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La storia di Henrietta Lacks: un tributo alla donna dietro le cellule immortali


La storia di Henrietta Lacks

un tributo alla donna dietro le cellule immortali


Immaginate: un giorno vi svegliate avvertendo forti dolori in un punto specifico del corpo, ma, dopo aver “ovviamente” cercato tutte le sintomatologie su google, vi convincete che si tratti solo di un malessere temporaneo.

Passano i giorni, ma non si manifesta alcun segno di guarigione, anzi, la situazione sembra peggiorare, perciò vi recate all’ospedale.

Lì scoprono che nel vostro corpo sono presenti cellule strane, nuove, mai scoperte prima.

Ovviamente i medici iniziano a studiare queste cellule, ma c’è un ma, lo studio inizia senza il vostro consenso, come vi sentireste?


Questo è ciò che successe durante gli anni 50 ad Henrietta Lacks, donna afroamericana originaria del Virginia.

Henrietta, proprio come nella nostra ipotetica storia, si recò, dopo vari episodi di emorragie e dolori di tipo pelvico, al “John Hopkins Hospital” di Baltimora, uno dei pochi ospedali che all’epoca accettava pazienti afroamericani.

Dopo il ricovero le venne diagnosticato un tumore alla cervice, per il quale morì nel 1951, a soli 31 anni, ma non poteva immaginare che in quello stesso anno avrebbe dato un’importantissima svolta alla storia della medicina.


La sua storia è infatti legata, oltre che ad importantissime scoperte scientifiche, agli aspetti etici della medicina, alla discriminazione raziale, e alla mancanza di consenso informato.

Difatti, dopo la drammatica diagnosi, i medici inviarono ai laboratori dell’ospedale una biopsia del tessuto tumorale, ma Henrietta non venne informata di nulla, perché allora il consenso informato non era obbligatorio (questa legge cambiò solo nel 1990, durante la sentenza della suprema corte di giustizia della California nel caso Moore contro l'università della California, durante la quale venne dichiarata la legalità della commercializzazione del materiale biologico prelevato da pazienti solo previo consenso informato del paziente stesso).


Nei laboratori era però in corso un’eccezionale scoperta: George Otto Gey moltiplicò le cellule tumorali in vitro, scoprendo che erano la prima linea cellulare umana immortalizzata, e le rese disponibili gratuitamente per la commercializzazione. 

Inoltre, nonostante il mancato consenso, le cellule presero il nome della paziente, le “Cellule HeLa” vengono infatti denominate da un acronimo formato dalle iniziali di Henrietta Lacks, la quale non fu informata nemmeno dopo la scoperta, anzi, la famiglia ne venne a conoscenza solo nel 1973, in quanto i medici tentarono di proteggere l'anonimato della paziente con scarsi risultati: il suo nome venne infatti rivelato dalla stampa in quell’anno.

I discendenti della donna, però, volevano dare giustizia alla loro defunta antenata, perciò citarono in giudizio l’azienda “Thermo Fisher Scientific” per la riproduzione e la vendita non consensuali delle cellule HeLa, definendo il sistema medico “razzialmente ingiusto".

Giunsero nel 2013 ad un accordo legale, il quale prevede tuttora che due di loro facciano parte di un comitato che esaminerà le richieste dei ricercatori a riguardo delle cellule HeLa.

Finalmente, dopo i numerosi sforzi della famiglia, il 13 ottobre 2021 l’Organizzazione Mondiale della Sanità riconobbe il contributo nelle scienze biomediche di Henrietta Lacks.

E se oggi conosciamo la storia di Henrietta e della sua famiglia, è soprattutto merito del libro “La vita immortale di Henrietta Lacks”, pubblicato nel 2010 dalla giornalista scientifica Rebecca Skloot, da cui nel 2017 è anche stato tratto un film.

Ma quali sono le caratteristiche di queste cellule?

Molto particolare è la loro struttura, che comprende 82 cromosomi, differenziandosi dal classico corredo umano (a causa di una mutazione indotta dal Papillomavirus, responsabile di molti carcinomi cervicali) per il possesso di quattro copie del cromosoma 12 e tre copie dei cromosomi 6, 8, e 17. 

Si differenziano anche dalle comuni cellule tumorali per la loro resistenza: hanno infatti la capacità di sopravvivere in condizioni che altre cellule non potrebbero tollerare, ma anche quella di riuscire a vivere in assenza di un terreno di coltura per periodi relativamente lunghi. 

Possono inoltre dividersi molte più volte rispetto alle altre cellule a causa di una mutazione della telomerasi, un enzima che pone le condizioni necessarie per colmare la lacuna di DNA che si crea all'estremità dei cromosomi, in modo da mantenere costante la lunghezza delle estremità telomeriche (le parti terminali dei cromosomi) durante la replicazione.

Tutte queste caratteristiche portarono il biologo Leigh Van Valen a considerare le Hela come una possibilità di creazione di nuove specie. 

Queste cellule, inoltre, favorirono lo sviluppo del vaccino anti-polio, ma aiutano ancora oggi negli studi riguardo AIDS, HIV e varie tipologie di tumori, principalmente quello contro il carcinoma della cervice uterina, la malattia che uccise Henrietta Lacks, colei che, finalmente, possiamo definire in modo ufficiale “la madre delle cellule HeLa”.


A. Z.         


IV B Liceo delle Scienze Umane        


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