Passa ai contenuti principali

LITERATURA SIN TIEMPO: M.J.LARRA, C.BECCARIA Y V. HUGO

 Pena de muerte… ¿De acuerdo o no?

¡Hola a todos!

Bentornati nella nostra rubrica Culture del mondo! Oggi vi parleremo di un tema molto importante che secondo noi potrebbe definirsi un vero e proprio tabú, ossia la Pena de muerte”… Un articolo nato dalla lettura di un testo di Mariano José de Larra, autore spagnolo del XIX secolo, e che mette a confronto più voci: Cesare Beccaria e Victor HugoNon vi resta che scorrere in basso per poter leggere larticolo completo e condividere la vostra opinione sui nostri social.

Buona lettura y ¡Hasta la próxima!

A.K





https://pixabay.com/it/photos/forca-lavoro-a-maglia-appendere-2631544/



¿Qué es la pena de muerte? 

La pena de muerte, pena capital o ejecución consiste en provocar la muerte a un condenado por parte del Estado, como castigo por cometer un delito establecido en la legislación. Los delitos por los cuales se puede aplicar esta sanción se suelen denominarse «delitos capitales»”. Esta es la definición que nos dawikipedia. Dicho de otra manera: el reo de muerte es cuando alguien comete un delito y el tribunal dice que tiene que ser condenado. ¿Y como ? A través de la muerte. 

Antes para la gente era algo natural, de hecho Mariano José de Larra, uno de los escritores más conocidos del Romanticismo español, in Un reo de muertedice que el pueblo está satisfecho de ver a un hombre morir, además lo ven como un entretenimiento. Sin embargo, él hace una crítica hacia la sociedad con el intento de arreglar muchas de las costumbres que  solía haber en España en este momento, costumbres que él mismo etiqueta como anticuadas. Al igual que él, también otros autores hablan del mismo tema, un ejemplo en Italia podría ser Cesare Beccaria. 

Beccaria en el siglo XVI escribió “Dei delitti e delle pene”,  una obra fundamental para el país porque reformó los procesos criminales y abolió la pena de muerte en el Gran Ducado de Toscana a finales del siglo XVIII. Además, según Beccaria, los criminales no deben ser torturados y asesinados, porque si la justicia mata a un hombre, la justicia misma también termina siendo culpable. Además sostiene que si la ejecución es pública no sería educativo. Más que la muerte, Beccaria propone hacer trabajar  por vida a los condenados; dado que el hombre tiene más miedo de vivir como un esclavo que morir en un instante. Además, hacer trabajar a los criminales los haría ser útiles a la sociedad y sería un método de castigo más educativo. Gracias a las palabras de Beccaria la pena de muerte fue abolida en Toscana y después en toda Italia. 

El siglo después de Beccaria, uno de los escritores más conocidos de Francia escribe su obra maestra en 1829 o sea Le dernier Jour dun Condamné”, estoy hablando de Víctor Hugo. Víctor Hugo en esta obra critica al Gobierno francés, donde todavía existe la pena de muerte, con la que él no está de acuerdo. Este libro habla de los  últimos días  de vida de un prisionero en una cárcel francesa destinado a morir. La obra utiliza hace hincapié en la angustia, el miedo y la impotencia del condenado para manifestar el disenso del autor.

Estamos en 2020, pero hay todavía países donde la pena de muerte se ve como algo natural, hablamos de países como: los Estados Unidos, China, Belarús, Japón, Corea del Norte e Irán. 

Concluyo diciendo que creo que la pena de muerte es algo inhumano y cruel. Además creo que la violencia no es la mejor solución con la que actuar frente a un criminal, puesto que la violencia no educa.

En conclusión creo, como Beccaria, que lo apropiado sería hacerles trabajar. Pero ese trabajo no tiene que ser confundido con la tortura.

A.K., VB LING.


Commenti

Post popolari in questo blog

“Dica pur chi mal dir vuole. Noi faremo e voi direte”. Canzone delle Cicale

Immagine tratta dal sito: https://pixabay.com/it/vectors/cricket-insetto-cavalletta-pest-47470/ Le fanciulle:  Donne, siam, come vedete,  giovanette vaghe e liete.  Noi ci andiam dando diletto,  come s’usa il carnasciale:  l’altrui bene hanno in dispetto  gl’invidiosi e le cicale;  poi si sfogon col dir male  le cicale che vedete.  Noi siam pure sventurate!  le cicale in preda ci hanno,  che non canton sol la state,  anzi duron tutto l’anno;  a color che peggio fanno,  sempre dir peggio udirete.   Le cicale:  Quel ch’è la Natura nostra,  donne belle, facciam noi;  ma spesso è la colpa vostra,  quando lo ridite voi;  vuolsi far le cose, e poi ...  saperle tener secrete.  Chi fa presto, può fuggire  il pericol del parlare.  Che vi giova un far morire,  sol per farlo assai stentare?  Se v’offende il cicalare,  fate, mentre che potete.   Le fanciulle:  Or che val nostra bellezza, se si perde per parole?  Viva amore e gentilezza! Muoia invidia e a chi ben duole!  Dica pur chi mal dir vuo

BISOGNA COLTIVARE IL NOSTRO GIARDINO” Candido, Voltaire

Immagine tratta dal sito: https://pixabay.com/it/photos/zen-giardino-meditazione-monaco-2040340/ Questa citazione un po' enigmatica, è tratta dal libro molto celebre di Voltaire e riguarda un tema che ancora oggi suscita in noi tante domande: le stesse alle quali Candido, il protagonista, si era trovato a rispondere... nel romanzo vengono contrapposte le idee di due personaggi che simboleggiano  l' eterno scontro tra bene e male: Pangloss, il primo personaggio, aveva un'idea completamente ottimistica del mondo e delle persone, la quale è raccontata in chiave satirica dallo scrittore, in quanto al personaggio che professa questa dottrina e a tutti gli altri, capitano atroci disavventure e catastrofi naturali. L'asserto è così astratto e utopico, da non poter combaciare con il mondo reale e il male che vi è insediato. Questo concetto è ripreso dal manicheo (pessimista) Martin che, contrariamente a Pangloss, pensa che il mondo sia dominato interamente dal male, sia fisico

"Per essere felici bisognerebbe vivere" ci consiglia Oscar Wilde

  Immagine tratta dal sito: https://pixabay.com/it/photos/dublino-oscar-wilde-scultura-2757921/ “Per essere felici bisognerebbe vivere. Ma vivere è la cosa più rara al mondo. La maggior parte della gente si limita ad esistere e nulla più.” Così dice Oscar Wilde in un passo del breve saggio “ L’anima dell’uomo sotto il socialismo ”, in cui condanna il capitalismo del suo tempo, accusandolo di non dare spazio all’uomo per coltivare i propri talenti e di uccidere l’individualità delle persone. Egli aspira a una società ideale, quella socialista, in cui è bandito il dominio sull’uomo e ciò può avvenire solo con l’abolizione della proprietà privata e con un’organizzazione senza autorità. L’uomo deve gestirsi da solo, in autonomia, per poter trovare la propria libertà. Il socialismo ha valore  perché porta all’individualismo e la più intensa manifestazione di questo è l’arte. La società del suo tempo pensava che l’avere fosse più importante dell’essere e gli dispiaceva che essa avesse queste