LA GENERAZIONE Z E LA POLITICA
Secondo la definizione comune, appartengono alla Generazione Z coloro che sono nati, all’incirca, tra il 1995 e i primissimi anni 2010; quindi, essendo io nata nel 2009, è la generazione a cui appartengo anche io.
In assoluto siamo la prima generazione ad aver vissuto, fin dall’infanzia, nell’epoca in cui la tecnologia internet fanno parte della vita di tutti i giorni e sono alla portata praticamente di tutti; almeno nel cosiddetto mondo occidentale, benestante e in pace. Di conseguenza utilizziamo quotidianamente la tecnologia, internet, gli smartphone e i social media che quindi hanno un’importanza rilevante nella nostra vita e nel nostro modo di socializzare e di rapportarci con il mondo.
Naturalmente tra coloro che sono nati intorno al 1995, e che quindi si stanno avvicinando ai 30 anni, e coloro che, come me, sono nati alla fine del primo decennio del 2000, e che quindi stanno frequentando i primi anni del liceo, ci sono molte diversità, dovute, soprattutto, alle normali evoluzioni e cambiamenti di vita tipici di questa fascia di età. Tuttavia, avendo vissuto questo particolare periodo storico abbiamo in comune abitudini, gusti, interessi, modi di trascorrere il tempo libero e di socializzare. Spesso veniamo definiti dalle generazioni più grandi come una generazione generalmente disinteressata, ripiegata su sé stessa, egocentrica, apolitica, poco propensa a mettersi in gioco, in definitiva un po’ triste e fragile.
Siamo nativi digitali, conosciamo bene e utilizziamo il web e i social network, siamo costantemente connessi, siamo meno rigidi e più aperti verso il nuovo e il diverso rispetto alle generazioni precedenti e più multiculturali, cerchiamo esperienze soddisfacenti e personalizzate; beviamo meno alcool e prediligiamo cibi più sostenibili e meno derivati dal mondo animale; amiamo l’attività sportiva per tenerci in salute e in forma, ma anche per socializzare, tendiamo a sfidare gli stereotipi, siamo preoccupati per i cambiamenti climatici e ci battiamo per un mondo più green e pacifico; siamo curiosi, vogliamo esplorare il mondo e culture diverse dalla nostra senza preconcetti e per questo ci piace imparare le lingue, fare scambi culturali e essere informati su quello che succede nel mondo. Non leggiamo molto i giornali né seguiamo i telegiornali e le trasmissioni TV, ma preferiamo informarci in rete, la TV e la musica in streaming, i podcast. Siamo stati molto colpiti dalle restrizioni dovute all’epidemia di Covid19 che per molti mesi ci ha costretto a rivedere totalmente il nostro modo di vivere la socialità, i social si sono sostituiti ai luoghi di aggregazione, addirittura alla scuola e ai luoghi di lavoro e soprattutto da allora gli strumenti digitali sono diventati irrinunciabili; molti di noi pagano ancora le conseguenze di quel periodo.
Alla politica guardiamo un po’ con diffidenza e delusione; chiediamo di occuparsi con decisione e urgenza di temi per noi molto importanti e irrinunciabili come i cambiamenti climatici e la sostenibilità ambientale, l’inclusione sociale, la difesa dei diritti umani, il diritto allo studio e a un lavoro dignitoso per tutti, la difesa delle donne e in generale dei soggetti più deboli, le pari opportunità, l’onestà e la meritocrazia.
Come le generazioni precedenti aspiriamo a fare la differenza e a migliorare il mondo, per questo desideriamo avere delle opportunità, essere coinvolti e diventare protagonisti della vita politica.
Cosa può fare il mondo politico per coinvolgerci? Ascoltare anche le nostre richieste e interagire, garantire correttezza ed equità, combattere le ingiustizie, non fare promesse vane che non è in grado di mantenere.
