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Il mondo delle pubblicità

La televisione, nonostante la diffusione degli smartphone, non è ancora passata di moda.

I reality show sono seguiti da persone di tutte le età in base alla tipologia e al contenuto proposto; le soap opera, ricche di storie d’amore, colpi di scena e un pizzico di thriller, soddisfano principalmente le preferenze dalle persone più anziane; il telegiornale,  trasmissione leader d’informazione sui vari problemi che riguardano il mondo ed il nostro paese, detiene sempre un’altissima audience.

Tutti questi programmi, apparentemente così lontani tra di loro, hanno una caratteristica comune: la pubblicità.

Gli “stacchi pubblicitari” arrivano, puntualmente, nel momento più interessante della trasmissione, ad esempio quando viene comunicato il concorrente eliminato o scoperto il nome dell’assassino; ecco, “sul più bello” siamo sempre disturbati e irritati da queste pause.

Le pubblicità sono studiate accuratamente e nulla è casuale; le luci, le immagini, le inquadrature, le espressioni facciali le parole dette dagli attori sono funzionali al marketing e hanno un solo scopo: vendere. Invogliare le persone ad acquistare una piastra per capelli o fare una donazione mensile ad una società no profit, per esempio, è l’obiettivo dei “consigli commerciali”.

I pubblicitari, oltre alla realizzazione creativa, studiano tipologie di messaggi con una forte componente psicologica. Ebbene sì, ogni giorno siamo bombardati da messaggi pubblicitari che ci condizionano, senza neanche rendercene conto. Spesso, le “rèclame” mostrano mondi utopici, come la famiglia del Mulino Bianco, oppure situazioni estremamente piacevoli che tutti noi vorremmo si realizzassero ma, purtroppo la realtà è ben diversa.

Insomma, questi messaggi non sempre veicolano verità, ma più che altro ci dicono quello che vorremmo sentirci dire, per creare il nostro “mondo irreale perfetto”.

E’ giusto riconoscere un merito alla pubblicità: riesce a  “persuadere” una qualsiasi persona in pochissimi secondi, senza nemmeno avere un dialogo.

Recentemente, ho visto in tv interessanti spot che mi hanno fatto riflettere molto; erano puntuali, incisivi e mirati ad un pubblico specifico; alcuni incentrati sul tema della violenza sulle donne, altri per promuovere lo studio delle materie STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics) tra i giovani: nei video per sensibilizzare gli uomini a non commettere atti di violenza, in particolare sulle donne, ed in generale verso tutti gli esseri umani era presente un rasoio da barba elettrico (oggetto tipicamente maschile), mentre nei video inerenti all’istruzione venivano utilizzati giocattoli per bambini, come barbie o i lego.

Nonostante fossero pubblicità ricche di stereotipi, mandavano un messaggio forte e semplice da comprendere. Il principio di base è ormai chiaro: per creare pubblicità bisogna conoscere la psicologia umana.

A.M. (1B CLA.)




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