“Chiara fa la catwoman mentre Fedez è a casa a fare il babysitter”.
Questo era il precedente titolo di un articolo del giornale “Leggo”, che alla sua uscita fece così tanto scalpore, suscitando proteste e disappunto – primo fra tutti, quello degli stessi Ferragnez – da costringere il quotidiano non solo a scusarsi pubblicamente, ma anche a cambiare titolo (come afferma lo stesso direttore di “Leggo”, Davide Desario, qui).
Perché tutto questo scalpore? Facciamo un passo indietro.
Come molti già probabilmente sapranno dai social, Chiara Ferragni recentemente è stata a New York per la Fashion Week, lasciando quindi a casa i due figli con il marito, nonché loro padre – ed è giusto sottolineare padre –, l’artista e rapper italiano Fedez. Fin qui tutto bene.
Questione di poco tempo ed esce un articolo del giornale “Leggo” con il titolo già sopracitato. Può sembrare un qualcosa di poco conto, quando in realtà, arrivati alla bellezza dell’anno 2022, si dovrebbe capire una volta per tutte che ogni singola parola ha un peso: lo si ripete all’infinito, ma non lo si impara mai.
Sicuramente il giornalista che ha scritto l’articolo non aveva cattive intenzioni, né tanto meno siamo qui per giudicarlo . Ma è innegabile che il titolo del suo articolo – tristemente noto a questo punto – ha scoperto un tema ancora fortemente sentito, soprattutto in Italia. L’episodio dei Ferragnez è solo l’ultimo di una lunga serie: tempo fa era successa la stessa cosa al precedente compagno di Belen Rodriguez, Antonino Spinalbese, ma anche a tanti altri padri, famosi e non.
Chiara Ferragni che vola a New York è una donna indipendente, nonché un’imprenditrice e influencer di successo – ma anche una mamma di serie b –, mentre Fedez che sta a casa ad occuparsi dei figli è un “baby sitter”.
Piccolo appunto: no, Fedez non fa il baby sitter, ma il padre. Non mammo, non uomo di casa. Il padre.
Perché per quanto queste parole possano sembrare “innocenti” e di poco conto, in realtà sono frutto di una società fortemente maschilista e machista che associa le attività relative alla casa e alla famiglia, in special modo ai figli, alla figura della donna.
Lo stesso sito online della “Treccani” riporta la seguente definizione della parola “mammo”:
“Uomo che, nella cura dei figli e nella gestione della casa, svolge le funzioni che sono state tradizionalmente proprie di una mamma”.
È importante ribadire che questa è una mentalità sbagliata non solo perché sminuisce in un qualche modo la figura della donna, ma anche e soprattutto quella di uomo e padre; infatti il termine, che è letteralmente il maschile di “mamma”, femminilizza la figura paterna – dando l’idea del padre “femminuccia”, che non fa “cose da uomo” – e trasmette ai bambini un’idea stereotipata di femminile.
Spesso viene utilizzato anche come termine scherzoso, ma è molto più importante dare un peso alle parole, in special modo in una società dove purtroppo certe tematiche sono ancora troppo delicate.
In passato la figura del padre era vista con un alone di distanza, molto più austera e autoritaria rispetto a quella della madre ed è proprio per questo che bisogna riconoscere il cambiamento che sta avvenendo. Non è l’uomo a dover essere sempre “quello che porta il pane a casa”, così come la donna quella ad accudire e crescere i figli.
Se si vuole un mondo di eguaglianza, si deve dare il giusto peso a tutto, anche a queste cose che all’apparenza possono apparire sottigliezze. Un uomo può stare a casa per i figli, fare il “casalingo” mentre la moglie o compagna lavora, può mostrare dolcezza, empatia e gentilezza. Può anche essere in grado di stare più tempo con i figli a seguito di una separazione o un divorzio.
Perché un uomo che si occupa dei figli non è un mammo o un baby sitter: chiamatelo semplicemente “papà”.
S. F.
III A Class
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