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LIBERA: I BENI CONFISCATI ALLA MAFIA





Libera è una rete di associazioni, movimenti e gruppi, scuole, sindacati, diocesi e parrocchie, gruppi scout, coinvolti in un impegno contro le mafie, la corruzione, i fenomeni di criminalità e chi li alimenta e per la giustizia sociale, per la ricerca di verità, per la tutela dei diritti, per una legalità democratica fondata sull'uguaglianza, per una memoria viva e condivisa, per una cittadinanza all'altezza dello spirito e delle speranze della Costituzione. Nel 1995, lo stesso anno in cui nasce, Libera lancia la prima campagna nazionale con una raccolta firme per un disegno di legge che potesse aggiungere il riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie.
Il 7 marzo 1996 compare in Gazzetta ufficiale la legge 109, che finalmente rende la società civile protagonista della lotta alle mafie, attraverso la possibilità di riappropriarsi di spazi e crearne di nuovi.
Libera non gestisce direttamente i beni confiscati alla criminalità organizzata, ma promuove interventi formativi che portino allo sviluppo locale e ad una maggiore coesione sociale. Per raggiungere questo importante obiettivo l'associazione guidata da Luigi Ciotti ha dato vita a una rete che ha aumentato le occasioni di interazione tra i soggetti pubblici (Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, Regioni, Nuclei di supporto presso le prefetture ed enti locali destinatari dei beni) e tra le organizzazioni del terzo settore (associazioni, cooperative sociali e consorzi di cooperative, fondazioni).
Oggi è possibile fare un bilancio sul riutilizzo sociale dei beni confiscati, evidenziando innanzitutto le numerose esperienze nate grazie alla presenza di beni immobili, mobili e aziendali, sottratti alla disponibilità delle mafie, delle varie forme di criminalità economica e finanziaria (dal riciclaggio all’usura, dal caporalato alle ecomafie) e di corruzione. Si tratta di beni che sono diventati opportunità di impegno responsabile per il bene comune.

Sono più di novecento le associazioni e cooperazioni che hanno avuto in assegnazione beni immobili e aziendali confiscati e sono attualmente impegnate nella gestione per finalità di inclusione, di promozione cooperativa e di economia sociale, di aggregazione giovanile e servizi alle persone, di rigenerazione urbana e sostenibilità ambientale. Più di mille i Comuni a cui sono stati destinati i beni immobili confiscati in tutta Italia. Non vi è regione nel nostro Paese dove non vi sia stata una confisca accertata in via definitiva.
Durante questo periodo di pandemia, tra le tantissime iniziative di solidarietà e corresponsabilità nei confronti delle persone più fragili e bisognose, un ruolo importante lo stanno avendo anche quelle realtà sociali che gestiscono beni confiscati alle organizzazioni criminali.
La maggior parte delle aziende confiscate giungono nella disponibilità dello Stato prive di reali capacità operative e sono spesso destinate alla liquidazione e chiusura, se non si interviene in modo efficace nelle fasi precedenti.
Occorre insistere nella destinazione delle aziende all’imprenditorialità giovanile, alla cooperazione e ai progetti di economia sociale, ma anche promuovere le filiere solidaristiche tra imprese sequestrate e confiscate in alcune aree territoriali e/o ambiti produttivi, che può può rappresentare uno stimolo positivo alla ricerca di ulteriori soluzioni per le aziende e per creare sinergie concrete e utili alla loro sopravvivenza e continuità produttiva.
Per queste ragioni, l'associazione guidata da Luigi Ciotti rilancia alcune proposte: prevedere l'attuazione della riforma del Codice Antimafia del 2017 nelle sue positive innovazioni; rendere il riutilizzo pubblico e sociale dei beni confiscati uno strumento di crescita e sviluppo economico per le comunità territoriali; aumentare la trasparenza delle Pubbliche Amministrazioni, attraverso la piena e completa accessibilità alle informazioni riguardanti i beni confiscati, affinché sia da stimolo per la partecipazione democratica dei cittadini e delle cittadine; utilizzare una quota del Fondo unico giustizia, delle liquidità e dei capitali sequestrati e confiscati a mafiosi e corrotti per sostenere il percorso di destinazione e di assegnazione dei beni confiscati e promuovere forme di imprenditorialità giovanile, di economia sociale e mutualismo; evitare che tanti beni immobili possano rimanere «accantonati», in attesa delle verifiche dei crediti in buona fede, e successivamente destinati alla vendita; tutelare il lavoro nelle aziende sequestrate e confiscate, sostenendo la rinascita di queste esperienze e la loro continuità produttiva, anche attraverso la costituzione di cooperative promosse dagli stessi lavoratori.
Paolo Borsellino affermava: “È bello morire per ciò in cui si crede; chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola” e Libera si sta impegnando e sta combattendo ogni singolo giorno!

C.G. 

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