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La solitudine è una condizione esistenziale e anche un sentimento umano che porta l’individuo a isolarsi dal mondo circostante. La solitudine è un’arte, che non si improvvisa e che si apprende con pazienza ed esercizio. Questo tema è stato fonte d’ispirazione per molti artisti che, a secondo della propria sensibilità, hanno scelto di raffigurarla nelle loro opere.
Uno degli artisti che meglio la raffigura è Edvard Munch, uno dei pittori più celebri del XX secolo e che, più di ogni altro, anticipa l’Espressionismo. Le tematiche della sua pittura variano molto: dall’angoscia esistenziale alla crisi dei valori etici e religiosi, dalla solitudine umana all’incertezza del futuro. Del resto tutta la vita di Munch è stata segnata dal dolore e dalle sofferenze sia per le malattie che per i problemi familiari.
Fu lo stesso artista a descrivere il significato profondo del suo dipinto “L’urlo” in alcune pagine del suo diario: “Camminavo lungo la strada con due amici, quando il sole tramontò, il cielo mi si tinse di sangue, mi fermai, mi appoggiai stanco morto a un recinto, sul fiordo neroazzurro e sulla città c’erano sangue e lingue di fuoco, i miei amici continuavano a camminare e io tremavo ancora di paura, e sentivo che un grande urlo primordiale pervadeva la natura”.
La scena, fortemente autobiografica, è ricca di riferimenti simbolici. L’uomo in primo piano esprime il dramma collettivo dell’umanità intera, il ponte richiama i mille ostacoli che ciascuno di noi deve superare nella propria esistenza, mentre gli amici che continuano a camminare tranquillamente, rappresentano la realtà dei rapporti umani. È l’urlo di chi si è perso dentro sé stesso e si sente solo, inutile e disperato anche (e soprattutto) tra gli altri.
Un altro grande pittore che illustrò molto bene questo sentimento umano è l’americano Edward Hopper, tant’è che fu soprannominato “il pittore della solitudine e dell’attesa”.
La condizione di isolamento risalta nelle sue opere, attraverso la quotidianità che ritrae donne e uomini spesso soli, con sguardi assenti o persi, che percepiscono la distanza nei rapporti umani, incolmabile, neanche attraverso l'atto sessuale. Uomini e donne costantemente soli, immersi nei propri problemi, in cerca di un briciolo di speranza a cui aggrapparsi.
Queste sono le solitudini di Munch e di Hopper. Secondo me, invece, si tende a spesso a vederla come un fenomeno negativo, quando a volte è fondamentale prendersi del tempo per sé stessi, per riflettere su chi siamo, sui nostri comportamenti e sulle nostre responsabilità. Un effetto positivo che il lockdown ha avuto su di noi come individui è stato proprio l’obbligo di fermarci, di prendere una pausa da una vita e, forse, anche da una società che è in continua corsa contro il tempo.
C. G
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