No ecomafia: siamo esseri circondati dall’illegalità
“Andate a verificare di
persona quello che succede, i mass media non possono sostituire la realtà,
andate ad approfondire sempre, quando volete andare a vedere qualcosa di mafia
andate a vedere Caponnetto (il mio insegnante), Chinnici, Falcone e Borsellino
e in ultima analisi non fidatevi di nessuno, manco di me, ascoltate tutti ma
poi elaborate la vostra idea perché niente spaventa la mafia più della
cultura.”
Vittorio Musacchio
Con il termine ecomafia, coniato
dall’associazione Legambiente (nata nel 1980 sulla scia dei movimenti
ecologisti e antinucleari) si intendono le attività illegali delle organizzazioni criminali,
di tipo mafioso, che arrecano
danni all'ambiente in moltissimi settori. Rifiuti, animali, cemento, incendi,
agroalimentare, archeomafia ne sono i protagonisti oltre al fatto che bisognerebbe
andare ad approfondire le diverse modalità di infiltrazione da parte dei boss
malavitosi all’interno delle aziende, il concetto di mafiosità, la necessità di
una cultura, di una formazione e del coraggio di non cadere in un silenzio
complice di chi sa e non vuole rischiare.
Primo fra tutti per pericolosità
è sicuramente lo smaltimento illegale di rifiuti industriali proprio perché anziché
essere trattati e gestiti secondo le normative, che ne assicurano lo
smaltimento in regime di sicurezza ambientale e sanitaria, i rifiuti speciali
vengono nascosti e così avvelenano l’aria, contaminano le falde
acquifere, inquinano i fiumi e le coltivazioni agricole, minacciano la salute
di noi cittadini, contaminando con metalli pesanti, diossine e altre sostanze
cancerogene i prodotti alimentari. In questa rete rientrano sicuramente le
aziende, minacciate molto spesso dal così detto ricatto del “pizzo”, una forma
di estorsione praticata dall’ organizzazione criminale che pretende il
versamento di una percentuale del guadagno industriale.
Le mafie riescono a controllare
anche il business dell’agroalimentare, dal campo (detengono il potere dei campi
ortofrutticoli più importanti del Paese) al piatto. Dalle attività illecite di
base compiute in agricoltura, alle truffe per ottenere finanziamenti pubblici,
al lavoro in nero, al trasporto delle merci, fino ad arrivare alla vendita in
sé sui banchi. La presenza criminale, infine, è forte anche nella
commercializzazione di alcune produzioni tipiche pregiate, a cominciare
dall’olio di oliva, passando dal parmigiano reggiano alla mozzarella di bufala,
dal pomodoro al vino, spesso utilizzando l’imbroglio del “falso made in Italy” per
conquistare importanti fette del mercato internazionale.
Interessantissimo e poco noto è
il traffico commerciale con al centro gli animali, un fenomeno che si estende
dal Nord al Sud senza interruzioni e che vede la collaborazione tra la mafia
italiana e quella straniera nell’abbattimento degli animali, nel furto del
bestiame, nelle scommesse illegali sulla corsa dei cavalli, nel contrabbando
della fauna selvatica e nel racket del pesce.
Questi riportati sopra sono solo
alcuni esempi di come la criminalità organizzata può influire nella vita
quotidiana di ogni giorno, andando a colpire tutti direttamente o
indirettamente. Un’illegalità che anche nel periodo del lockdown si stima che
sia andata avanti e anche cresciuta in alcuni ambiti. Eppure sembra quasi che
questa piovra silenziosa agisca senza ostacoli, indisturbata, in silenzio, ma è
un silenzio che porta alla morte e non solo per i magistrati, i giornalisti, i
poliziotti, le istituzioni, ma anche e soprattutto i cittadini. E quando ci si
domanda cosa si può fare, come si può fermare; quando ci si libera di dosso la
responsabilità della mancanza di azione per contrastare il fenomeno andando a
giustificarsi per l’età, scaricando la colpevolezza sugli altri, è proprio qui
che dovremmo capire che noi stessi dobbiamo ricercare la verità, che noi stessi
dobbiamo combattere con la parola, ricordare le vittime “sconosciute” perché
non rimangano tali, siamo noi che dobbiamo combattere la mafia che c’è in noi
stessi, nei nostri amici e poi al di fuori del nostro essere. Tutto questo
riguarda tutti.
A.R. IIIA
Liceo Classico
Immagine linkata al sito di origine
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