In un grande chalet sulle Alpi svizzere, un tardo giovedì sera di metà febbraio,l’ereditiera americana Caroline Richmond, comodamente seduta vicino al fuoco,era intenta ad ammirare i fiocchi di neve che volteggiavano leggeri nella fredda aria invernale. La sua mente e il suo cuore erano però rivolti altrove: nello specifico al 14 febbraio di due anni prima. Era una data indimenticabile: in poche ore aveva dato il suo primo bacio…e risolto il suo primo caso di omicidio.
Riusciva a vedersi allo specchio mentre si piastrava i lunghi capelli biondi la sera di San Valentino del 2023. All’epoca, lei stava frequentando il terzo anno di superiori alla Laurent High School di Los Angeles. La scuola non le dispiaceva.Certo, sempre meglio andare a scuola piuttosto che stare a casa o in azienda con il bisnonno. Era sempre stato brontolone e scorbutico, ma, da quando a sei anni Caroline aveva perso entrambi i genitori in un incidente stradale, era stato tutta la sua famiglia e per lei c’era sempre stato nel momento del bisogno. Ad ogni modo, l’omicidio non era avvenuto né alla Richmond Creations, la prestigiosa casa di moda della famiglia, né nella grande villa di Beverly Hills in cui Caroline viveva con il bisnonno e con il personale di servizio. No, l’omicidio era stato commesso a scuola ed era proprio a scuola che Carolineera diretta quel martedì sera. Era infatti arrivato, dopo una lunga attesa, il Valentine’s Day Party, al quale era impossibile mancare.
Con attillato tubino rosso scuro, profumo in abbondanza e lucidalabbra alla ciliegia, si era precipitata in auto e, in breve tempo, era arrivata a destinazione. La location della festa, la palestra della scuola, che era stata decorata sotto le sue direttive, era assolutamente impeccabile: un enorme spazio a disposizione per ballare, tavolini ricolmi di grandi vasi di rose rosse e tavolate con bibite e cibo a non finire nei locali normalmente usati come spogliatoi. Per parecchi minuti era rimasta indecisa sul da farsi, chiedendosi se avesse fatto bene ad andare; non aveva amici e nemmeno un fidanzato. Era stata quasi sul punto di fuggire via per l’imbarazzo, quando una voce familiare l’aveva chiamata. Voltandosi, aveva riconosciutoDean Travers, un ragazzo che, proprio come lei, era considerato diverso dagli altri studenti. Non era ricco, come tutti quelli che frequentavano la loro scuola, ed era riuscito ad accedere alla Laurent High School grazie a una borsa di studio che si era procurato grazie ai suoi meriti sportivi nel basket, sport nel quale eccelleva. Per Caroline, era la persona più vicina a un amico che ci fosse in tutto l’istituto. – Come stai? – le aveva chiesto lui avvicinandosi – Bene, grazie. E tu? – aveva risposto – Non c’è male. Tuo nonno, invece? – la domanda le aveva provocato un moto di tristezza – Sta bene anche lui, grazie. Solo che è sempre così…scostante – lui aveva annuito comprensivo – Ti capisco. Anche i miei sono così. Era seguito un silenzio interminabile, durante il quale Caroline aveva notato che Dean era sembrato più volte sul punto di dirle qualcosa, ma era come se non fosse riuscito a trovare le parole adatte. Non avrebbe comunque avuto l’occasione di spiegarsi, perché a un tratto era arrivata Margaret Summers, ragazza di Dean dal primo anno di liceo e acerrima rivale di Caroline.
