Chi agisce con la violenza psicologica utilizza l'altro come bersaglio su cui scaricare i propri conflitti interiori, o ritiene l'altro un oggetto che deve essere posseduto per mantenere un'illusione di onnipotenza.
È un individuo che ha bisogno di sentirsi potente o migliore e ci riesce solo schiacciando un altro.
È un debole che cerca una vittima per sentirsi forte; è un frustrato; è un incapace, oppure si sente incapace e proietta sull'altro la propria incapacità.
Questi individui non sanno relazionarsi. Perché ogni relazione presuppone una reciprocità, il rispetto per la persona e i bisogni dell'altro, il riconoscimento dei suoi diritti. Molti uomini si sentono insicuri contro la sicurezza delle" nuove donne" e sviluppano una rabbia che negli individui deboli e disturbati sfocia nella violenza.
Viziare la persona cui tieni, essere perennemente disponibile, accontentarla in tutto è un modo carino di manifestare interesse, coinvolgimento e amore.
Accoglierla sempre, ascoltarla, supportarla e non abbandonarla mai, nemmeno nei momenti più difficili, è una maniera per darle sicurezza e farla sentire appoggiata e accudita.
Si arriva, però, a un punto in cui ti rendi conto che questo modo di procedere è assolutamente unilaterale e che tu, che sei dall'altra parte, non solo non hai una persona presente e disponibile per te, ma non hai nemmeno una persona che ti ascolti, appoggi, accudisca o supporti, ma solo qualcuno che si prende tutto quello che le viene dato senza dare assolutamente nulla in cambio.
Perché più dai, più vieni dato per scontato. Perché più sei presente, più matematicamente vieni ignorato.
La violenza psicologica non lascia lividi visibili, quel freddo e la realtà mettono i brividi.
La violenza psicologica su una donna è orrenda quanto, se non di più, di quella fisica.
Quando l'uomo che ami inizia a fare violenza psicologica su di te difficilmente te ne accorgi.
Quando è successo a lei, ricorda, che credeva a tutto ciò che le veniva detto, anche se palesemente falso. Con la violenza psicologica che ha subito si è allontanata da tutti: dalla sua famiglia, dai suoi amici.
Nonostante avesse solo vent’anni, non parlava più con nessuno in casa sua e nemmeno fuori. Era arrivata ad odiarsi, a voler morire perché "l'uomo" che amava continuava a ripetere che era solamente un mostro.
Quando subisci violenza psicologica non te ne accorgi e piano piano diventi dipendente da quella persona che ti maltratta: inizia a farti sentire in colpa per un messaggio a cui hai risposto in ritardo, per una parola non detta, per delle foto con delle amiche.
La violenza psicologica non passa mai, indelebile, torna a tormentarti nei momenti di massima debolezza e fragilità.
La notte è il momento della giornata peggiore: nonostante la storia sia finita lei ha ancora cicatrici enormi dentro di sé, ma anche esternamente: cicatrici causate da chi diceva di amarla. Cicatrici sul corpo, sul cuore e sull'anima.
Questa ragazza, oggi, dopo anni di violenza psicologica e fisica, ha deciso di aprire un centro dedicato a tutte le donne vittime di queste persone che permettono di definirsi umani: con un cuore e un cervello, che, però, non sanno usare.
Nonostante questi anni di cura, sia per quanto riguarda il corpo: maltrattato e deformato; sia per quanto riguarda l'anima: prosciugata di tutta la sua empatia, la sua dolcezza, il suo amore, la sua luce.
Nonostante alcune ferite siano guarite e si siano cicatrizzate, le parole dell’"uomo" che amava, continuano, imperterrite, a rimbombarle nelle orecchie come un eco infinito, una voce dura e composta: quella di lui; una voce singhiozzante e rotta: quella di lei.
Nonostante alcune ferite siano ancora aperte e non pronte ad accogliere un disinfettante a guarirle, lei si sente di dire a tutte quelle donne, che hanno dovuto subire la rabbia repressa di un individuo che non si può definire uomo: non permettere mai a nessuno di controllare la tua vita, nemmeno il tuo cuore, perché si sa, il cuore è ingannevole, l'amore diventa cieco e si finisce vittima di un incubo.
Troppe donne fanno dipendere la propria considerazione di sé, il proprio valore e la propria autostima da come le vedono gli uomini. Questo a causa di una difficoltà a sviluppare un proprio carattere e una propria personalità che le renda libere di scegliere chi e come essere. Non credo esista carcere peggiore del bisogno di riconoscimento e del parere altrui per sentirsi importanti o di valore. Il giorno in cui la maggior parte delle donne si convincerà di questo smetteremo, forse, di essere considerate il sesso debole.
Lei, ora, non è stanca: è a pezzi, logorata, come uno scoglio che viene levigato dalle violente e irrefrenabili maree.
Non è triste: è le rimanenze di un assalto e assedio quotidiano.
Non è una delusione: è molto più di ciò che chi critica ammetterà mai.
È la fenice che è risorta dalle proprie ceneri, è ciò che non era possibile fare.
È colei che è rimasta nell’oscurità e la illumina, testarda, imperterrita ogni giorno.
Lei è speranza, le è ciò che chi giudica per inferiorità non sarà mai.
Lei era una ragazza, ora è una donna, a cui io ho dato un corpo, un cuore e una voce.
Lei è tutte le donne che ogni giorno sono vittime del gaslighting e nemmeno se ne accorgono.
Per favore informatevi: non tutti i comportamenti che vengono spacciati per atti di amore, lo sono.
Essere manipolati e subire sono le vie più semplici.
Scegliete di ribellarvi: vi porterà alla libertà e alla indipendenza.
D.V.
VB ling
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