Il 15 marzo, si celebra la giornata nazionale del fiocchetto lilla contro i disturbi del comportamento alimentale. Solo in Italia più di tre milioni di giovani soffrono di Dca (disturbi del comportamento alimentare). Molto spesso sia chi soffre di Dca sia i parenti e amici tendono a sottovalutare il problema, rischiando di andare a peggiorare la situazione di coloro che ne sono vittime.
Oltre che personale, la Dca la si può tranquillamente considerare una concreta “pandemia sociale”: dove il 96% delle vittime sono donne mentre il 4% sono uomini. La motivazione principale per la quale a soffrire di un Dca sono prevalentemente le donne, è dovuta dagli stereotipi e dai canoni che la società impartisce ai singoli individui, sia da un punto psicologico che da quello fisiologico, facendo credere alle vittime di non stare bene all’interno del proprio corpo, forzandole ad un cambiamento.
Proprio per questo motivo, nella maggior parte dei casi, i disturbi del comportamento alimentare sono spesso correlabili ad altre patologie psichiatriche: dunque, oltre a provocare una grande sofferenza psichica, coinvolge anche il corpo, provocando gravi complicazioni nella vita quotidiana, sciale e lavorativa di coloro che ne soffrono.
Il Ministero della Salute definisce i disturbi dell’alimentazione come: “malattie complesse determinate da condizioni di disagio psicologico ed emotivo, che portano a vivere un’ossessiva attenzione ala propria immagine corporea, al proprio peso ed a una eccessiva necessità di stabilire un controllo su di esso”.
Le due malattie più frequenti e più gravi sono l’anoressia e la bulimia nervosa che, secondo l’istituto superiore di sanità, nell’ultimo ventennio sono diventati un’emergenza di salute mentale che, se non curata, potrebbe comportare effetti devastanti sulla vita di adolescenti e giovani adulti.
In base alla definizione dell’Iss: una persona diventa anoressica quando, riducendo o addirittura interrompendo la propria abituale alimentazione, una persona scende al di sotto dell’85% del peso standard in base alla propria età, sesso e altezza.
Invece, una persona bulimica, è colei che tende a mangiare quantità eccessive di cibo, ingerendo diverse migliaia di calorie in un arco di tempo molto stretto. La bulimia può essere intesa come la sensazione di non poter smettere di mangiare e di non poter controllare il proprio comportamento; solitamente prima e dopo i periodi di abbuffata, la vittima soffre un periodo di stress emotivo molto forte.
Dall’anoressia e dalla bulimia è possibile guarire. L’obbiettivo può essere raggiunto seguendo precisi percorsi terapeutici mirati che variano da persona a persona. Si mira a curare il corpo ma soprattutto la mente. La durata del percorso può variare in base al grado di sviluppo della malattia, necessita l’intervento di una squadra di professionisti multidisciplinari. Per iniziare la cura, una volta riconosciuta la malattia è necessario che a vittima e la famiglia si rechino dal proprio medico o, nei casi più estremi, dal pediatra per analizzare insieme come procedere nella cura.
In Italia, dal 2016, sono stati registrati oltre 3 mila morti causati da disturbi del comportamento alimentare e a dimostrazione del fatto che sono problematiche ancora attualmente frequenti, nel 2020, con il covid-19, le vittime di Dca sono aumentate del 30%.
“Abbi cura del tuo corpo, è l’unico posto in cui devi vivere!”
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