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IL GIARDINO

 

Il Giardino

 https://pixabay.com/it/photos/albero-legno-vecchio-nodoso-trib%C3%B9-3597671/


    La casa dei nonni era a due ore di auto dal loro appartamento. Lara, la mamma e il papà caricavano la macchina di bagagli e poi lei si sistemava dietro, papà guidava e la mamma metteva le cassette nella radio - una ogni mezz’ora, circa.

    Quando arrivavano era una grande festa. La nonna apparecchiava fuori, se la stagione lo permetteva, oppure davanti al caminetto in inverno. Lara preferiva mangiare seduta sotto gli enormi rami degli alberi, con la brezza leggera che passava attraverso le foglie ed i pollini che fluttuavano nell’aria. Di solito erano invitati anche gli zii ed i cugini, e così l’enorme dimora ottocentesca si riempiva di voci, urla, chiacchiere e suoni allegri, che andavano avanti fino a sera.

    Era proprio la sera del primo giorno, quando esausta dall’aver giocato a nascondino tutto il giorno si infilava tra le lenzuola di bucato, nella cameretta che era stata di sua madre, ecco, era proprio quando stava per spegnere l’abat-jour che le vedeva. Piccole mani, piccoli piedi, piccoli occhi e piccole ali, il resto era luce e profumo di fiori. Volavano attraverso la finestra socchiusa, facevano un giro sopra il suo letto e sussurravano saluti con la loro voce di sonagli, le sfioravano il viso con le ali sottili, in un lampo volavano di nuovo fuori. Lara spegneva la luce e scivolava in un sonno sereno. Era l’inizio dell’estate.

     La casa dei nonni, per lei, aveva almeno un milione di stanze. Le piaceva aprire le porte e sentire l’odore diverso di ognuna. Il primo mattino d’estate scendeva sempre in cucina e la nonna, sveglia da ore nonostante fosse presto, le preparava il caffellatte con i biscotti che faceva lei. La luce entrava dalle finestre enormi, mentre le piante sui davanzali protendevano i loro rami e si allungavano verso i raggi caldi. Il grande giardino, però, la chiamava a gran voce, rendendo breve il tempo da dedicare alla colazione.

     L’ultimo sorso di caffe' latte e poi, correndo, si fiondava verso il fondo del giardino. Lì, ne era sicura, abitavano le creature minuscole che le avevano fatto visita di notte.

    Per tutta la sua permanenza estiva nella casa dei nonni, Lara passava giornate intere al fondo del giardino. Lì infatti, gli alberi si diradavano, formando un piccolo cerchio di prato, dove il sole creava disegni geometrici giocando con le foglie. Vi erano collocati poi, strani mobili di pietra, ricoperti di muschio: due poltroncine ed un tavolo rotondo. Era sulla poltroncina di destra che Lara si sedeva, e per lunghissime, felici ore, si intratteneva con le piccole creature che con le sussurravano le loro storie, le pettinavano i capelli con le loro minuscole dita, le portavano fiori e si sedevano sui suoi palmi.

    Durante i lunghi pranzi e nelle interminabili sere passate davanti a casa, mentre il papà e il nonno fumavano lunghi sigari, Lara raccontava alla mamma le storie che le sue piccole amiche le avevano sussurrato durante la giornata. Lei non sembrava crederci, e la ammoniva di non giocare in posti troppo isolati. La nonna, intanto però, ascoltava e sorrideva nell’ombra, dondolando lentamente sulla sedia.

    Lara aveva tentato mille volte di far conoscere le piccole creature alle sue cugine, ma esse erano timide, ritraevano le loro ali, si nascondevano fra i rami, sparivano in mezzo ai fiori colorati.

    Solo quando era sola tornavano, la venivano a salutare nella sua stanza, si sedevano in cima ai quadri - foto della mamma da piccola e fiori secchi incorniciati -, aprivano l’armadio e facevano dondolare le sue gonne ed i suoi vestiti, poi la salutavano e Lara sapeva che era un arrivederci al giorno dopo.

     La lunga estate nella casa dei nonni era questo, i tramonti infiniti, i rami che creavano lunghe gallerie d’ombra, la cucina della nonna e la compagnia di quelle creature alate che nessuno vedeva e di cui, solo sua nonna, sorridendo, sembrava sapere più di quel che ne sapevano gli altri.

E. Boggetti, IIIB Liceo Classico

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