerodinamicità – e un casco con un’imbottitura di supporto per il viso, visto che il volto viene a trovarsi a poca distanza dalla pista. I nostri ragazzi dello skeleton hanno sfiorato più volte il podio in Coppa del Mondo con una straordinaria Valentina Margaglio, inoltre hanno raggiunto una splendida doppia top ten al maschile ai recenti Campionati del Mondo di Altenberg, grazie all’ottavo posto di Amedeo Bagnis e al decimo di Mattia Gaspari.
R. F:
III A Scie.
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