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La ricerca dell’anticonformismo nel conformismo



La scelta del titolo non è casuale. La società in cui viviamo è un ossimoro come quello sopracitato. Ognuno cerca di distinguersi, a partire da noi adolescenti fino ad arrivare agli adulti (per non dire anziani). C’è chi cerca di seguire la moda dei social sino a chi semplicemente cerca di capire come mostrare il pollo appena preparato, in modalità food porn. Oggi giorno si è conformisti non tanto seguendo le mode, ma nascondendosi dietro a schermi e tastiere, non per omologarsi, ma per scomparire.

 Prima, però facciamo un passo indietro e rivolgiamoci allo psicologo per eccellenza dell’accettazione sociale: Alfred Adler. Adler ci insegna che l’uomo ha bisogno delle interazioni umane, di far parte di un gruppo e di essere accettato dalla società. L’uomo è un animale sociale, e come tale ha bisogno di contatto con altri esseri viventi. Questo bisogno di conferme sociali si ha fin dalla nascita, infatti Adler dimostrò come l’ambiente a cui siamo esposti fin dall’ infanzia influenzerà per sempre il nostro modo di pensare e i nostri bisogni.

 Questo ci porta ad un altro punto saliente della nostra argomentazione, vale a dire il fatto che il bisogno di iterazioni sociali possa anche far scaturire conseguenze negative, quali complessi di inferiorità o di inadeguatezza. Vi starete chiedendo a questo punto: “quindi cosa vuoi dirmi?”. Con questo rapido incipit volevo introdurre un tema che ai giorni nostri diventa sempre più attuale e visibilmente notabile: la perdita di particolarità individuale.

 Vi sfido ad uscire di casa, guardarvi intorno e chiedervi: “Queste persone sono veramente uniche esteriormente o seguono semplicemente le mode?”. In questo periodo, i trend vestiari e musicali degli anni ‘60/‘70/‘80 stanno sempre più prendendo piede e quello che una volta poteva sembrare da nonna, ora è la cosa più “figa” che si possa trovare. Non c’è da meravigliarsi, è sempre stato così, fin dall’antichità ci sono stati degli usi e dei costumi tipici di un momento storico.

Il paradosso è quindi volersi mostrare anticonformisti, abbracciando la causa attuale del vintage, quando tutti “vinteggiano”, quindi generando un “anticonformismo conformante” (se si può dire così). Gli usi caratteristici di un dato periodo storico caratterizzano quel momento e rispecchiano quei cambiamenti sociali, politici e culturali che stavano avvenendo. Non appartengono quindi ai nostri giorni.

 Ma nel XXI secolo che cambiamenti sociali, politici e culturali stanno nascendo? cosa caratterizza questo secolo? Ormai siamo convinti che tutto quello che si poteva fare è stato già fatto: Coco Chanel ha già rivoluzionato il mondo della moda con il primo abito da donna nero, Christian Dior ha già presentato il “new look” e i moti dello Stonewall sono già avvenuti. Basta dare uno sguardo agli adolescenti, a come si vestono e a come si comportano. Quello che è totalmente diverso da qualsiasi altro periodo storico prima d’ora è che le nuove generazioni hanno paura, hanno paura di essere loro stessi, hanno paura di distinguersi o non ne hanno neanche l’opportunità di farlo. O , meglio ancora, per distinguersi, abbracciano una vulgata comune, che “non si sa mai”. Un po’ come Dalla nel suo celebre disperato erotico stomp: “la cosa eccezionale dammi retta è essere normali!.

 Concludo citando una frase detta da Lacan a Umberto Eco che racchiude perfettamente quello che vorrei trasmettere con questo articolo: “Mangia il tuo dasein!”, vale a dire: non aver paura di esprimerti, è già duro sopportare il giudizio sociale, anche quando sei conformemente anticonformista o, tanto più, anti-conformemente conformista.


N. D. 

IV B Ling.


Immagine linkata al sito di provenienza

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