Vogliamo portare anche nella politica alcuni nostri caratteri distintivi; siamo più che mai lontani dalle logiche di palazzo e vicini alle importanti questioni civiche e sociali; siamo pronti a esporci e anche a scendere in piazza per sensibilizzare sulla salvaguardia della natura, del clima e della biodiversità, sostenere i diritti delle minoranze, colmare il divario di genere. Possiamo essere fragili, ma siamo carichi di entusiasmo e anche caparbi, se siamo convinti di fare la cosa giusta vogliamo perseguirla senza mai stancarci di provarci, non per metterci in mostra, ma per cercare di risvegliare una società intorpidita e una politica spesso inconcludente.
Molto diffusa tra i membri della Generazione Z è una forte indignazione che sfocia nel disimpegno politico e nel rifiuto della politica e dei partiti che vedono come incapaci, privilegiati se non addirittura corrotti, e privi di una strategia per portare a miglioramenti significativi. In generale invece di impegnarsi in una vera e propria partecipazione politica organizzata e collettiva esprimono il loro impegno sociale e politico in cortei per la difesa dell’ambiente o per i diritti delle minoranze o di protesta contro la guerra o la violenza di genere oppure impegnandosi in associazioni di volontariato. Molto alto è il livello di astensionismo tra i giovani aventi diritto al voto proprio perché percepiscono la politica come inefficace e distante dalla realtà, ridotta a conflitti tra opposte fazioni piuttosto che focalizzata su soluzioni efficaci ai problemi concreti dei cittadini.
Per i giovani della generazione Z le priorità della politica dovrebbero essere l’istruzione e il lavoro, l’ambiente, la salute e i diritti civili, ma ritengono che la classe politica non si interessi, anzi conosca poco, i loro problemi e quindi non si sentono adeguatamente rappresentati da essa, perciò, ripongono nella politica scarsa fiducia e non vedono leader politici veramente capaci di comprendere o anche solo di prendere in considerazione i loro problemi e le loro aspettative, come la lotta ai cambiamenti climatici, la disoccupazione o sottoccupazione, le disuguaglianze.
I giovani della Generazione Z vorrebbero anche a scuola si parlasse maggiormente di politica, non per esprimere preferenze o indirizzare verso l’una o l’altra corrente, ma per aiutarli ad esprimere le tematiche che maggiormente li interessano e li riguardano. Ritengono di avere il dovere di informarsi, ma soprattutto di avere il diritto di avere a disposizione gli strumenti per curare la loro formazione politica ed essere aiutati nella comprensione della politica per diventare esseri umani migliori e cittadini consapevoli e partecipativi. La scuola, quindi, può svolgere un ruolo importante anche come fabbrica di democrazia contribuendo a formare menti critiche e creative, volte al dialogo, all’ascolto e all’accettazione delle differenze per un reciproco arricchimento. La scuola deve, in definitiva, anche insegnare ad ogni individuo a mettersi al servizio della comunità per il benessere di tutti e quindi anche di sé stesso.
La politica da parte sua non dovrebbe puntare il dito contro i giovani della generazione Z accusandoli di disinteresse e scarso impegno, ma deve interrogarsi in merito alle radici di tale atteggiamento che ormai appartiene anche ad altre generazioni. Non basta postare messaggi sui social per raggiungere anche i giovani della Generazione Z, a loro servono anche i fatti. Forse la maggior parte dei politici ha perso di vista che il loro primo compito è la ricerca del bene comune e della giustizia sociale e che i criteri ispiratori dell’azione politica devono essere lo spirito di servizio, il buon vivere civile e l’inclusione di tutti nel rispetto delle differenti esigenze e aspirazioni di ognuno.
Ragazzi della Generazione Z non lasciamoci scoraggiare, né mettere da parte, non possiamo disinteressarci della politica, ma dobbiamo lasciarcene coinvolgere e impegnarci per poter veramente aspirare a fare la differenza.
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