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“Nessun animale è stato concepito per rubare il fuoco dalla cima dei monti !” Il più grande uomo scimmia del Pleistocene, Roy Lewis
La frase sopracitata è stata estrapolata da uno dei dialoghi tra i due personaggi fondamentali del romanzo di Roy Lewis: “Il più grande uomo scimmia del Pleistocene”, in cui viene affrontato un tema di estrema attualità; il conflitto tra tecnologia e natura. È inevitabile chiedersi quale posizione dovrebbe assumere l'essere umano alla luce di questo conflitto. Inizialmente, la natura costituiva unicamente ciò che garantiva il nostro sostentamento e il nostro impatto su questa non era maggiore rispetto a quello di una qualsiasi altra specie. Se la tecnologia è un prodotto dell'essere umano che sfrutta la natura di cui esso stesso fa parte, sarà dunque a noi consentito esercitare un potere su essa, a tal punto da giungere a scontrarci con le leggi che la dominano?
La questione della tecnica ha avuto inizio con il dominio dell'uomo sul fuoco ed é proprio di questo che i principali personaggi discuteranno.
Un'orda di ominidi si trova costretta ricercare soluzioni per sopravvivere all'ambiente che li circonda, caratterizzato da leggi naturali ostili e minacciose alla loro esistenza. Si affidano perciò alla mente più ingegnosa del gruppo che migliorerà la qualità della vita dell'intera comunità, giungendo in pochissimo tempo ai primi traguardi della tecnica, in realtà conquistati in centinaia di migliaia di anni. Il progresso tecnologico imperversa e questa famiglia, se da un lato sopravvive con maggior facilità, dall'altro si trova ad affrontare difficoltà interne, dovute alla paura di un' accelerazione tecnologica mai sperimentata prima. I dialoghi del romanzo mostrano ripetutamente due posizioni polarizzate in merito alla legittimazione del potere esercitato dall'uomo sulla natura. Edward è un vero e proprio progressista e, mosso da una grandissima fede in un avvenire più sicuro, si reca sulla cima di un vulcano per scoprire come dominare il fuoco . Il suo gesto trova la disapprovazione di Zio Vania, che dice di reputare il dominio del fuoco un atto sacrilego, poichè ha spinto Edward a violare uno spazio considerato sacro, solo perché sconosciuto e dunque temuto.
Allo stesso modo, un mito greco aveva tentato di affrontare il problema della tecnica.
Un titano, Prometeo, donò il fuoco agli uomini con cui impararono a trasformare i metalli e a produrre strumenti. Zeus temette che gli uomini grazie alla tecnica, potessero diventare più potenti degli dei, poiché con essa avrebbero potuto ottenere ciò che sino a quel momento avevano unicamente contemplato. Così Prometeo venne punito; legato ad una roccia mentre un' aquila gli rodeva il fegato, che si riformava per garantirgli l'eternità della sofferenza.
Dietro questo totale rifiuto del progresso che miti e racconti hanno tentato di proporre si cela probabilmente una paura del futuro, temuto in ogni luogo e in ogni tempo. Ancora oggi, davanti alle innovazioni tecnologiche percepiamo un' insicurezza dovuta al cambiamento e alla trasformazione delle nostre certezze. Oggi possiamo affermare che la Tecnica abbia vinto la natura nonostante le nostre insicurezze. Essa è ciò che domina la nostra società e senza questa probabilmente non potremmo vivere. Comodità e benessere hanno cancellato ogni timore a tal punto che la natura è diventata funzionale ad ogni progetto di colui che dalla scoperta del fuoco è diventato il suo dominatore; l'uomo. Ma questa continua ricerca di nuovi orizzonti fino a che punto si spingerà? Siamo sicuri che la natura di un mondo finito possa sopportare un progresso infinito?
N.P.
4 C SCU
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