Passa ai contenuti principali

Tessa: un'intervista con stile

Tessa: un'intervista con stile


Ciao ragazze!

Oggi si continua con le interviste e a rispondere alle nostre domande sarà una stilista, cugina della professoressa Albano, una testa piena di idee, dotata di grande umiltà e forza di volontà: Tessa Albano.

Conosciamola!

Cosa ti ha fatto avvicinare al mondo della moda?
È sempre stata una mia grande passione, fin da quando ero bambina.
Ricordo che, insieme a mia cugina, tendevamo a vestire bambole di ogni tipo tramite fazzoletti, nastri e ritagli di stoffa, reinventando modelli di ogni tipo.
Quale è stato il tuo percorso di studi?
Durante l'adolescenza ho frequentato il Liceo Classico e poi mi sono iscritta a Lettere Classiche all'Università degli Studi di Salerno, abbandonando temporaneamente questa passione. Una volta conseguita la laurea, però, ho deciso di iscrivermi all'Accademia Koefia a Roma e adesso sono qui, dopo tante fatiche!

foto concesse da Tessa Albano

Quali erano le tendenze dei tuoi anni delle superiori?
Durante gli anni della mia adolescenza ricordo andassero molto di moda i jeans a vita bassissima, le "Pinko bag" di tela, top corti e scollati sulla schiena e scarpe con punta quadrata e a punta. Andavano tantissimo di moda marchi come Onyx, Guru, Killah, Kocca... Ormai quasi spariti dalla circolazione!
Ricordo, durante il periodo delle superiori, di aver vissuto per qualche anno un "periodo viola": mi vestivo completamente di questo colore, fino alle scarpe (in quanto abile cercatrice 🤪). Ho anche fatto ridipingere la mia cameretta interamente di viola!
Come rendere "unico" un capo?
Il segreto sta nel dettaglio, essere riconoscibile e dare nell'occhio.
Tutti i grandi stilisti hanno un proprio dettaglio che salta all'occhio per il quale le persone di tutto il mondo possano riconoscerlo: Chanel, ad esempio, è immediatamente riconoscibile per le sue giacche con un taglio particolare e di tweed, un particolare tessuto intrecciato, difficilissimo da manipolare, poiché facilmente sfilabile o anche per le sue perle, dalla quale la notissima foto della stilista. Altri esempi sono la Nike, famosa per il suo baffo e scarpe off-white o la felpa della GCDS.
Vestirsi con capi vintage è diventato uno stile di vita adottato da quasi tutte le persone, pensi che sia giusto il modo in cui viene utilizzato e reinventato?
Quando si parla di vintage, si intendono capi che risalgono al massimo agli anni 90. Di solito questo fenomeno è affiancato al termine "usato", ma in realtà è un vero e proprio simbolo carico di storia.
Quando ci si veste vintage bisogna giocare con la creatività, cercando di esaltare il capo indossato, ma allo stesso modo renderlo coerente con gli altri pezzi che stiamo indossando.
Shop online molto interessanti possono essere trovati su Depop, di cui vi segnalo il profilo Curlyvintage, ma anche su siti dedicati, come quello di La galleria del Vintage
Da non dimenticare, però, gli innumerevoli negozi vintage o i mercatini, che ormai si trovano dappertutto, come il famosissimo mercato del vintage a Resina, Napoli.
Come fa un vestito, accessorio o calzatura ad espandersi così in fretta ed essere comprato ed utilizzato da tutti?
Partiamo dicendo che la maggior parte delle tendenze viene studiata e proposta almeno due anni prima della diffusione sul mercato, ma è solo in quel momento che si deciderà se effettivamente un capo possa essere unico oppure no.
Per quanto riguarda la popolarità di un capo, dipende molto dal canale con cui viene diffuso quel capo. Per esempio, cantanti famosi come i BTS, hanno lanciato la moda degli stivaletti con la suola alta e in non meno di due ore avevano già fatto milioni di visualizzazioni e riscosso un grande successo diventando poi un must-have per tutte le ragazze. Un social cinese molto diffuso, che contribuisce alla diffusione di questo materiale è "weibo".
Cosa possiamo trovare dietro le quinte di questo mondo?
Non è tutto oro quello che luccica: anche dietro all'alta moda (come in tutti i campi) purtroppo all'inizio si riscontrano stipendi da schiavismo, come nella mia prima esperienza da stagista, in cui percepivo al mese 150€ lavorando 8 ore al giorno.
Nel mondo dell'haute couture, inoltre, vi è un enorme e privilegiato maschilismo. Per quanto riguarda la mia esperienza personale ho subito tante umiliazioni e ingiustizie, ma grazie ad esse, stringendo i denti, sono riuscita ad andare avanti e realizzarmi. Per fare questo mestiere è molto importante possedere una forte resilienza e carattere, ma soprattutto una precisa organizzazione.
Se penso al dietro le quinte, penso a nottate stressanti, che poi sono andate a trasformarsi però in grandi soddisfazioni. Essere una stilista non è solo disegnare un cartamodello, ma gestire, comunicare, stare attenti al dettaglio, rimediare e soprattutto essere dotati di grande responsabilità. C'è un grande lavoro dietro.

