"Una memorabile giornata"... una frase chiave per descrivere il film: memorabile.
A scanso di equivoci, va detto subito: non è la storia dell’illusionista che stava con Claudia Schiffer. Questo è il David Copperfield di Charles Dickens. Armando Iannucci si è cimentato con l’adattamento di uno dei romanzi più famosi di tutti i tempi, nonché l’opera più autobiografica e tra le più amate dallo stesso scrittore, del quale ricorrono i 150 anni dalla morte.
Dobbiamo fare una distinzione: Charles Dickens è l’autore del libro che gli valse il successo. Ogni scena del film è particolare, ma la mia preferita è quella in cui Dora, la fidanzata di David, gli dice che deve cancellarla dal suo libro. In realtà nel libro lei muore; nel film, viene cancellata. Una delle scene più commoventi del film, e non meno dolorosa. La pellicola gioca su un discorso metaletterario, metacinematografico: i protagonisti sono personaggi, narratori e realizzano azioni che in un film realista non accadrebbero.
Un altro aspetto interessante del
film sono i flashback, dove i personaggi
entrano dentro e prendono la parola. Due scene emblematiche: la
prima è all'inizio del film, quando David adulto assiste alla sua stessa
nascita; la seconda è il ritrovamento di
Emily. Lei è la nipote di
Peggotty, amica d'infanzia di David, che la incontra per la prima volta mentre
raccoglie conchiglie sulla spiaggia; fugge
alla vigilia delle nozze col cugino Ham assieme a Steerforth, l'infido amico di
David, che in seguito l'abbandonerà.
Dopo essere stata ritrovata, racconta di essere stata abbandonata da
Steerforth e lo schermo si apre come il sipario
di un teatro, dove i personaggi interagiscono
con quel flashback.
Notevole l’abilità sia di Dickens che di Iannucci nel rappresentare la Londra ottocentesca, che sia nel libro che nel film sembrano quadri in movimento. Una Londra sporca, fredda, frenetica, come la fabbrica dove il piccolo David è costretto dal patrigno a lavorare.
Vi sono altre ambientazioni importanti: la prima è Rookery, il maniero dove David trascorre la prima parte della sua infanzia. È un luogo caldo, magico e quasi onirico, ripreso nella sua anima bucolica, accentuata dall’eccentricità della zia Trotwood. Ma ci sono anche Dover, che con la sua casa costruita da uno scafo di barca al contrario cattura il cuore dello spettatore, e Canterbury, il signorile collegio animato da giovani dell’Inghilterra per bene. Ma soprattutto c’è il contrasto tra il caldo e il freddo, l’amore e la difficoltà.
Insomma, ci troviamo di fronte a un’opera realizzata da autori consapevoli e che raggiunge il risultato desiderato, ovvero emozionare, far sorridere e soprattutto rendere lo spettatore un po’ più felice di quando è entrato al cinema. Il montaggio a ritmo elevato contribuisce a questa generale sensazione di solarità. Quest'ultimo potrebbe a volte dare una leggera confusione allo spettatore, soprattutto se non ha mai avuto occasione di incontrarsi col Copperfield di Dickens. Questo però è un difetto “relativo”, dato che già l’opera letteraria gode di una moltitudine di personaggi e descrizioni. “Copperfield” è in generale un’opera che va vissuta nella pienezza della sua successione instancabile di eventi, proprio per poter apprezzare appieno la sua umile ma al contempo straordinaria vita.
Ovviamente il passaggio dal romanzo al film porta ad alcune inevitabili limitazioni nella caratterizzazione, data l’impossibilità di ottenere una caratterizzazione completa di tutti i contesti e i personaggi in sole due ore. Un film piacevole che tutti dovrebbero vedere, anche per capire quanto una persona, per quanto piccola sia, possa diventare chi vuole.
J. C.
III B Scientifico
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