A scuola, infatti, nonostante le molteplici iniziative, le era sempre risultato difficile attirare l’attenzione. Margaret Summers, d’altra parte, riusciva in ogni occasione a rubare la scena a qualsiasi altra persona. Dotata di un carattere forte e superbo, si faceva rispettare da tutti, anche a costo di risultare offensiva. Era infatti risaputo a scuola che la giovane era tanto solidale con gli amici, quanto spietata e crudele con i nemici. Avvolta in un lungo e vaporoso abito di tulle rosa con tanto di coroncina sulla testa, Margaret appariva impeccabile. Si era precipitata a gettare le braccia al collo a Dean e, dopo averlo preso sotto braccio, l’aveva allontanato da Caroline a passo spedito, senza nemmeno salutarla. Mentre si allontanavano, aveva visto che Daisy Fields, una delle tante, sciocche ragazzine impopolari della scuola che perdevano le loro giornate nel cercare di imitare Margaret, era andata a sbattere proprio contro il suo idolo. – Fai attenzione, stupida! Stavi per rovinarmi l’abito – aveva sbottato Margaret. – Costa dieci volte più del tuo. Non che ci voglia molto del resto; sembra che tu l’abbia cucito con degli stracci – era seguita una scrosciante risata. Dean l’aveva rimproverata e si era scusato con Daisy al posto suo, ma Margaret si era limitata a voltare la testa e a proseguire nella sua camminata trionfale. Personalmente, Caroline aveva pensato che il vestito di Daisy fosse in realtà molto bello con le sue bordature sfrangiate e il tessuto cangiante. Di certo si abbinava molto bene con il bocciolo di rosa dai delicati petali rosati che la ragazza portava tra i capelli biondi.Dopo aver assistito alla sceneggiata, Caroline si era seduta su una sedia in un angolo e aveva passato i tre quarti d’ora successivi a guardare tristemente gli altri ragazzi che ballavano e si divertivano. Poi, a un tratto, quando era stata quasi sul punto di addormentarsi, la sua attenzione era stata attirata da delle voci provenienti dai tavoli con le vivande, nascosti alla vista a causa dei tendaggi scarlatti che ne celavano l’entrata. Spinta dalla curiosità, aveva scostato le tende ed era rimasta sconvolta nel vedere la scena che le si era posta davanti: il corposenza vita di Margaret, con gli ondulati capelli scuri sporchi di sangue, giaceva inerte in un angolo della stanza con accanto la statuetta di bronzo raffigurante Cupido usata come decorazione per il tavolo del buffet, anch’essa macchiata di sangue. Il cadavere era circondato da moltissime persone e, tra la folla, a cui si erano aggiunti anche il preside e alcuni professori, Caroline era riuscita subito ad individuare Dean che aveva gli occhi lucidi e si reggeva in piedi malamente. – Dean – gli aveva detto avvicinandosi piano e toccandogli dolcemente una spalla – non dovresti restare qui. Vieni. L’aveva dunque condotto nel bagno del personale scolastico dove non sarebbero venuti a disturbarli e, dopo aver chiuso la porta, si era seduta sul pavimento umido accanto a lui.
– Chi è stato? – aveva domandato lui a bassa voce dopo qualche minuto di silenzio – Comunque…forse è meglio così – aveva subito proseguito senza dare il tempo a Caroline di rispondere. – Che cosa intendi dire? – gli aveva chiesto flebilmente – Non sapeva controllarsi. La popolarità le aveva dato alla testa. Non aveva riguardi per nessuno. Hai visto come ha trattato prima quella ragazza, no? – aveva annuito – Quando l’ho rivista poco fa – aveva continuato Dean – stava piangendo. Eppure non capisco perché Margaret abbia dovuto trattarla così male; stava molto bene con quel vestito e la rosa rossa tra i capelli. Caroline era allora intervenuta – È vero, ma non è…non era cattiva solo con lei. Lo era con tutti. Aveva il cuore pieno di veleno – poi aveva subito aggiunto – Scusami, non avrei dovuto dirlo. Dean però aveva scosso la testa e le aveva preso delicatamente la mano – Non fa nulla. Si comportava in modo pessimo anche con te e tu sei l’ultima persona al mondo che se lo meritava. Lei, quasi involontariamente, gli aveva stretto la mano e aveva sospirato – È abbastanza facile essere prese di mira quando si è senza amici, senza genitori e tutti fingono di essere gentili con te soltanto perché sei ricca e tuo nonno realizza vestiti bellissimi. Dean si era allora inginocchiato