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Cos’è il darwinismo sociale?

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Il darwinismo sociale è una corrente filosofica nata dagli studi di Charles Darwin e applicata alla dimensione sociale dal filosofo Herbert Spencer verso la fine del ‘800, ma coniato per la prima volta dal giornalista anarchico francese Emile Gautier in occasione del 50 congresso dei naturalisti tedeschi nel 1879. Spencer sosteneva la teoria dell’evoluzione in società, ovvero:  in società e in natura, vince chi si adatta meglio all’ambiente esterno, chi non si adatta, muore. Il darwinismo sociale è dunque una sorta di “lotta per la sopravvivenza” dove i più potenti vincono e schiacciano quelli che Giovanni Verga etichetta come i “vinti”, ovvero la classe sociale più bassa o quelli che Kipling chiama prigionieri nella poesia Il fardello dell'uomo bianco. Magistrale sono poi le scene finali de Il libro della giungla da Kipling e dalla Disney mettono in luce la legge del più forte e il principio di adattamento

Infatti, quest’idea del meccanismo sociale, di cui tanto si parla nella letteratura naturalista - verista, sostiene la legge del più forte, ossia il ceto più ricco e più forte schiaccia i ceti sociali più deboli. Per questo i ceti da Verga descritti sono i vinti, perché loro sono il ceto più basso e quindi più debole, che viene oppresso da chi è più potente. In merito a ciò Verga dice anche che i vincitori di oggi, saranno poi gli sconfitti di domani, perché il progresso è un inarrestabile fiume in piena, che prima o poi travolgerà tutto e tutti.

Un classico esempio di vinto è Rosso Malpelo: protagonista di una delle novelle di Verga. Egli non è altro che un povero ragazzo schiacciato dalla società. Rosso Malpelo, infatti, è davvero un vinto della società dei minatori, un ragazzo che è stato schiacciato dalla  nascita fino alla sua morte.

L'uomo di fine 2020 sente come questa logica sia perversa e soverchiante, per questo si augura che sia stata ampiamente superata. Tuttavia, guardando alla realtà dei fatti, il concetto di darwinismo sociale lo si riscontra ancora oggi. Anche ai nostri giorni, i potenti continuano ad essere coloro che possiedono il potere decisionale, mentre gli schiacciati della società sono i più deboli, coloro che non hanno il potere sufficiente per difendersi, coloro che non hanno voce. 

Nonostante ciò, in Italia vige la legge dell’uguaglianza, nell’articolo 3 della costituzione italiana, comma 1: 

"Tutti i cittadini hanno pari dignità e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese".

Speriamo sia effettivamente sempre così. 



A.K 

V^B Ling. 


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