Il Giardino
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La casa dei nonni era a due ore
di auto dal loro appartamento. Lara, la mamma e il papà caricavano la macchina
di bagagli e poi lei si sistemava dietro, papà guidava e la mamma metteva le
cassette nella radio - una ogni mezz’ora, circa.
Quando arrivavano era una grande
festa. La nonna apparecchiava fuori, se la stagione lo permetteva, oppure
davanti al caminetto in inverno. Lara preferiva mangiare seduta sotto gli
enormi rami degli alberi, con la brezza leggera che passava attraverso le
foglie ed i pollini che fluttuavano nell’aria. Di solito erano invitati anche
gli zii ed i cugini, e così l’enorme dimora ottocentesca si riempiva di voci,
urla, chiacchiere e suoni allegri, che andavano avanti fino a sera.
Era proprio la sera del primo
giorno, quando esausta dall’aver giocato a nascondino tutto il giorno si
infilava tra le lenzuola di bucato, nella cameretta che era stata di sua madre,
ecco, era proprio quando stava per spegnere l’abat-jour che le vedeva. Piccole
mani, piccoli piedi, piccoli occhi e piccole ali, il resto era luce e profumo
di fiori. Volavano attraverso la finestra socchiusa, facevano un giro sopra il
suo letto e sussurravano saluti con la loro voce di sonagli, le sfioravano il
viso con le ali sottili, in un lampo volavano di nuovo fuori. Lara spegneva la
luce e scivolava in un sonno sereno. Era l’inizio dell’estate.
Per tutta la sua permanenza
estiva nella casa dei nonni, Lara passava giornate intere al fondo del
giardino. Lì infatti, gli alberi si diradavano, formando un piccolo cerchio di
prato, dove il sole creava disegni geometrici giocando con le foglie. Vi erano
collocati poi, strani mobili di pietra, ricoperti di muschio: due poltroncine
ed un tavolo rotondo. Era sulla poltroncina di destra che Lara si sedeva, e per
lunghissime, felici ore, si intratteneva con le piccole creature che con le sussurravano
le loro storie, le pettinavano i capelli con le loro minuscole dita, le
portavano fiori e si sedevano sui suoi palmi.
Durante i lunghi pranzi e nelle
interminabili sere passate davanti a casa, mentre il papà e il nonno fumavano
lunghi sigari, Lara raccontava alla mamma le storie che le sue piccole amiche
le avevano sussurrato durante la giornata. Lei non sembrava crederci, e la
ammoniva di non giocare in posti troppo isolati. La nonna, intanto però,
ascoltava e sorrideva nell’ombra, dondolando lentamente sulla sedia.
Lara aveva tentato mille volte di
far conoscere le piccole creature alle sue cugine, ma esse erano timide,
ritraevano le loro ali, si nascondevano fra i rami, sparivano in mezzo ai fiori
colorati.
Solo quando era sola tornavano,
la venivano a salutare nella sua stanza, si sedevano in cima ai quadri - foto
della mamma da piccola e fiori secchi incorniciati -, aprivano l’armadio e
facevano dondolare le sue gonne ed i suoi vestiti, poi la salutavano e Lara
sapeva che era un arrivederci al giorno dopo.
La lunga estate nella casa dei nonni era
questo, i tramonti infiniti, i rami che creavano lunghe gallerie d’ombra, la
cucina della nonna e la compagnia di quelle creature alate che nessuno vedeva e
di cui, solo sua nonna, sorridendo, sembrava sapere più di quel che ne sapevano
gli altri.
E. Boggetti, IIIB Liceo Classico
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