Forse qualcuno si ricorda, seppur vagamente, di questo termine: se n’era parlato qualche mese fa, nell’ottobre del 2021, quando ci fu la notizia che lo stato della California aveva varato la legge AB453, che ha rubricato lo stealthing non come reato penale, ma come responsabilità civile.
Per “stealthing” si intende una pratica che consiste nel togliersi o danneggiare il preservativo senza che il partner lo sappia; purtroppo, non riguarda una specifica categoria, ma può riguardare un uomo o una donna, una coppia eterosessuale o una omosessuale.
Alexandra Brodsky, ricercatrice della Yale Law School, in un articolo sullo stealthing pubblicato sul Columbia Journal of Gender and Law, descrive le esperienze delle vittime, le conseguenze giuridiche di tale pratica e le vie legali per affrontarla. La comunità gay usa il termine stealthing per descrivere la pratica in questione almeno dal 2014.
Questo fenomeno e questa definizione, di certo, non sono nati dal nulla: in base allo studio di una professoressa della Columbia Law School, Suzanne Goldberg, nonostante lo stealthing non abbia recenti origini, a costituire la novità è infatti la sua promozione in rete all'interno di gruppi di uomini – c'è perfino chi dispensa consigli su come praticarlo.
Considerato illegale in Gran Bretagna, e come maltrattamento e violenza sessuale in Svizzera, era in realtà già stato preso in considerazione da alcuni studi nel 2003, tant’è che negli anni si sono svolti svariati processi per stealthing: nel 2014 in Canada, nel 2018 in Germania e nel 2019 in Svizzera, ad esempio.
Per quanto sia sconosciuto ai più – purtroppo, anche a causa di una scarsa informazione ed educazione sessuale – lo stealthing può essere considerato a tutti gli effetti una violenza sessuale in quanto manca un requisito fondamentale durante questa pratica: il consenso. Esso infatti costituisce a tutti gli effetti una vera e propria violazione nei confronti della vittima, uomo o donna che sia – sebbene le donne anche in questo caso siano le vittime principali.
Inoltre, sfilare o danneggiare un preservativo durante un rapporto sessuale può portare a dei rischi, quali gravidanze indesiderate e malattie sessualmente trasmissibili, oltre che lasciare dei disturbi emotivi e psicologici nella persona che ne resta vittima. In un rapporto sessuale, il consenso deve essere non solo presente dall’inizio, ma anche perdurare: nel momento in cui questo viene a mancare si può parlare effettivamente – e giuridicamente – di violenza sessuale.
Purtroppo, non esiste in Italia e in tanti altri paesi una legge specifica per questa pratica, che faciliterebbe molto più denunce e tutele per chi ne è rimasto vittima. D’altra parte, occorre evidenziare che, attualmente, un’educazione sessuale più attiva e consapevole, in special modo tra gli adolescenti, aiuterebbe ad essere più consapevoli di sé stessi e di quanto sia importante il dialogo e la conseguente prevenzione per queste – disgustose – pratiche.
S. F.
III A Class.
Commenti
Posta un commento