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Non sono sbagliata: la colpa non è mia. Da una foto non voluta scatta su un treno.

Immagine tratta dal sito: https://pixabay.com/it/photos/barbie-macchina-fotografica-1708707/

Chiudi gli occhi e immagina questa scena: sei in treno e ti giri un attimo per prendere un libro dal tuo zaino, per passare il tempo durante il viaggio. Ti rigiri e vedi un uomo, sessantenne, con il cellulare ancora alzato, che ti sta scattando una foto. Questo è lo scenario in cui mi sono ritrovata qualche giorno fa: incapace di reagire davanti una simile violazione, l’unica cosa che sono riuscita a fare è stato alzarmi e cambiare posto, cercando di non lasciarmi sopraffare da quella sensazione di nausea che, subito, mi ha assalita.

Dal punto di vista legale, scattare fotografie senza consenso, è un vero e proprio reato. Infatti, secondo l’articolo 660 del codice penale “Chiunque, in luogo pubblico o aperto al pubblico, col mezzo del telefono, per petulanza o per altro biasimevole motivo, reca a taluno molestia o disturbo è punito con l’arresto fino a sei mesi o con l’ammenda fino a euro 516.”

Ma come comportarsi in una situazione del genere?

Ciò che sarebbe più opportuno fare sarebbe reagire e chiedere l’eliminazione della foto al diretto interessato, con annesse scuse, se la situazione lo permette e non rappresenti un rischio. La seconda alternativa è denunciare alle autorità competenti il fatto, le quali potranno poi sequestrare il cellulare con le foto incriminate. Ma, purtroppo, non sempre le autorità sono reperibili  nell’immediato. Ovviamente a parole sembra tutto così facile, ma la verità è che non potrai mai sapere come reagirai davanti a un comportamento del genere e non dovrai fartene una colpa, perché non ne hai alcuna.

Ora, discostandomi dal punto di vista puramente legale, vorrei soffermarmi su quanto un’azione così semplice, come scattare una foto, possa, in realtà, essere qualcosa di molto più complicato e destabilizzante. Con un cellulare si può, ormai, fare qualsiasi cosa e proprio per questo sono sempre più le persone che ne abusano, senza neanche rendersene conto: un giorno potrei uscire, andare in biblioteca, e poi ritrovare le mie foto su qualche gruppo Facebook o Telegram. Oppure potrei non accorgermene nemmeno, ma le mie foto starebbero comunque circolando nel web, passando sotto gli occhi attenti e indagatori di tutti.

Vorrei, infine, far capire le emozioni e le sensazioni che si provano quando si viene violati, senza nemmeno essere toccati. Ti assale quella sensazione di vergogna e nausea che ti avvolge le budella, la senti salire in gola e attorcigliarti le corde vocali. Avresti voglia di gridare e far capire che niente ti può far sentire inferiore, un oggetto da fotografare. Ma la verità è che le lacrime ti si fermano agli angoli degli occhi e senti la gola bruciare. Poi una lacrima sfugge al tuo controllo, la tua guancia si inumidisce e, facendo finta di niente, la asciughi, girandoti dal lato opposto, sperando nessuno l’abbia vista. Senti un dolore in mezzo al petto irradiarsi in tutto il corpo e, da un momento all’altro, sei tu che inizi a sentirti sbagliata e non quell’uomo che ti sta scattando una fotografia. 

Sono azioni, comportamenti, che vengono giustificati; che non dovrebbero succedere, ma che succedono ogni giorno e a cui spesso non si dà nemmeno peso. Adesso, per un attimo, pensaci, pensiamoci. Pensiamoci a quella sensazione che nessuna persona dovrebbe provare mai e che, invece, fin troppe persone, conoscono così bene.


D.V.

VB ling


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