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La luce della speranza: Arcangelo Sassolino a Casale

La chanukkiah di Arcangelo Sassolino esposta presso il Museo dei Lumi di Casale Monferrato

Fragilità, tensione, equilibrio. Movimento, dualismo, collasso, imprevedibilità. Natura. Sono questi i sostantivi con cui definirei le tre opere di Arcangelo Sassolino esposte presso gli ambienti museali della Sinagoga di Casale Monferrato.

In occasione dell’accensione del primo Lume della festa della Chanukkah, lo scorso 18 dicembre, Arcangelo Sassolino, artista vicentino di fama internazionale (suo il Padiglione Malta alla scorsa Biennale di Venezia), ha inaugurato la sua personale, “Instabile come la speranza”.

Una mostra che ha suscitato in me emozioni contrastanti, a partire dal fine ultimo che l’artista si prefigge, cioè trasmettere la lotta intrinseca alla natura. Un messaggio che si percepisce immediatamente appena si mette piede nella Sala Carmi, dove sono esposte “Anche sì anche no” e “Pressione come forma”. In quest'ultimo lavoro, i due bulloni esterni che comprimono il blocco di fogli mostrano la forza, la pressione e l’equilibrio interni all’opera stessa: sembra sul punto di cadere o rovinare la carta, eppure rimane ferma, immobile, come congelata nel tempo e nello spazio.

Al centro della stanza si trova “Anche sì anche no”, un’enorme struttura in metallo che sorregge gli estremi di una lastra di vetro, sulla quale è adagiata un’incudine. Un oggetto pesantissimo che curva il vetro, senza però romperlo. La semplicità dell’installazione racchiude in sé una lotta e dualità costante: l’imprevedibilità della posizione dell’incudine, che potrebbe far crollare l’intera struttura in una questione di secondi, e la stabilità apparente dell’intera costruzione.

Mi sono ritrovata davanti a due opere così sconvolgenti e tranquillizzanti da sentirmi combattuta nei loro confronti. Il mio primo commento alla prima opera è stato “Come fa a non cadere?”, proprio perché quel plico di fogli dà l’impressione di poter rotolare per terra da un momento all’altro. D’altro canto, nei confronti della seconda opera ho avuto paura anche solo a camminarci attorno, a causa della scioccante fragilità della struttura.

Ma la mostra non finisce qui…

In un secondo ambiente, si erge davanti al visitatore un candelabro a nove bracci alto quasi 2 metri: una chanukkiah completamente realizzata in acciaio inox e alimentata a gas. Le luci vengono spente e la magia inizia: uno ad uno vengono accesi i lumi e le nove fiammelle illuminano la stanza. Il contrasto tra il freddo dell’acciaio e il caldo del fuoco rappresentano la sublimazione delle lotte fisiche e naturali già vissute con le opere precedenti. Il metallo racchiude la freddezza, la staticità, mentre i Lumi recano il simbolo del movimento: i due opposti sono la personificazione del ciclo della natura e della vita umana.

Cosa ci lascia questo progetto?

Sassolino ha la straordinaria capacità di immortalare la realtà e i suoi conflitti in chiave moderna. Il suo stretto rapporto con le comunità ebraiche sia in America che in Italia e con Elio Carmi hanno dato alla città di Casale l’onore di entrare in stretto contatto con le sue opere; e grazie alla sua innovativa visione del mondo circostante ha lasciato un segno, interpretando la tradizione della Chanukkah.

La mostra completa è visitabile fino alla fine di gennaio, poi la chanukkiah entrerà a far parte della collezione permanente del Museo dei Lumi.


N. D. 5 B Linguistico

Arcangelo Sassolino, Anche sì anche no


Arcangelo Sassolino, Pressione come forma

(le foto sono dell'autrice dell'articolo)

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