di fronte a lei e le aveva afferrato entrambe le mani – So come ti senti, Caroline. Anch’io, se non fosse stato per Margaret, mi sarei sentito fuori posto in questa scuola. Ma tu devi credermi quando ti dico che c’è nulla di sbagliato in te: sei la persona più gentile, altruista e speciale che io abbia conosciuto; sei bellissima sia dentro che fuori. E non è vero che non hai amici, hai me…anche se vorrei essere qualcosa di più. Arrossendo, Caroline aveva voltato leggermente la testa. Era davvero bella? Glielo dicevano sempre tutti, ma Dean l’aveva detto con una sfumatura nuova, diversa. Si era di nuovo girata verso di lui e aveva percorso con lo sguardo i suoi grandi e dolci occhi color nocciola, i muscoli delle forti braccia che si intravedevano al di sotto della maglia bianca e infine le grandi labbra carnose. Dalla palestra continuavano a sentirsi le canzoni della festa e proprio in quel momento era partita Breathe Again di Sara Bareilles. – Dean – aveva cominciato a parlare – anch’io vorrei che fossimo più che amici, ma tu eri fidanzato con Margaret e lei è appena stata uccisa e… - lui l’aveva interrotta – Non saremmo comunque stati fidanzati ancora a lungo. Avevo intenzione di rompere con lei entro la fine di questa settimana; non potevo più nascondere i miei sentimenti per te. Nel sentire quelle parole, dopo una vita intera di dolore, di invidia, di solitudine e di finta felicità, Caroline Richmond, che aveva sempre avuto tutto tranne quello che avrebbe veramente desiderato avere, anche se date le circostanze non avrebbe dovuto, non era più riuscita a trattenersi e aveva coraggiosamente e allo stesso tempo timidamente baciato Dean Travers, capitano della squadra di basket ed ex fidanzato della sua grande nemica, dopo meno di mezz’ora dal suo omicidio. Quel momento, per quanto bizzarro potesse sembrare a un occhio esterno, le era sembrato magico e perfetto; fino a che non si era accorta di qualcosa. Era un dettaglio estremamente banale e superfluo, ma…se non lo fosse stato? - Era rosa – pronunciate queste parole, aveva salutato frettolosamente Dean dicendogli che si sarebbero visti dopo e si era precipitata alla ricerca di Daisy.
L’aveva trovata seduta su un muretto nel giardino interno della scuola. – È sempre stata molto dura con te – le aveva detto sedendosi affianco a lei. Daisy aveva abbassato lo sguardo e si era scostata una ciocca di capelli dal viso – Margaret – aveva cominciato con voce tremante – è sempre stata un modello di ispirazione per me. Lo era per tante ragazze qui a scuola. Volevo soltanto essere come lei, ma... Caroline l’aveva guardato a lungo prima di decidersi a parlare – So che non volevi ucciderla – le aveva detto con un tono di voce che si era augurata sembrasse amichevole e l’aveva rassicurata - Non ti preoccupare, andrà tutto bene. L’altra era allora scoppiata in lacrime e aveva confessato l’accaduto – Quando ho visto che era da sola, mi sono avvicinata. Volevo dirle che non l’avevo urtata di proposito e che volevo solamente essere sua amica; lei però ha iniziato a schernirmi di nuovo e a quel punto non so che cosa mi sia preso…ho afferrato la statuetta e l’ho colpita. Non avevo intenzione di ucciderla. Ero sconvolta e confusa e sono scappata prima che qualcuno mi trovasse lì…mi sono accorta soltanto dopo di… - Caroline aveva concluso per lei – Di aver perso il bocciolo di rosa che portavi tra i capelli e hai deciso di sostituirlo con un altro rosso, credendo che sarebbe passato inosservato.
Sì, il ricordo di quella serata era ben impresso nella mente di Caroline, ma lo erano anche le settimane successive. Lei e Dean avevano iniziato a frequentarsi senza però avere il tempo di approfondire la loro relazione dal momento che Dean aveva dovuto trasferirsi a New York a causa del lavoro dei genitori. Si tenevano ancora in contatto, ma da allora non si erano più rivisti. E adesso, ancora una volta, pur essendo circondata da ogni genere di lusso, Caroline desiderava qualcosa che non aveva e che, a differenza di molte altre cose, non poteva essere comprato.
All I have, all I need
He’s the air I would kill to breathe
Holds my love in his hands
Still, I’m searching for something
Out of breath…
R.M. II A classico
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