Le emozioni: da sempre, ciò che ci rende umani. Siano esse positive o negative, ci travolgono e sono incontrollabili. Difficili da descrivere, da far vedere e ancor di più da dipingere. Eppure, molti artisti ci sono riusciti.
Il primo pittore che ha centrato appieno l'obiettivo è Edvard Munch con “L’urlo”: un quadro dove angoscia, disperazione e smarrimento vengono chiaramente trasmessi. Il titolo originale dell'opera era “Skirk” e ne esistono quattro versioni diverse. L'opera è ispirata ad un vero episodio della sua vita personale: durante una passeggiata con amici nei pressi di Kristiania il pittore si sente colpito dal momento in cui il sole tramonta immergendosi nel mare. Munch rivede nel cielo nuvole rosse come il sangue e sente, in quel momento, un forte urlo. Il soggetto dell’opera è il malessere dell’Uomo.
Un’altra emozione con la quale tutti noi siamo stati in contatto almeno una volta è la solitudine. Sensazione che Van Gogh conosce molto bene, come possiamo vedere in “Vecchio che soffre” o nella “Camera di Vincent ad Arles”, oltre che leggere nelle lettere spedite al fratello Theo.
Tuttavia l’opera che ,a mio parere, raffigura in maniera più efficace questa sensazione è “Automat (Tavola calda)” di Edward Hopper. Il pittore americano più volte ritrae scene “vuote”, in cui i pochi soggetti hanno uno sguardo perso. Gli sfondi, i luoghi e le persone dei suoi dipinti sono reali. La protagonista di questo quadro è una giovane flapper, raffigurata in un momento di riflessione, con lo sguardo assente e vuoto. Non si vede nemmeno il riflesso alle sue spalle e si presume che il bar sia pieno di altre persone: ciò fa capire che regna la solitudine in questo dipinto.
Fortunatamente nella vita ci sono degli attimi e dei momenti indimenticabili in cui si provano gioia, spensieratezza e felicità.
Pierre-Auguste Renoir li ritrae perfettamente, con pennellate delicate e figure semplici. Ad esempio in "Gabrielle e Jean”, in cui raffigura suo figlio con una cugina della moglie, che viveva in casa con loro come governante. Gabrielle diventa la modella preferita di Renoir negli ultimi vent’anni della sua carriera e diventa quasi il simbolo di una felicità familiare. Per lui quest’ultima rappresentava il luogo o meglio il sentimento in cui rifugiarsi per scappare dalla vita frenetica di Parigi. Nel quadro prevale un sentimento di dolcezza accompagnato da luce e colori chiari e vivaci.
Allo stesso modo l'artista dipinge “ Bal au moulin de la Galette": una scena di ballo in un famoso locale di Montmartre (il quartiere parigino degli artisti). Questo bar era stato ricavato dalla ristrutturazione di due vecchi mulini a vento e il suo nome faceva riferimento a delle frittelle, le galettes. Come si può ben percepire l’atmosfera è festosa, grandi e piccoli si divertono al ritmo della musica e chiacchierando nella fresca primavera. Renoir frequentò il locale per sei mesi, al fine di realizzare questo quadro. Ogni pomeriggio, aiutato dagli amici, dipingeva sulla tela ai margini dello spazio aperto. Di volta in volta chiedeva a delle persone di posare per lui. Il dipinto venne poi finito nel suo studio.
B. O. 5 B Ling.
Commenti
Posta un commento