La capacità di andare oltre….
E soprattutto di conoscere il valore delle parole
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“È importante capire perché attribuiamo determinate
caratteristiche ad alcuni gruppi e quali sono i meccanismi che guidano questi
processi cercando di comprendere i fattori di rischio che rendono certi gruppi
sociali più soggetti a stereotipizzazione.”
Piovono critiche. Se uno si veste
in modo più bizzarro, piovono critiche. Non puoi fare niente senza essere
criticato, giudicato e incasellato in qualche sistema. Il continuo bisogno di
riordinare non ci fa concepire la possibilità di non etichettare una determinata
persona. Se hai la pelle nera sei un delinquente, sei hai la pelle gialla sei
un delinquente, i bianchi sono coloro che si credono superiori, le donne sono
esseri inferiori, i grassi non vanno bene, i magri non vanno bene, i “normali”
non vanno bene, potrei trovare centinaia di esempi, tutti basati su teorie
senza fondamento, forse creati per la smania di dover appunto dare un
nomignolo, come se fossero oggetti, a qualsiasi cosa attorno a noi. Animata o
meno non ha importanza.
Per poter risolvere questo
problema gli studiosi hanno deciso di provare ad estirpare questi pregiudizi
fin dalle radici, coinvolgendo in una progettualità comune la fascia dell’età
infantile per provare ad indagare la presenza di stereotipi e preconcetti nella
loro età, basandosi soprattutto su una domanda “meglio pelle nera o pelle
bianca?” Inutile dire che l’educazione tramite questa iniziativa ha favorito un
incontro/scontro tra le varie culture ottenendo risultati molto positivi sui
bambini, esseri puri che hanno bisogno di assorbire quanta più energia positiva
c’è intorno a loro, “gli adulti del domani”. C’è anche un altro fattore
interessante da considerare: ognuno di noi interpreta la sua cultura e le sue
tradizioni a modo proprio, dunque al posto di normalizzare una vita in cui gli
immigrati sono costretti ad occultare le loro differenze a partire proprio dal
sistema scolastico, lì, in quel posto chiamato istituto, in quelle aule, può
avvenire un arricchimento, una scoperta dei bambini verso giochi, cibi, lingue,
tradizioni che non credevano esistere. Il bimbo sarà circondato di tutta la
linfa che ha bisogno per crescere, alla sua identità ne verrà aggiunto un
pezzetto, quel pezzetto che farà la differenza nel futuro prossimo, infatti
avrà la possibilità di comprendere che siamo tutti diversi eppure così simili.
Questo si chiama intercultura.
Altri ricercatori hanno attuato
un esperimento sociale che rende partecipi tutti gli studenti delle scuole
superiori per indagare l’evoluzione dei pregiudizi nei confronti delle donne di
colore o meglio la loro oggettificazione sessuale, chiamato “lo stereotipo di
Jezebel”. Le donne nere sono infatti viste come più promiscue rispetto alle
donne bianche. A questo studio sono stati sottoposti 38 studenti “bianchi” e a
quanto pare effettivamente questa problematica è ancora molto diffusa. Dunque
si sta cercando di lavorare nelle scuole con un progetto di solidarietà per le
donne proprio per far leva su quelle che saranno le nuove nascite in modo tale
da migliorare con il tempo uno schema che a quanto pare è radicato nella mente
di molti.
Ancora una volta per me la scuola
è al centro dell’occasione di portare le menti ad andare oltre, oltre a tutto
ciò che è sempre stato etichettato in un certo modo, comprendere che pelle bianca
o nera non fa la differenza, donne o uomini nemmeno, donne bianche o di colore
neppure, magri o in carne, biondi o castani. Ciò che fa la differenza è la
mente, come la operi, cosa pensi e cosa cerchi di portare di buono nella tua
vita e in quella di coloro che ti circondano. Dare un peso alle parole,
comprenderne il valore prima di usarle, stare attenti ai sentimenti altrui e
praticare il rispetto verso i “diversi” perchè siamo tutti eguali ma per
fortuna non uguali. Bisogna evitare di essere imprigionati in una storia
scritta dal passato, di costruirsi sopra ad altre persone, di identificarsi con
un’idea non condivisa solo perché comune, di rinchiudersi in un disegno. Siamo
tutti molto di più e questo sia nel presente sia nel futuro. Ognuno di noi ha
delle sfumature diverse che hanno bisogno di compensarsi in un unico colore per
formare l’umanità e creare qualcosa di positivo per le generazioni che
verranno.
“Il pregiudizio è una prigione. Il giudizio una condanna” - Achille
Lauro
A.R., IIIA Liceo Classico
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