Qual è la prima cosa che si pensa quando si crea un vestito?
Creare un solo vestito è banale, trovo molto più avvincente l'idea di poter ideare e realizzare un'intera collezione!
Prima di tutto cerco un tema, iniziando da uno scarabocchio, a sensazione e sentimento, e creo un moodbard, che rappresenta il concetto da realizzare.
Ad esempio una delle mie prime collezioni era incentrata sulla pazzia: sangue, catene, macchie di Rorschach, camicie a bende, cinghie e calze strette. Un altro tema assegnatomi in Accademia è stato quello sulla città di Roma ed io avevo scelto la spazzatura rappresentata, ad esempio, da una gonna lunga, voluminosa e rigorosamente nera.
Non mi piace l'idea di una società che prende e copia, così è molto più facile fare una collezione, ma non ti fa sentire bene fino in fido, poiché l'idea non era del tutto tua e ciò che hai creato non rispecchia a pieno ciò che in realtà avevi pensato inizialmente.
Creare un qualcosa di veramente unico richiede tempo, costanza e soprattutto una grande ricerca.

foto concessa da Tessa Albano


Ad oggi non sembra esserci un vero e proprio stile del momento, i giovani tendono ad essere un po' più originali. Sei d'accordo con me?
Penso che in questo momento vada molto di moda il "mood anni 90": vedo molti giovani reinventare il proprio stile, indossando capi vintage che richiamano lo stile della mia adolescenza. Un indumento molto diffuso tra i giovani  nell'ultimo periodo è decisamente il Levi's 501.
Devo dire, però, che non si ha più uno stile che caratterizza la nostra epoca, perché tutto torna e ognuno di noi adatta, in base a propri gusti e stili ciò che ci fa sentire più a nostro agio.
E proprio perché gli anni 2000 sono stati dei veri e propri revival delle epoche precedenti, ad esempio l'anno 2016 è stato un vero e proprio boom 1968!

Grazie mille per averci dedicato un po' del tuo tempo è stato un vero e proprio piacere!❤


C. Z.         

IV C Scienze Umane        

Commenti

Post popolari in questo blog

“Dica pur chi mal dir vuole. Noi faremo e voi direte”. Canzone delle Cicale

Immagine tratta dal sito: https://pixabay.com/it/vectors/cricket-insetto-cavalletta-pest-47470/ Le fanciulle:  Donne, siam, come vedete,  giovanette vaghe e liete.  Noi ci andiam dando diletto,  come s’usa il carnasciale:  l’altrui bene hanno in dispetto  gl’invidiosi e le cicale;  poi si sfogon col dir male  le cicale che vedete.  Noi siam pure sventurate!  le cicale in preda ci hanno,  che non canton sol la state,  anzi duron tutto l’anno;  a color che peggio fanno,  sempre dir peggio udirete.   Le cicale:  Quel ch’è la Natura nostra,  donne belle, facciam noi;  ma spesso è la colpa vostra,  quando lo ridite voi;  vuolsi far le cose, e poi ...  saperle tener secrete.  Chi fa presto, può fuggire  il pericol del parlare.  Che vi giova un far morire,  sol per farlo assai stentare?  Se v’offende il cicalare,  fate, mentre che potete.   Le fanciulle:  Or che val nostra bellezza, se si perde per parole?  Viva amore e gentilezza! Muoia invidia e a chi ben duole!  Dica pur chi mal dir vuo

BISOGNA COLTIVARE IL NOSTRO GIARDINO” Candido, Voltaire

Immagine tratta dal sito: https://pixabay.com/it/photos/zen-giardino-meditazione-monaco-2040340/ Questa citazione un po' enigmatica, è tratta dal libro molto celebre di Voltaire e riguarda un tema che ancora oggi suscita in noi tante domande: le stesse alle quali Candido, il protagonista, si era trovato a rispondere... nel romanzo vengono contrapposte le idee di due personaggi che simboleggiano  l' eterno scontro tra bene e male: Pangloss, il primo personaggio, aveva un'idea completamente ottimistica del mondo e delle persone, la quale è raccontata in chiave satirica dallo scrittore, in quanto al personaggio che professa questa dottrina e a tutti gli altri, capitano atroci disavventure e catastrofi naturali. L'asserto è così astratto e utopico, da non poter combaciare con il mondo reale e il male che vi è insediato. Questo concetto è ripreso dal manicheo (pessimista) Martin che, contrariamente a Pangloss, pensa che il mondo sia dominato interamente dal male, sia fisico

"Per essere felici bisognerebbe vivere" ci consiglia Oscar Wilde

  Immagine tratta dal sito: https://pixabay.com/it/photos/dublino-oscar-wilde-scultura-2757921/ “Per essere felici bisognerebbe vivere. Ma vivere è la cosa più rara al mondo. La maggior parte della gente si limita ad esistere e nulla più.” Così dice Oscar Wilde in un passo del breve saggio “ L’anima dell’uomo sotto il socialismo ”, in cui condanna il capitalismo del suo tempo, accusandolo di non dare spazio all’uomo per coltivare i propri talenti e di uccidere l’individualità delle persone. Egli aspira a una società ideale, quella socialista, in cui è bandito il dominio sull’uomo e ciò può avvenire solo con l’abolizione della proprietà privata e con un’organizzazione senza autorità. L’uomo deve gestirsi da solo, in autonomia, per poter trovare la propria libertà. Il socialismo ha valore  perché porta all’individualismo e la più intensa manifestazione di questo è l’arte. La società del suo tempo pensava che l’avere fosse più importante dell’essere e gli dispiaceva che essa avesse queste