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Dio e la lavatrice

 

 “Dio esiste e vive a Bruxelles” è una commedia surreale prodotta nel 2015 in Belgio, Francia e Lussemburgo. La trama del film percorre la vita di una bambina di nome Ea, figlia di Dio. Ea è stanca della vita con suo padre, un Dio crudele e irresponsabile che la tiene imprigionata nel loro appartamento a Bruxelles insieme alla madre. Un giorno, Ea decide di fuggire e di trovare sei nuovi apostoli che possano aiutarla a scrivere un nuovo testamento. Durante il suo viaggio, Ea incontrerà diversi personaggi strani e affascinanti, ognuno dei quali ha una propria storia e un proprio modo di vedere il mondo. Con il loro aiuto, Ea riuscirà a creare un nuovo testamento che incoraggia l’amore, la gentilezza e la compassione anziché la paura, la punizione e la violenza. Nel frattempo, il padre di Ea cerca disperatamente di trovarla e di riportarla a casa, temendo le conseguenze delle azioni della figlia. La trama si sviluppa attraverso una serie di flashback e di storie parallele che portano alla rivelazione finale di come Dio stesso sia stato sconfitto dalla creatività e dall’umanità di sua figlia e della moglie.


  Il film ha un cast stellare, con Benoît Poelvorde che interpreta Dio e Pili Groyne che interpreta Ea. Catherine Deneuve, François Damiens, Yolande Moreau, Didier De Neck, Romain Gelin, Laura Verlinden, Marco Lorenzini e Serge Larivière interpretano gli apostoli che Ea incontra durante il suo viaggio. È una commedia surreale che affronta temi profondi come l’amore, la libertà e la fede attraverso una narrazione originale e creativa. Il regista Jaco Van Dormael usa l’umorismo e l’assurdità per affrontare temi seri, come la precarietà della vita (Ea rivela a tutti le date di morte), l'importanza dell’unicità degli individui, la gestione del potere e l’amore, quello vero, che non passa attraverso alcuna forma e bellezza (Martine lascia il ricco marito per intraprendere una relazione con un gorilla, che la rende più felice e la fa sentire più amata).


  “Dio esiste e vive a Bruxelles” critica anche l’eccesso, che provoca effetti negativi sulla vita. La moglie di Dio senza nome rappresenta la possibilità di un cambiamento significativo nella vita di ogni uomo, sottolineando l’importanza di non essere sottomessi da nessuno. La sua storia ci dice anche che il desiderio genera sempre un cambiamento e la presenza di persone positive nella nostra vita ci rende migliori, dunque dobbiamo allontanare le presenze tossiche e negative.


  Una delle metafore più interessanti di questo film, a mio avviso, è quella della lavatrice: per uscire dall’appartamento si passa infatti dalla lavatrice presente all’interno di quest’ultimo e si sbuca in una lavanderia self-service, mentre per entrare si fa il percorso inverso. Ebbene, mentre Ea attraverso la lavatrice si è liberata dalla vita angosciante che fino a quel momento la opprimeva e si è purificata, Dio ha trovato nella lavatrice una prigione, dato che non poteva più ritornare nel suo regno, l’appartamento, perché troppo impuro, e pertanto è stato costretto nel suo personale ‘girone dell’Inferno’, dovendo svolgere dei lavori forzati carcerari. Indovinate dove? In una fabbrica di lavatrici.


  Per citare Pier Paolo Pasolini: “Il cinema è un’esplosione del mio amore per la realtà”, e questo film, per quanto surreale, rappresenta benissimo il mondo in cui viviamo.

 

V. C.

IVB Ginnasio

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