Recentemente ho letto una poesia recitata dalla comica Paola Cortellesi al Quirinale dal titolo: Com’eri vestita che mi ha dato parecchio su cui riflettere.
Questo perché durante un processo per un atto di violenza sessuale contro una donna, una delle prove più rilevanti è l’abbigliamento che quella indossava la sera dell’aggressione?
Forse perché, essendo note le norme in una società maschilista, si cercava di tutelare al massimo l’onore dell’uomo, ma questo non aiuta sicuramente ad arrivare alla tanto agognata parità di sessi.
Nel film Sotto accusa si tratta un tema estremamente attuale: la violenza verso una donna da parte di uomini che, essendo ubriachi, hanno approfittato di lei e, durante il processo, la prima domanda posta dall’avvocato della difesa fu: "Com’era vestita quella sera?" come se gli uomini coinvolti avessero avuto il diritto di violentare una ragazza solo perché indossava una minigonna.
Nella poesia che ho citato, la scrittrice capovolge completamente lo stereotipo della “vittima di violenza” raccontando della sua esperienza personale. Si concentra principalmente sui suoi vestiti::una maglietta a maniche corte e una gonna sotto il ginocchio insieme ad un paio di scarpe da ginnastica; un abbigliamento per niente provocante e, nonostante ciò, ha dovuto subire il peggiore degli scempi.
La parte più interessante della poesia, però, è la conclusione.
Ricordo anche
che cosa lui stesse indossando
quella notte
anche se
è vero
nessuno
me l’ha mai chiesto
Questo ci fa capire la differenza tra una donna e un uomo, anche nelle questioni giuridiche. Perché una donna deve avere paura di andare in giro sola la notte? Perché si sentono continuamente episodi di violenza, come quelle successe davanti al Duomo di Milano a Capodanno?
Bisogna cambiare le cosa partendo dal basso e dire basta a tutto ciò che si sente dai notiziari partendo con la sensibilizzazione sull’argomento fin dalle elementari, senza trascurare gli adulti, i principali artefici delle violenze.
A. M.
V B Ginn.
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